22 Dicembre 2024

Rassegna stampa africana: la missione in Ucraina, referendum in Mali

Lo scorso fine settimana una delegazione africana si è recata in Ucraina per sostenere gli sforzi di mediazione del continente africano nel conflitto causato dall’invasione russa. RaiNews riporta le parole del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, membro della missione insieme a rappresentanti di Comore, Congo, Egitto, Senegal, Uganda e Zambia, secondo cui “i missili russi non aiutano la pace”: il riferimento è ai bombardamenti che hanno colpito Kyiv proprio durante la visita della delegazione africana, costringendola a raggiungere i rifugi antiaerei. Secondo Africa Rivista l’iniziativa – che peraltro ha incrociato il viaggio a Mosca del presidente algerino Abdelmajid Tabboune – è stata fortemente voluta dalla Fondazione Brazzaville, fondata da un ex-consigliere di Jaques Chirac con importanti interessi economici nel continente africano.

Le Point Afrique definisce la mediazione di pace africana “indebolita” dalle defezioni dell’ultimo minuto: il presidente del Congo Denis Sassou-Nguesso, quello dell’Egitto, Abdel Fattah al-Sisi e quello dell’Uganda, Yoweri Museveni, hanno infatti disdetto la propria partecipazione poco prima della partenza, venendo rimpiazzati da funzionari di più basso rango. E anche l’intensificarsi delle violenze del conflitto non crea certo condizioni ideali per il dialogo. Barbara Plett Usher di BBC News si sofferma invece sui possibili motivi che spingono il presidente sudafricano Ramaphosa ad assumere la guida di questa iniziativa. Tra questi, la crescente pressione statunitense verso il non-allineamento del continente africano, rivolta soprattutto ad un paese, come il Sudafrica, accusato di fornire armi a Mosca. Infine, Africanews racconta della visita della delegazione africana sui luoghi del massacro di Bucha, durante la quale i leader africani hanno deposto candele commemorative in un piccolo memoriale all’esterno di una chiesa.

Corno d’Africa: l’Eritrea rientra nell’Igad, tensioni in Etiopia

Ll’Igad, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo che agisce nel corno d’Africa, ha reintegrato tra i suoi paesi membri l’Eritrea dopo 16 anni di assenza dall’organizzazione. Ne parla Africa24, secondo cui questa decisione suggerisce l’ambizione del Paese guidato da Isaias Afewerki di svolgere un ruolo di primo piano nella promozione della pace e della sicurezza regionali. Si tratta inoltre di un passo in avanti verso la modernizzazione e la rivitalizzazione dell’Igad, riforme di cui si è tenuto conto in occasione della 14° riunione ordinaria dell’organizzazione.

Poco lontano, in Etiopia, si intensificano invece le schermaglie tra il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf) e il governo di Addis Abeba. La Commissione elettorale etiope, infatti, ha respinto il ricorso del Tplf che chiedeva di ottenere nuovamente il riconoscimento ufficiale come partito, per poter prendere parte alla competizione elettorale del prossimo anno nel Tigray. Secondo il Tplf la bocciatura del ricorso viola gli accordi di pace di Pretoria, lasciando quindi prefigurare possibili nuove tensioni tra i due fronti.

Il referendum costituzionale in Mali

Domenica scorsa i cittadini del Mali si sono recati alle urne per esprimersi sulla proposta di una nuova Costituzione. Nigrizia scrive di “un edificio che si sta costruendo su fondamenta fragili”: la nuova Costituzione prevede la creazione di un Senato, di una Corte dei conti indipendente e di collettività territoriali decentrate; ma anche il rafforzamento del ruolo del presidente che sarebbe a capo anche del Consiglio superiore della magistratura, potrebbe sottomettere progetti di legge al parlamento e avrebbe anche il potere di scioglierlo.

Anche Jeune Afrique parla della consultazione referendaria, i cui risultati ad oggi non sono ancora noti: sono riportate le parole del capo della giunta al potere Assimi Goïta che ha invitato i cittadini maliani ad approvare il progetto di Costituzione. Goïta, alla guida del regime dei colonnelli in carica dall’agosto 2020 dopo un colpo di Stato, ha puntato molto sul concetto di “sovranità nazionale”, rompendo l’alleanza con la Francia contro i jihadisti e virando verso un approccio filorusso.

Foto di copertina EPA/GCIS SOUTH AFRICA HANDOUT

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