Il terribile attacco terroristico allo Stato di Israele del 7 ottobre 2023 rappresenta, come scritto da tanti prima di me, l’11/09 israeliano. Il gruppo terroristico di Hamas si è macchiato di crimini efferati. Bambini bullizzati, anziani, disabili, ragazze e ragazzi stanati nelle loro case, sgozzati o ammazzati a bruciapelo per le strade, rapiti da miliziani islamisti accecati da un odio viscerale verso gli ebrei.
“Non è come la guerra del Kippur”
Le scene dei corpi senza vita di chi viveva accanto alla Striscia di Gaza, epicentro del conflitto da 18 anni, o di chi partecipava felicemente a un rave party nel deserto di Negev, ci hanno riportato alla mente le terribili immagini viste a Bucha. Come scritto da Paolo Mieli, la guerra scatenata contro Israele, “non è come la guerra del Kippur. Anche allora Israele fu colta di sorpresa, ma quelli di cinquant’anni fa erano eserciti (arabi) contro un esercito (israeliano), soldati contro soldati, divise contro divise. Stavolta si tratta invece di miliziani Hamas, che sgozzano abitanti di Israele, i quali non avevano altra colpa se non di aver casa vicino ai confini di Gaza”.
Il ruolo dell’Iran
Fortunatamente la maggior parte dei media occidentali hanno oscurato tali efferatezze, ma le testimonianze di bambini stipati come polli in camion che li “deportavano” verso Gaza, rappresentano la firma indelebile di quanti sognano la cancellazione di Israele. Nathalie Tocci, direttore dell’Istituto Affari Internazionali, scrive su La Stampa e racconta in un podcast ai lettori di AffarInternazionali, cosa “non sorprende” di questo attacco a Israele. Mi piace aggiungere alle sue considerazioni un altro aspetto della vicenda che credo generi un’ulteriore mancanza di sorpresa. Mentre le milizie delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam erano protagoniste dell’efferato attacco a Israele, il portavoce di Hamas, Gazi Hamad, dichiarava alla BBC di aver ricevuto “il sostegno della Repubblica Islamica d’Iran”.
Oggi il Wall Street Journal ricostruisce un incontro avvenuto tra emissari del regime iraniano e membri di Hamas lo scorso 2 ottobre a Beirut, in Libano, in cui Teheran avrebbe dato l’ok all’azione. Sebbene non sarà facile dimostrare la collaborazione iraniana nella guerra di Hamas a Israele, non ritengo possa più sorprendere la natura della missione di Teheran, potenza mediorientale finanziatrice di gruppi terroristici che pianificano la distruzione di Israele.
Un regime che istituisce concorsi di vignette che hanno per tema la “Negazione dell’Olocausto”, sta reagendo duramente alla concreta possibilità di un accordo tra Arabia Saudita e Israele, destinato probabilmente a cambiare per sempre la natura del quadrante mediorientale. La carneficina del 7 ottobre 2023 insomma, non sorprende chi considera l’Iran il grande destabilizzatore del quadrante mediorientale, la cui strategia ha “sequestrato” da tempo la questione palestinese, utilizzata strumentalmente per i propri interessi geostrategici in Medio Oriente, assolutamente contrastanti con Israele.
Credo che le recenti affermazioni di Volodymyr Zelensky, presidente di una comunità che vive i suoi giorni sotto lo scacco di un paese terrorista, centrino la questione: “Chi usa il terrore commette un crimine contro il mondo. Chi sponsorizza il terrorismo commette un crimine contro il mondo. Il mondo deve essere unito e solidale affinché il terrorismo non tenti mai di conquistare o distruggere la vita da nessuna parte. L’attacco terroristico contro Israele è stato accuratamente preparato e il mondo intero comprende quali sponsor del terrore potrebbero aver incoraggiato e organizzato questo attacco. Nessun sostegno ai terroristi!”. Compito della comunità internazionale sarà quella di essere a fianco di Israele, soprattutto perché attualmente guidato dal governo forse meno efficiente della sua storia.