Pubblichiamo dei passaggi della rassegna stampa settimanale sull’Africa, curata da Jean-Léonard Touadi per Radio Radicale. È possibile ascoltare il podcast dal sito dell’emittente. Clicca qui per ascoltare.
In questa rassegna stampa del 3 settembre facciamo il punto sulla guerra civile che colpisce il Camerun da ormai sei anni e sul suo impatto sul sistema educativo del Paese. Altro punto toccato da questa rassegna riguarda la settimana africana del clima che si è tenuta in Gabon in vista della COP27 di novembre.
Diritti all’istruzione e guerra in Camerun
Con un articolo di Nigrizia, intitolato “Camerun: la guerra sulla scuola”, facciamo il punto su un conflitto che dura ormai da sei anni. “I civili, e in particolare i più piccoli, sono ancora al centro del conflitto tra il governo centrale del Camerun – Paese a maggioranza francofono – e le due regioni separatiste anglofone. (…) Lo scorso 28 agosto, a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, le autorità del Camerun hanno annunciato la riapertura di oltre 200 scuole chiuse a partire dal 2017”. Tuttavia, come riporta la redazione di Nigrizia, “Capo Daniel, vicecapo della difesa di uno dei gruppi separatisti, le Forze di difesa dell’Ambazonia (Adf), avverte che non permetteranno a nessuna scuola governativa di riaprire e che solo le scuole autorizzate dai separatisti e create dalle comunità saranno autorizzate”.
Si tratta di “un vero dramma per studenti e famiglie, già pesantemente colpiti dalla guerra e dalle sue conseguenze”, scrive Nigrizia. “All’inizio del 2022 l’80% delle scuole del North-West e South-West risultavano chiuse e, nel dicembre 2021, il braccio umanitario delle Nazioni Unite (Unocha) stimava che oltre 700mila bambini fossero rimasti senza istruzione”.
La settimana africana del clima
Una corrispondenza congiunta di AFP e Le Monde riporta che il 29 agosto si è aperta a Libreville, Gabon, la Settimana africana del clima. Si tratta di “uno degli incontri preparatori alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Sharm El-Sheikh a novembre (COP27). L’incontro si è aperto alla presenza di circa 1.000 rappresentanti di governi, organizzazioni internazionali, ONG e del settore privato provenienti da tutto il continente”. “L’obiettivo è quello di presentarsi alla COP27 con proposte concrete e con un’unica voce che parli a nome di tutta l’Africa”, scrive Le Monde, riportando le parole del Presidente del Gabon, Ali Bongo Ondimba.
Secondo il Presidente del Gabon, “l’Africa avrebbe tutte le risorse necessarie a raggiungere una prosperità sostenibile, dalle risorse naturali, dalla terra, dall’impressionante biodiversità e dalla popolazione attiva più giovane e più numerosa del mondo. Tuttavia, come descrive il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), l’Africa resta la più vulnerabile: la siccità causa carestie estreme nel Corno d’Africa, i Paesi del Sud sono regolarmente devastati dai cicloni, l’innalzamento dei mari minaccia città come Dakar, Lagos, Città del Capo e Libreville.”
Le Monde continua riportando le parole del ministro degli Esteri egiziano e presidente della COP27, Sameh Choukri, secondo cui “pur contribuendo a meno del 4% delle emissioni globali, l’Africa è il continente più devastato al mondo dagli effetti del cambiamento climatico (…) che stanno già minando gli sforzi africani per raggiungere una crescita sostenibile. Al contempo – prosegue l’articolo – l’Africa è obbligata, con risorse limitate e un livello di sostegno molto basso, a spendere il 3% del suo PIL annuale per adattarsi a questi impatti. Il diplomatico egiziano ha concluso, denunciando un’ingiustizia climatica e criticando i vari Paesi sviluppati che hanno rinnegato i loro impegni.”
Rassegna stampa a cura di Jean-Léonard Touadi, funzionario FAO, docente di geografia dello sviluppo in Africa all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
Foto di copertina EPA/NIC BOTHMA