“La Russia invade l’Ucraina” è il webinar organizzato da AffarInternazionali, la rivista online dell’Istituto Affari Internazionali. La conversazione ha visto la partecipazione di Benedetto Della Vedova, Sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione internazionale, oltre al presidente IAI Ferdinando Nelli Feroci, all’ex direttore Gianni Bonvicini e ai ricercatori dell’istituto. Ha condotto Francesco De Leo, direttore della rivista AffarInternazionali e responsabile della comunicazione dello IAI, con la partecipazione di Emanuela Colaci, coordinatrice editoriale di AffarInternazionali.
L’incontro ha analizzato la situazione in Ucraina e la posizione degli attori nella guerra in Ucraina, con le analisi dei ricercatori, del presidente Nelli Feroci e del Sottosegretario Della Vedova, partendo, ovviamente, dalla chiara e ferma condanna all’invasione messa in atto dal presidente russo Vladimir Putin.
L’Europa risponde in maniera compatta alla Russia
Secondo il presidente Nelli Feroci, anche se i negoziati “non fanno ben sperare”, “Stati Uniti ed Europa si sono mossi in maniera molto compatta, molto solidale. Se c’è stato un effetto abbastanza immediato di questa iniziativa russa” ha aggiunto “è stata quella di ricompattare il fronte Atlantico, e questo è un dato positivo”. L’Europa, nonostante i mezzi limitati, ha utilizzato “in maniera efficace, credibile e molto rapidamente i tre pacchetti di sanzioni”. “Bisogna segnalare”, ha concluso Nelli Feroci, “l’annuncio della Presidente della Commissione europea Von Der Leyen della disponibilità ad accogliere l’Ucraina nell’Unione europea”.
Il sottosegretario Della Vedova ha ricordato che “venerdì 25 febbraio al Consiglio d’Europa, nel quale l’Italia presiede il Comitato dei Ministri, è stata votata la sospensione della Russia dal Consiglio d’Europa con 42 voti a favore sui 47 disponibili”. Non è un risultato di cui si può essere felici “ma è stato un segnale importante di isolamento politico della Russia dal contesto dei paesi basati sullo stato di diritto”. Il sottosegretario ha inoltre sottolineato le parole del presidente Nelli Feroci, evidenziando l’importanza della risposta compatta dell’alleanza atlantica e dell’Europa.
Gli ultimatum di Putin
La responsabile di ricerca Nona Mikhelidze ha fatto il punto sui negoziati al confine bielorusso. “Non dobbiamo avere grandi speranze” ha avvertito. Innanzitutto, perché vengono riportati “ulteriori movimenti di truppe bielorusse verso il confine ucraino” ma ciò che preoccupa è la struttura della delegazione russa al negoziato: “Il capo della delegazione è un consigliere del presidente Putin con delega alla cultura. Perché la Russia ha avviato questo processo”, se la delegazione inviata è di così basso profilo?”. La risposta, per la ricercatrice Iai è duplice: “C’è la pressione interna che Putin sta subendo e, inoltre, […] la narrativa ufficiale che la Russia sta raccontando attraverso i canali tv controllati dallo stato è che Mosca sta portando la pace in Ucraina attraverso delle operazioni speciali, mirate a demilitarizzare e “denazificare” l’Ucraina. Quindi, come portatori di pace, devono mostrare qualche tentativo di negoziazione”.
Quale strada prenderà Putin adesso? Il Vicepresidente dello Iai Ettore Greco ha riflettuto sulle parole del presidente russo, sottolineando come la minaccia nucleare non sia da sottovalutare. “Credo che Putin abbia fatto un madornale errore di calcolo e di previsione” ha riferito. “Puntava probabilmente a una rapida neutralizzazione delle forze armate ucraine […] una sorta di marcia trionfale verso Kyiv. Ora però se si ferma rischia seri contraccolpi nelle relazioni con i suoi alleati e anche all’interno. Se invece intensifica l’offensiva militare, come pare stia facendo in queste ore, con massicci bombardamenti anche sulle città, ci sarà un enorme impatto sulla popolazione civile ma anche un aumento dei caduti russi. Questo potrebbe avere effetti anche sul fronte interno”. Da qui il ragionamento “di mettere in stato di allerta le forze nucleari”. È un atteggiamento “che io non prenderei alla leggera, perché fa seguito alle minacce di ‘azioni mai viste prima’, come aveva annunciato lo stesso Putin, nel caso ci fossero quelle che lui ha definito ‘interferenze di attori esterni nel conflitto”. Quello di Putin “è un atto di intimidazione verso occidentali affinché non aiutino militarmente l’Ucraina”.
L’Unione Europea come attore geopolitico
Nicoletta Pirozzi, Responsabile del Programma “Ue, politica e istituzioni”, ha elogiato la reazione dell’Unione europea. “L’Unione si è dimostrata non soltanto un gigante economico ma anche un attore geopolitico a tutti gli effetti” ha sostenuto Pirozzi. “Ha imposto sanzioni molto dure, ha aperto le proprie porte ai rifugiati e ora sta disponendo di un meccanismo per la fornitura di armi agli ucraini”. Da qui si definirà un nuovo ruolo per l’Unione Europea, sotto una prospettiva diversa e a più ampio raggio. La prima riflessione rispecchia la “capacità di intesa dell’Unione europea su come articolare i rapporti tra l’Ue e il suo vicinato orientale”. Bisogna abbandonare “l’approccio tecnocratico utilizzato dalla commissione europea fino ad ora” per diventare – ha aggiunto – “un vero attore politico”.
Per garantire stabilità a lungo termine sono due le direttive da seguire: democrazia e sicurezza. È importante “capire che proprio con il sostegno alla democrazia noi possiamo avere una garanzia di lungo termine di stabilità. Questo significa sostenere la società civile ma anche adottare una condizionalità molto severa rispetto a quei governi che non rispettano la libertà e i diritti umani”. Per quanto riguarda la sicurezza “bisognerà capire come integrare sempre di più questi paesi, come assicurare una presenza anche militare dell’Unione europea – per esempio con missioni di addestramento – e allo stesso tempo pensare anche a dei progetti congiunti per unire questi paesi alla politica di sicurezza e difesa dell’unione europea” ha concluso Pirozzi.
Stati Uniti e Nato: le strategie per contenere la Russia
Il Responsabile del Programma “Attori globali” Riccardo Alcaro ha evidenziato la strategia comunicativa statunitense. Dapprima molto criticata, ha saputo invece disinnescare quella zona grigia in cui la Russia cercava di insinuarsi con la sua propaganda. “Fino a questo momento la l’amministrazione Biden, nella sua gestione della crisi con la Russia, si è comportata in maniera piuttosto competente”. La sua comunicazione strategica “è stata molto criticata in passato, perché hanno subito alzato la posta” annunciando da subito una possibile invasione russa su larga scala, per poi sottolineare sempre di più come questa stesse per diventare realtà. “Nell’ambito di questa campagna di informazione gli americani hanno ottenuto due cose” – ha analizzato Alcaro – “da una parte hanno tolto alla Russia la possibilità di sfruttare una zona grigia informativa per attuare una propaganda” estremamente efficace sotto il potere di Putin. “Inoltre l’amministrazione statunitense ha creato consenso interalleato e intra europeo sulla necessità di coordinare una risposta”. Nonostante “alcuni ritenessero che l’offerta non fosse un’offerta credibile. Penso, al contrario, che quella statunitense fosse una apertura reale”.
L’intervento di Alessandro Marrone, Responsabile del Programma “Difesa”, segue gli sviluppi che dovrà intraprendere la Nato in seguito a due cambiamenti geopolitici riscontrati dopo i primi giorni: l’avvicinamento esplicito dell’apparato militare bielorusso a quello di Mosca che mette in pericolo i tre paesi baltici; e il fatto che, con la Crimea, le regioni del Donbass e il Mar D’Azov, la Russia si proietti direttamente sul Mar Nero. Quale strategia per la Nato in questo contesto? “Il concetto strategico Nato necessita, nei pochi mesi che separano la sua approvazione al vertice di Madrid di giugno 2022, di una riflessione politico-militare in ambito alleato sia nelle strutture Nato sia all’interno dei paesi membri per trarne le implicazioni al cambiamento della sicurezza paneuropea e identificare un obiettivo per la sicurezza paneuropea”. Per Marrone questo deve essere “un obiettivo di lungo periodo rispetto alla Russia e deve quindi legare Ucraina, Caucaso e tutta la regione alla strategia verso Mosca, non compartimentata su base nazionale, che aggiorni la postura di deterrenza, difesa, dialogo e controllo degli armamenti da parte Nato rispetto alla Russia”. “In questa riflessione”, ha concluso, “l’Italia ha molto interesse e anche molta capacità di dire la sua in aggiunta a quello che già intende dire o sta dicendo riguardo al Mediterraneo”.
I calcoli errati di Putin e una nuova prospettiva per l’Europa
L’ultimo a intervenire è Gianni Bonvicini che, in accordo con quanto espresso da Della Vedova, ha sottolineato che “il tema della sicurezza militare è stata una specie di cortina fumogena utilizzata dalla Russia per giustificare l’aggressione”. Per Bonvicini “l’aggressione russa ha come uno degli obiettivi primari proprio l’Unione europea”. Tutto è, infatti, nato dall’Euromaidan. “Putin aveva due timori” ha chiarito l’ex direttore Iai “il primo era quello del cosiddetto contagio democratico all’interno del proprio sistema di potere. […] Il secondo era quello di dividere l’Unione europea su un tema così delicato. […] È riuscito a fallire tutti gli obiettivi politici che si era posto”. Ad oggi, quindi, quali sono le nuove sfide dell’Unione Europea? “Unione energetica, unione bancaria, tema dell’asilo e tema della sicurezza”.
Rispondendo alla domanda di Emanuela Colaci, il sottosegretario Della Vedova ha parlato delle possibili conseguenze del conflitto ucraino nell’ovest balcanico, con evidente pessimismo. Ha concluso il suo intervento nel webinar puntando convintamente sul ruolo dell’Italia – “arrivata in questo drammatico appuntamento con un governo unito, atlantista ed europeista” – e dell’Europa, che forgiata da due anni di pandemia, ha saputo rispondere con adeguatezza e unità, proiettandosi in un futuro ancora più coeso.