22 Dicembre 2024

Macron passa al contrattacco su Uber e grandi riforme

In attesa della sua intervista televisiva del 14 luglio, in occasione della festa nazionale che commemora la presa della Bastiglia, il presidente Emmanuel Macron si è riscaldato rintuzzando le accuse di favoritismo a Uber, mossegli da vari media e rilanciate dagli esponenti delle opposizioni di destra e di sinistra.

Uno scandalo senza seguito

Criticato per aver dato, anni fa, il semaforo verde a quella particolare forma di lavoro più o meno precario, in concorrenza con i vecchi taxi, Macron è passato al contrattacco. Lo ha fatto il 12 luglio con due considerazioni : 1) la sua politica anti-disoccupazione (praticata prima da ministro dell’Economia e poi da presidente della Repubblica) è stata un indiscutibile successo; 2) certe critiche non gli fanno né caldo né freddo (cosa molto rara, Macron ha espresso quest’ultimo concetto con una frase volgare, già utilizzata dal presidente Jacques Chirac: Cela m’en touche une sans faire bouger l’autre!).

Vista l’estrema attenzione che Macron dedica alla propria comunicazione, la scelta di queste parole, con tanto di allusione ai genitali maschili, va interpretata come un “se volete battervi, sappiate che non mi tirerò indietro”. Il tono da bistrot sembra fatto apposta per sottolineare questo elemento. Certo, Le Monde ha accusato in prima pagina Macron di essere stato l’ambiguo protettore degli americani di Uber, ma l’Eliseo ha replicato raccogliendo virilmente il guanto della sfida e vincendo, grazie al buon andamento della lotta alla disoccupazione, la prima manche della partita politica innescata dalla “vicenda Uber”. Chi sperava in uno scandalo ha dovuto, almeno per ora, fare marcia indietro.

Opposizione senza frontiere

L’opposizione si è dunque scatenata su altri temi, compresa la lotta al Covid-19. All’Assemblea nazionale si è svolta, sempre il 12 luglio, la prima sessione di “interrogazioni al governo” della nuova legislatura. In un’atmosfera da stadio, la prima ministra Elisabeth Borne e i membri del suo governo (privo della maggioranza assoluta) sono stati contestati in ogni modo dai deputati delle opposizioni.

La prima question au gouvernement è stata posta da Marine Le Pen, a proposito dell’espulsione degli immigrati irregolari. Risposta di Elisabeth Borne: “Le confermo che noi non cerchiamo i suoi voti!”. Fin qui, niente di strano. Lo scontro è duro ed è complicato dalla concorrenza tra le opposizioni impersonate da Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, in concorrenza tra loro per la “medaglia” dell’antimacronismo.

Ma il vero colpo al governo – un vero segnale d’allarme – è arrivato con il voto sulle nuove disposizioni anti-Covid, al centro della legge in materia sanitaria. La maggioranza macronista (maggioranza relativa) è andata sotto sul fondamentale articolo che prevede il ripristino del controllo dei “green-pass” alle frontiere. Adesso i deputati si preparano a discutere (a partire dal 18 luglio) la legge sul potere d’acquisto e altre scintille sono all’orizzonte.

L’appello di Macron

La lezione di questi primi giorni della prima sessione parlamentare della legislatura si sta insomma delineando: il governo è in grado di rintuzzare le mozioni di censura (come quella presentata senza successo il 5 luglio dal partito di sinistra La France Insoumise, LFI), ma corre gravi rischi tutte le volte che cerca di far passare un disegno di legge importante. Il governo Borne deve sistematicamente (in aula e nei lavori di commissione) guardarsi le spalle dalle imboscate, tanto più insidiose perché un membro di LFI è diventato presidente dell’importantissima Commissione finanze.

È su questo sfondo che il presidente Macron rilancia, in questo 14 luglio, il proprio appello a cercare convergenze nel nome dell’interesse superiore della Francia e della stessa Europa. Macron ha appena concluso il suo semestre di presidenza europea. In questo momento, caratterizzato sul piano internazionale dalla guerra in Ucraina, vuole presentarsi come un simbolo delle convergenze europee sul terreno della difesa, della sicurezza e della politica estera. Finita la festa e lanciato l’ultimo fuoco artificiale, Macron riprenderà la ricerca del dialogo con un’opposizione decisa a non fargli né regali né sconti. Più rinuncerà alle sue promesse di riforme (soprattutto la riforma delle pensioni) e più gli sarà facile galleggiare nelle acque agitate della politica transalpina. Ma, se vorrà applicare davvero il suo programma, dovrà scontrarsi con opposizioni capaci di riunirsi solo nel dire “no”.

Foto di copertina EPA/JEAN-PHILIPPE KSIAZEK / POOL MAXPPP OUT

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