Le sanzioni finanziarie introdotte dall’Ue, in coordinamento con i partner Stati Uniti, Regno Unito e Canada, potrebbero rivelarsi molto efficaci nell’obiettivo di isolare l’economia russa. Nonostante il perimetro – e l’attuale applicazione – delle diverse sanzioni introdotte non sia ancora chiarissimo, i potenziali effetti potrebbero essere significativi. Non solo nella dichiarazione congiunta del 26 febbraio, i leader hanno dichiarato l’intenzione di restringere l’accesso a SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) per un selezionato numero di banche russe ma anche di voler congelare le riserve estere russe.
Queste misure sono andate ad integrare le sanzioni approvate dall’Ue il 23 e il 25 febbraio che, tra le altre cose, bloccano le aziende russe di proprietà statale di vendere sui mercati europei le proprie azioni, ai clienti russi di avere depositi oltre i 100.000 euro su conti di banche europee e il congelamento delle operazioni per un numero selezionato di banche russe in UE. Se considerate insieme alle sanzioni parallelamente introdotte dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, la portata delle misure, nonché dei potenziali effetti, è senza precedenti.
Sanzioni e SWIFT
Come pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea il 2 marzo, gli stati membri dell’Ue hanno raggiunto l’intesa sull’esclusione dal sistema dei pagamenti SWIFT di sette banche russe, tra le quali Vtb Bank che rappresenta il 16% degli asset bancari in Russia, con l’esclusione dal provvedimento di Sberbank e Gazprombank. L’Ue si è detta pronta ad aggiornare ed eventualmente integrare la lista degli istituti finanziari russi da escludere dal sistema SWIFT per eventualmente incrementare la pressione delle sanzioni finanziarie contro la Russia.
SWIFT è un consorzio internazionale con sede in Belgio che svolge un ruolo centrale nel sistema internazionale dei pagamenti connettendo più di 11.000 banche ed altre istituzioni finanziarie (di cui 600 cinesi) in più di 200 paesi al mondo e permettendo così i pagamenti transfrontalieri attraverso il sistema bancario. L’impatto dell’esclusione di alcune banche russe da SWIFT non potrebbe essere minimamente attenuato dal ricorso al Mir, il sistema di pagamento nazionale sviluppato dalla banca centrale russa in seguito alle sanzioni del 2014 che condussero al blocco dei circuiti Visa e Mastercard per le banche colpite, in quanto intermedia solo un quarto delle transazioni domestiche con carta.
Ancora più pesante sono gli effetti dell’esclusione da SWIFT sulle transazioni transfrontaliere. La banca centrale russa ha annunciato il 28 febbraio che il suo sistema domestico di pagamento interbancario, denominato SPFS, sarebbe stato aperto anche a banche straniere. Al momento, però, ne hanno preso parte solo banche russe, bielorusse e poche altre banche minori straniere e il sistema SPFS soffre di limiti tecnici e infrastrutturali rilevanti.
Il bando delle banche russe da SWIFT potrebbe anche accelerare l’espansione del sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese (Cross-Border Interbank Payment System, CIPS), istituito nel 2005 nell’hub finanziario di Shangai sotto la supervisione della People’s Bank of China con l’obiettivo favorire l’utilizzo dello Yuan nella regolazione degli scambi commerciali per poi assumere nel tempo un peso crescente in corrispondenza dell’espansione degli investimenti esteri cinesi indotti dalla Belt and Road Initiative.
Nonostante il CIPS rappresenti per la Russia, almeno nel breve periodo, un’alternativa dalla portata ridotta rispetto a SWIFT, il sistema di pagamenti e compensazioni cinese ha visto crescere lo scorso anno dell’83% il valore delle transazioni. All’inizio del 2022 erano 1.280 gli operatori attivi in 103 paesi, incluse 8 filiali registrate di banche straniere tra cui Standard Chartered, Deutsche Bank, HSBC, Citi Bank, e BNP Paribas.
Appare inoltre assai improbabile che il progetto di valuta digitale di banca centrale possa essere avviato in un quadro di inedito isolamento economico della Russia e, conseguentemente, nella prospettiva di una ridotta diffusione del rublo digitale sui mercati internazionali.
Riserve estere russe
La decisione di Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia e Commissione Europea di non permettere alla Russia di attingere alle sue riserve in moneta estera può rappresentare un’arma molto efficace nel rafforzare gli effetti delle sanzioni contro la Russia, se si considera che, secondo alcune stime, oltre il 50% dei 630 miliardi di dollari di tali riserve è depositata presso banche centrali dei paesi occidentali coinvolti nei provvedimenti sanzionatori.
Seppure la banca centrale russa possa al momento ancora contare su riserve in Renminbi (13.1% delle riserve in valute estera) e in oro (21.7%), il rischio di esclusione dal sistema internazionale dei pagamenti potrebbe disincentivare attori privati o pubblici di paesi terzi a fare affari con la banca centrale russa. Secondo alcuni reports, le maggiori banche commerciali cinesi avrebbero già iniziato a restringere l’emissione di prodotti finanziari per l’acquisto di merci russe temendo possibili sanzioni. Tuttavia, la Cina potrebbe continuare a sostenere l’economia russa attraverso operazioni denominate in renminbi ma cercando di rispettare il perimetro delle sanzioni occidentali per non correre il rischio di esserne colpita.
In una recente analisi è stato inoltre messo in evidenza che nel breve e medio termine sia estremamente complicato per la Russia spostare le sue esportazioni di gas dall’UE – l’83% dell’export di Gazprom è stato diretto in Europa nel 2020 – alla Cina per la mancanza di infrastrutture adeguate.
Sanzioni mirate per evitare l’effetto boomerang
Nonostante Mosca possa contare su un rilevante avanzo di conto corrente di circa 190 miliardi di dollari, grazie alle esportazioni di gas e petrolio fatte in valuta estera, esso potrebbe non bastare per sostenere l’economia del paese, isolata dalle sanzioni e fortemente dipendente dall’importazione di beni e servizi esteri. La banca centrale russa potrà cercare di mitigare gli effetti che queste misure sanzionatorie avranno sul rublo alzando i tassi d’interesse e incrementando le restrizioni sui capitali. Il rischio rimane però di causare una crescita inarrestabile dell’inflazione nel paese.
L’esclusione selettiva da SWIFT, il congelamento delle riserve estere russe nelle banche centrali occidentali e le ulteriori sanzioni finanziarie potrebbero rivelarsi un’arma efficace nelle mani dei paesi occidentali. Come tale, questa azione mirata deve però essere ben calibrata per evitare che i suoi effetti possano diventare un boomerang. Come un popolare proverbio sottolinea: “il diavolo sta nei dettagli”. La reale efficacia delle sanzioni finanziarie sarà testata dalla capacità di definirne in maniera puntuale il perimetro e l’implementazione.
Non bisogna però dimenticare che, oltre i prevedibili costi associati al blocco delle transazioni finanziarie, in particolare per quei paesi maggiormente esposti nelle relazioni economiche con la Russia, è in gioco, in questa fase di aperto conflitto bellico, la capacità di sfruttare gli effetti delle sanzioni nel quadro di una strategia coordinata, comune e organica che abbia come obiettivo la negoziazione di una pace duratura, da raggiungere il più rapidamente possibile.
Foto di copertina EPA/YURI KOCHETKOV