Il 10 gennaio è stata pubblicata la nuova dichiarazione congiunta tra Nato e Unione europea. Il documento condanna in maniera inequivocabile quella che viene definita come una guerra “brutale” della Russia all’Ucraina e presenta la crescente assertività della Cina come una sfida. Sulla scia delle precedenti dichiarazioni del 2016 e 2018, la dichiarazione individua le aree in cui le due organizzazioni intendono rafforzare e approfondire la cooperazione. In passato, sono stati introdotti in agenda temi come le minacce ibride e cyber, o la mobilità militare (military mobility), arrivando ad identificare addirittura 42 aree di cooperazione su 7 temi diversi.
Tre nuove aree di cooperazione
La terza dichiarazione fa un passo in più e individua nuove aree sulle quali concentrare gli sforzi di cooperazione. In particolare, il documento elenca i seguenti settori: la competizione geostrategica, la resilienza, la protezione delle infrastrutture critiche, le tecnologie emergenti, lo spazio e le implicazioni di sicurezza del cambiamento climatico, le interferenze e la manipolazione delle informazioni esterne.
Temi come la competizione geostrategica e la resilienza rimangono intenzionalmente piuttosto generici per lasciare un ampio margine di manovra e di implementazione alle due parti. Alcuni di questi – in particolare resilienza, tecnologie emergenti e dirompenti, cambiamento climatico – sono stati anticipati già dalla Bussola strategica dell’Ue pubblicata a marzo 2022, che li individuava come aree in cui esplorare maggiore cooperazione tra Nato e Ue. La Bussola specificava inoltre che tale collaborazione dovrebbe tener conto dei punti di forza di entrambe le organizzazioni.
Per quel che riguarda le tecnologie emergenti e la protezione delle infrastrutture critiche, la Nato e l’Ue stanno lavorando su varie iniziative in parallelo. Vale la pena menzionarne due. L’Alleanza atlantica ha lanciato dopo il summit di Bruxelles nel 2021 il programma DIANA – l’acceleratore dell’innovazione in difesa della Nato (Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic) che vedrà la città di Torino ospitare uno dei poli dedicato all’aerospazio e a progetti con TRL (Technology Readiness Level) 3-7. Il Consiglio dell’UE l’8 dicembre 2022 ha adottato l’attesa direttiva sulla resilienza e la protezione delle entità critiche (Directive on the resilience of critical entities) che espande notevolmente la definizione di infrastrutture critiche, e che rappresenta un sostanziale, quanto necessario, salto di qualità rispetto alla precedente direttiva del Consiglio 2008/114/EC.
Esa-Nato-Ue: un sodalizio possibile
Di particolare rilevanza l’inserimento dello spazio tra i temi sui cui approfondire la collaborazione. La Nato ha riconosciuto lo spazio come nuovo dominio operativo nel 2019 e ha formulato una propria politica spaziale, tuttavia l’Alleanza non possiede capacità spaziali proprie e utilizza gli asset di quegli alleati che ne sono dotati. Di contro, l’Unione europea, tramite i programmi Copernicus e Galileo e nuovi investimenti in connettività, comunicazioni governative satellitari sicure e resilienza delle infrastrutture spaziali, si sta posizionando tra gli attori internazionali con capacità spaziali proprie e cercherà di avere un ruolo nella governance internazionale dello spazio.
Proprio su quest’ultimo punto, l’Europa, tramite le attività in ambito Ue e ESA, è attualmente in fase di definizione e assestamento della governance spaziale del Vecchio continente. L’Ue presenterà inoltre nel corso del 2023 una Strategia spaziale per la sicurezza e la difesa. Un tema su cui il margine di cooperazione è molto ampio per le due organizzazioni è lo Space traffic management (Stm) e, in particolare, la formulazione di norme condivise per operare in uno spazio sempre più congestionato, competitivo e contestato.
L’Ue ha giù pubblicato a febbraio 2022 una comunicazione congiunta (Joint Communication on an EU approach to Stm) in cui definisce quello che è il suo approccio, seppur iniziale e abbastanza generico, allo space traffic management. La comunicazione prevede la creazione di partnership internazionali e un coinvolgimento multilaterale sullo Stm. L’esplorazione di una partnership tra Nato e Ue su questo tema (con coinvolgimento potenziale anche dell’Esa) che risulti in un allineamento degli approcci allo Stm, o persino nella formulazione di una visione comune, porterebbe il peso politico delle tre organizzazioni nella dimensione spaziale, lanciando un segnale a quei paesi che hanno adottato comportamenti irresponsabili in orbita, come Russia e Cina.
Una difesa europea integrata
La dichiarazione riconosce inoltre il valore di una difesa europea più forte e capace, complementare alla Nato e interoperabile con essa. Questo è un punto particolarmente importante considerate le difficoltà e le tensioni emerse tra gli europei su come interpretare il rafforzamento della difesa e dell’industria della difesa europee.
Alla luce dello scenario internazionale in rapido mutamento e della doccia fredda che per molti paesi europei è stata l’aggressione russa all’Ucraina, una stretta, continuativa e strutturata cooperazione tra le due organizzazioni appare più importante che mai. In primis in chiave di garanzia alla sicurezza euro-atlantica. In secondo luogo, in chiave di contenimento di potenze autoritarie che interferiscono con le liberal-democrazie per indebolirle.
In questo senso, è incoraggiante leggere nel 7° Rapporto sul progresso della cooperazione NATO-UE pubblicato a giugno 2022 che il dialogo e le consultazioni politiche tra le due organizzazioni sono state approfondite. Non si tratta di un dialogo facile, ma quanto mai necessario, per garantire la sicurezza dell’area euro-atlantica e delle sue democrazie.
Foto di copertina EPA/OLIVIER HOSLET