Quanto elevato è il rischio di un conflitto nucleare dopo la decisione, annunciata da Putin il 28 febbraio, di mettere in stato di allerta la “forza di deterrenza” della Russia? E a che cosa mira il leader del Cremlino con questa mossa?
Putin l’ha presentata come una risposta alle “dichiarazioni aggressive” dei leader occidentali, ma ha citato anche le “azioni ostili contro il nostro paese nella sfera economica”, cioè le dure sanzioni adottate dall’Occidente in reazione all’invasione dell’Ucraina.
Avvertimento agli occidentali
L’ambiguità è certamente voluta. E in effetti l’obiettivo di questo atto sproporzionato rispetto alle motivazioni addotte non si presta a facili interpretazioni. Appare soprattutto come un avvertimento ai paesi Nato di rimanere fuori dalla guerra in Ucraina in un momento in cui Mosca sta intensificando la sua aggressione, con bombardamenti sempre più intensi sulle maggiori città, che stanno provocando vittime crescenti tra la popolazione civile.
Putin vorrebbe, in pratica, che l’Occidente abbandonasse l’Ucraina al suo destino. Non a caso, già tre giorni prima, il leader russo aveva evocato l’uso delle armi nucleari, minacciando azioni “mai viste prima” in caso di “interferenza” di altri paesi nella guerra in Ucraina. Ma si tratta, non c’è dubbio, anche di un atto di intimidazione nei confronti degli ucraini che resistono asserragliati nei centri urbani. Il messaggio, anche al di là della minaccia nucleare, è: sono pronto ad andare fino in fondo.
I rischi della carta nucleare
Non manca chi, come il ministro della Difesa britannica, Ben Wallace, ha interpretato l’allerta nucleare annunciata da Putin soprattutto una mossa retorica volta a distrarre l’opinione pubblica da “quel che sta andando storto in Ucraina”. Per altri nascerebbe soprattutto da un sentimento di frustrazione, o sarebbe addirittura una riprova dello stato mentale alterato in cui si troverebbe il presidente russo, non più in grado di valutare appieno le conseguenze delle sue azioni.
Queste letture psicologiche lasciano però il tempo che trovano e possono portare a sottovalutare i rischi insiti nella scelta di Putin di agitare la carta nucleare. È un atto grave, in quanto prefigura un innalzamento del livello di prontezza operativa – la preparazione al combattimento – delle forze nucleari russe.
Ciò può indebolire i meccanismi di salvaguardia sul controllo delle armi nucleari, rendendo più probabile un loro uso accidentale o per un errore di calcolo. Dopo questo annuncio si è acuito il timore che il capo del Cremlino possa fare un atto provocatorio che inneschi una catena incontrollabile di azioni e reazioni o che situazioni di attrito, o contatto, fra le forze russe o quelle della Nato possano dare adito a un’ulteriore escalation.
Cautela Usa
Di qui la scelta occidentale di evitare azioni che Putin possa usare come pretesto per allargare il conflitto ad altre aree, come quella baltica o la Moldavia, o per giustificare l’uso di armi dagli effetti indiscriminati, che provocano i cosiddetti – eufemisticamente – effetti collaterali.
I paesi Nato si stanno attenendo a una linea di cautela mirante ad evitare l’escalation: sostegno all’Ucraina, anche attraverso la fornitura di armi, ma senza coinvolgimento diretto nel conflitto in Ucraina. Per questa ragione hanno respinto la richiesta del presidente ucraino Zelensky di creare una zona di interdizione area (no fly zone). C’è anche lo sforzo di calibrare attentamente la retorica per non dare il destro alle accuse russe di “dichiarazioni aggressive” da parte occidentale. Il presidente americano Biden ha, fra l’altro, risposto con un no categorico alla domanda se gli americani dovessero preoccuparsi di una guerra nucleare. Gli Usa hanno anche reso noto che non aumenteranno, da parte loro, il livello di allerta delle armi nucleari. Al tempo stesso, i paesi occidentali hanno tenuto ferma la strategia delle sanzioni, uno dei bersagli, come si è detto, della mossa di Putin. Anzi, il pacchetto più incisivo di misure economiche contro la Russia è stato deciso proprio all’indomani dell’annuncio del presidente russo.
Gli Usa e gli alleati Nato intensificheranno però la sorveglianza sulle armi nucleari russe. Un sofisticato apparato di intelligence con questa funzione opera senza sosta. Una deviazione dell’apparato militare russo adibito alle forze nucleari dalle prassi abituali non passerebbe inosservata. E certo non si esclude che Mosca possa decidere di armare i suoi bombardieri di testate nucleari o di aumentare il numero dei sottomarini nucleari in mare aperto. Una decisione americana di mettere in uno stato di maggiore allerta le forze nucleari rischierebbe di portare a un’escalation.
Il fattore Bielorussia
Preoccupa anche il fatto che il presidente della Bielorussia Lukashenko, a fianco di Putin nell’aggressione all’Ucraina, abbia annunciato l’intenzione di cancellare dalla Costituzione bielorussa lo status di Paese non nucleare (a tal fine ha anche orchestrato un referendum). Si aprirebbe così la strada a un trasferimento di forze nucleari di Mosca sul territorio bielorusso. Lukashenko ha dichiarato che ciò avverrebbe nel caso di un dispiegamento di forze nucleari americane in Polonia o negli stati baltici.
Le forze nucleari americane attualmente in Europa – circa 100 armi nucleari tattiche, ospitate in alcuni paesi dell’Europa occidentale, Italia compresa – sono uno dei bersagli privilegiati dei dirigenti russi, che sono persino arrivati a sostenere che l’invasione dell’Ucraina aveva anche lo scopo di impedire che gli americani vi potessero installare armi nucleari. Va ricordato che il pacchetto offerto dagli occidentali prevedeva, fra altro, l’avvio di negoziati sull’equilibrio nucleare in Europa che potessero sfociare in nuovi accordi di controllo degli armamenti e di disarmo, ma ora questa prospettiva è più che mai remota.
Ossessione putiniana
Non c’è dubbio che Putin abbia una vera ossessione per le armi nucleari. Si fa un vanto della modernizzazione in atto dell’arsenale russo. Cita frequentemente con orgoglio i missili di nuova generazione che la Russia sta costruendo. Certamente è convinto che siano l’ultimo strumento di garanzia per la sopravvivenza dello Stato russo, che sente minacciato da molteplici parti.
La strategia militare russa ha posto un’enfasi crescente sul ruolo delle armi nucleari, abbassandone la cosiddetta soglia di uso, cioè espandendo lo spettro di situazioni in cui potrebbero essere utilizzate. Ma anche l’ultima versione della dottrina russa non contempla un uso preventivo dell’arma nucleare. Quest’ultima sarebbe riservata a fronteggiare minacce alla sicurezza della Russia. Il problema, però, è che in una situazione come l’attuale, la percezione della minaccia è in rapida evoluzione e la leadership russa sta mostrando una pericolosissima inclinazione a fabbricare pretesti a giustificazione di azioni avventuriste, che violano i più basilari principi del diritto internazionale.
Con una guerra devastante al centro dell’Europa, che vede come aggressore una superpotenza nucleare, nessuno può permettersi di sottovalutare la minaccia delle armi nucleari. Non sarà facile per i paesi occidentali mantenere i nervi saldi. Ma la forte coesione di cui hanno dato prova è rassicurante e la linea di cautela, mirante ad evitare un’escalation, e insieme, di fermezza, per indurre Putin a recedere dai suoi intenti, non sembra avere alternative.
Foto di copertina TWITTER PRESIDENT OF RUSSIA