“Per la pace perpetua”. Regalo di Emmanuel Macron a papa Francesco e speranza di quest’ultimo, che nell’incontro durato poco meno di un’ora con il presidente francese ha ricevuto in dono proprio una copia storica del manoscritto di Immanuel Kant.
Del resto, il progetto filosofico di Kant venne pubblicato per la prima volta nel 1795, quando era la Francia stessa a scuotere alle fondamenta l’ordine internazionale, sconvolta al suo interno dalle onde lunghe della Rivoluzione. Secoli dopo, l’Europa si ritrova a fare i conti con la fine dell’ennesima epoca e alle porte di un nuovo equilibrio continentale, ancora tutto da decifrare.
Macron sulle due sponde del Tevere
Perché da decifrare rimane anche il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni, che dopo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato Macron in un faccia a faccia che, se da una parte è stato dipinto come primo appuntamento diplomatico del nuovo esecutivo, dall’altra è stato presentato in maniera molto più soft e informale.
Dalla sponda italiana, a quella vaticana: Macron si è recato successivamente da papa Francesco, tappa quasi obbligatoria per i capi di Stato che visitano il nostro Paese. Del resto, il presidente francese ha partecipato anche all’incontro per il dialogo religioso e culturale organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, uno dei principali vettori della diplomazia pontificia.
Per Macron si è trattato del terzo incontro con Francesco, dopo quello del 2018, in vista del quale si dichiarò agnostico, e il colloquio dello scorso anno. Durante il quale, in una nota asciutta, i due avrebbero parlato di Africa, Mediterraneo e, ovviamente, di Ucraina.
I migranti dividono Macron e Francesco
Visto anche l’evento in corso della Comunità di Sant’Egidio, realtà molto attiva nel continente africano in missioni umanitarie e di cooperazione internazionale, papa Francesco e Macron hanno discusso della presenza francese nello spazio mediterraneo.
Dal Mali alla Repubblica Centrafricana – dove Bergoglio ha aperto la porta santa del Giubileo del 2015 – Parigi ha mantenuto una presa piuttosto stretta in quella che fu la Françafrique. Ma non solo: il ruolo francese in Libia e il peso storico che ancora esercita su Marocco e Tunisia pone il Paese in una posizione privilegiata negli assetti mediterranei e africani.
Anche per questo, la Francia continua a essere fortemente attrattiva per i migranti che provengono dall’Africa subsahariana, sia per veri e propri legami familiari, sia per la comunanza della lingua. Sulla questione, però, Francesco e Macron hanno approcci completamente opposti: l’inquilino dell’Eliseo, infatti ha spesso mantenuto un approccio intransigente, in particolare verso i migranti “secondari”, ovvero coloro che tentano di arrivare in un altro Paese rispetto a quello di approdo, come capita spesso tra Italia e Francia.
Per Francesco, al contrario, l’accoglienza dei migranti rimane fondamentale. E su questo, forse, il papa stesso chiederebbe a Macron di leggersi “La pace perpetua”: per Bergoglio, come per Kant, vale il diritto di ospitalità universale, per il quale nessun essere umano ha più diritto di altri di trovarsi in un determinato luogo.
La pace perpetua per una pace possibile
La pace perpetua, però, dev’essere costruita innanzitutto in Ucraina. Un percorso sul quale Francesco e Macron non divergono certo sul traguardo, ovvero quello della fine del conflitto e l’avvio di un dialogo.
Distanti, però, su quello che dovrebbe essere il cammino: Macron, a tal proposito, ha detto che la pace è possibile e che questa ci sarà, ma sarà quella che decideranno gli ucraini. Da tempo, per il pontefice, la pace sarà quella che nascerà esclusivamente dal dialogo tra Kyiv e Mosca, senza escludere la Russia.
Per Bergoglio, del resto, la pace come mera assenza di conflitto è una pace destinata a non essere perpetua. Perché, come scriveva Kant, questa sarebbe come la casa dell’architetto descritto da Jonathan Swift ne “I viaggi di Gulliver”: talmente precaria da crollare per il peso di un semplice passerotto.
Foto di copertina ANSA/ANGELO CARCONI