22 Dicembre 2024

Preparazione e opzioni della controffensiva ucraina

Per certi versi, l’attesa per la controffensiva ucraina in cantiere da alcuni mesi è tanto spasmodica quanto speculativa. A differenza degli invasori russi, le forze armate ucraine sono riuscite a imporre il massimo riserbo sui movimenti delle unità sul campo e sulle intenzioni dello stato maggiore, mentre è continuata l’azione politica e diplomatica di Kyiv sul piano internazionale – compresa la visita del presidente Zelensky a Roma. Ironicamente, al di là delle cronache quotidiane, le uniche informazioni a disposizione per valutare i prossimi sviluppi al fronte provengono dai leaks del Pentagono, che a distanza di settimane sono ormai diventati in buona parte obsoleti, e dal rumoreggiare proveniente dalla bolla informativa russa. 

Le mosse preparatorie di Kyiv e Mosca

L’ansia fra i military bloggers russi, ma anche nelle dichiarazioni dei portavoce della Difesa e nelle parole del capo della compagnia di mercenari Wagner, Evgenii Prigozhin, riflette le azioni intraprese da Mosca per prepararsi alla controffensiva ucraina. Nelle ultime settimane sono tornate a intensificarsi le campagne di bombardamenti contro le città e lungo la linea del fronte. L’uso prettamente terroristico di imprecisi droni iraniani Shahed 136/Geran 2 contro i centri urbani è affiancato da attacchi missilistici contro snodi logistici e infrastrutture ucraine che verrebbero verosimilmente usate per il lancio della controffensiva. 

Anche gli ucraini stanno conducendo operazioni preparatorie: fra di esse si contano numerose incursioni in Crimea contro depositi di carburante e munizioni, sortite di piccole truppe nel delta del fiume Dnepr a Kherson, ma anche sabotaggi alla rete ferroviaria sul territorio della Federazione Russa e raid aerei contro le concentrazioni di truppe russe. Nei giorni scorsi è anche avvenuto con successo un contrattacco locale nella zona di Bakhmut, che ha fatto arretrare di un paio di kilometri le forze armate russe schierate ai fianchi della compagnia Wagner impegnata nel centro urbano. 

La direttiva della controffensiva ucraina potrebbe provenire da qualsiasi settore di un fronte lungo centinaia di chilometri. Nella situazione di incertezza, il ministero della Difesa russo sta ridistribuendo unità e munizioni sull’intera linea del fronte e ha deciso di de-prioritizzare la guerra di posizione a Bakhmut. Così facendo, i vertici delle forze armate sono entrate in contrasto con Prigozhin, che ha investito molto capitale politico e importanti risorse militari nella presa della cittadina, puntando a una vittoria simbolica che ancora gli sfugge grazie all’eroica resistenza ucraina. 

Tale frammentazione e politicizzazione della catena di comando russa e la continua ri-negoziazione di posizioni e risorse potrebbe rallentare una risposta efficace alla futura iniziativa ucraina. Non a caso, da dati satellitari open source sembrerebbe che i russi abbiano investito pesantemente in una serie di impianti difensivi come trincee, bunker e casematte, specialmente nella regione di Zaporizhia e negli accessi alla Crimea. Si tratta di un approccio statico che suggerisce scarsa fiducia nelle reclute mobilitate e nella capacità russa di montare una difesa flessibile e mobile.

Forze e opzioni a disposizione dell’Ucraina

Rimane l’incognita di se e quanto il supporto occidentale sia stato sufficiente a preparare le truppe ucraine. Dai leaks del Pentagono si deduce che Kyiv avrà a disposizione almeno dodici brigate equipaggiate con carri armati, mezzi meccanizzati e artiglieria di produzione occidentale. Esse dovranno dimostrare di poter eseguire complesse manovre coordinate sotto il fuoco nemico e di saper mantenere un certo grado di coesione anche nell’eventualità che le unità russe non si ritirino disordinatamente, come era successo nell’autunno del 2022 a Lyman, e impegnino le forze ucraine in combattimenti prolungati, su larga scala e ad alta intensità dalle proprie postazioni di difesa.

Tale incognita e il suddetto, comprensibile e legittimo, riserbo ucraino sulla controffensiva impongono cautela nel ragionare sulle sue chance e caratteristiche. In teoria, Kiev ha diverse opzioni a disposizione, di cui alcune meno praticabili di altre. In termini geografici e operativi, la Crimea è un bastione facilmente difendibile dalla Russia, il che rende molto improbabile un massiccio attacco ucraino alla penisola. La parte terminale e la foce del fiume Dniepr, per la loro ampiezza, rappresentano una barriera naturale che le forze russe potrebbero sfruttare per difendere più efficacemente la parte meridionale della regione di Kherson. Le pianure da Zaporizhia al Donbass rendono invece le grandi manovre di mezzi pesanti più agevoli, specie dalla metà di maggio in poi con il cambiamento delle condizioni del terreno. 

Quale vittoria militare?

In questo fronte pianeggiante lungo centinaia di chilometri, un eventuale sfondamento in profondità che permettesse alle forze ucraine di raggiungere la costa del Mar d’Azov, e interrompere così la continuità territoriale tra i territori occupati dai russi in Crimea e nel Donbass, rappresenterebbe una vittoria militare per l’Ucraina, limitata ma significativa. Infatti, segnerebbe un importante avanzamento del fronte dopo lo stallo degli ultimi sei mesi, indebolirebbe la capacità russa di tenere le aree di Kherson e Zaporizhia, e metterebbe in discussione il controllo russo dello stesso Mar d’Azov. Per gli stessi motivi, un tale arretramento rappresenterebbe una sconfitta militare per la Russia, la terza dalla scorsa estate dopo la rotta di Lyman e il ritiro di Kherson – per non parlare del fallimento del blitzkrieg russo su Kyiv, Kharkiv e Odessa oltre un anno fa. 

Quanto e come un’eventuale, limitata ma significativa vittoria militare ucraina, e la speculare sconfitta russa, influenzerebbero le scelte politiche delle rispettive leadership sul proseguimento del conflitto, è ancora più arduo da prevedere della stessa controffensiva in cantiere, entrando in gioco molte più variabili. In termini militari conterà anche come le due forze armate arriveranno alla fine della controffensiva, ad esempio in termini di rispettive perdite umane e materiali, della capacità logistica ucraina di mantenere la nuova linea del fronte, e della tenuta del morale e della catena gerarchica russa di fronte ad un’eventuale sconfitta.

Foto di copertina EPA/Maria Senovilla

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