L’invasione russa dell’Ucraina ha riacceso i riflettori internazionali sulle democrazie ed il contrasto tra queste e i sistemi autoritari. Il dibattito non è nuovo. Soprattutto con l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca, che ha messo temporaneamente il punto sugli anni traumatici di Trump, la politica internazionale ha riacquistato un sapore più idealista, se non ideologico. Non si tratta dunque di contrastare potenze come la Russia o la Cina “solamente” a causa delle loro politiche militari, tecnologiche, cibernetiche o commerciali. Queste tensioni, già esistenti, hanno assunto un significato diverso: il conflitto tra democrazia e autocrazia.
Guerra e schieramenti internazionali
La guerra in Ucraina ha sia rafforzato questa narrazione sia l’ha resa più sottile e radicata nella realtà. La guerra e gli schieramenti internazionali connessi a essa hanno reso evidente che non c’è una dicotomia bianco-nero tra democrazia e autocrazia. È vero che i Paesi che sostengono l’Ucraina, fornendo armi a Kyiv e sanzionando Mosca, sono tutte liberal-democrazie in Europa, le Americhe e in Asia. È altrettanto vero che i Paesi che appoggiano il Cremlino sono tutti autoritari, dalla Corea del Nord e l’Iran – che sostengono la Russia non solo politicamente ma anche militarmente – alla Cina, che seppur abbia evitato accuratamente di imbattersi in sanzioni secondarie appoggiando economicamente e militarmente la Russia, è politicamente schierata con Mosca.
Ma è anche vero che la stragrande maggioranza del mondo si trova a cavallo, sia riguardo la natura dei propri sistemi politici sia nell’approccio alla guerra. India, Turchia, Israele, Sud Africa e Ungheria sono democrazie elettorali ma non possono certo essere definite democrazie liberali in cui i diritti umani, lo stato di diritto e la separazione dei poteri vengano fermamente rispettati. E proprio questi Paesi non si sono schierati da una parte o dall’altra. In alcuni casi hanno semplicemente fatto un passo indietro, evitando di venire coinvolti nella questione. In altri hanno opportunisticamente sfruttato la loro “neutralità” per ottenere benefici, dal petrolio a prezzi stracciati a vantaggi di natura strategica posizionandosi come possibili mediatori del conflitto. Esiste una distinzione tra democrazia e autocrazia, ma la guerra in Ucraina ha messo in evidenza che ci sono mille sfumature di grigio tra i due estremi.
L’importanza delle idee
Al contempo, l’invasione russa dell’Ucraina ha reso la distinzione tra sistemi politici più viva e vera, sottolineandone la natura esistenziale. Se le relazioni internazionali fossero davvero determinate solo da fattori materiali e “oggettivi” come sostengono i realisti, dalla geografia e la demografia, all’economia o la potenza militare, questa guerra non sarebbe mai scoppiata. Visto che non esisteva minaccia alla sicurezza della Russia o piani di espansione della Nato, non avrebbe avuto alcun senso imbarcarsi in un’invasione che avrebbe esposto la debolezza militare russa e distrutto la sua economia ed in particolare l’interdipendenza energetica con l’Europa. Eppure è successo.
Sarebbe troppo facile congedare il tutto additando l’irrazionalità di Vladimir Putin. Fondamentale, invece, è prendere atto che ogni “razionalità” è frutto di un’idea. Se si è convinti, come pare esserlo il presidente russo, dell’importanza esistenziale di realizzare un’ambizione imperiale, allora proprio alla luce del declino strutturale della Russia (e di Putin stesso), e quindi la consapevolezza che il tempo non gioca a favore di Mosca, diventa assolutamente razionale invadere l’Ucraina e continuare imperterriti a prescindere dalle perdite militari ed economiche in corso.
Ucraina: resilienza e il valore della democrazia
Seguendo esattamente la stessa logica ma dal versante opposto, la resilienza del popolo ucraino nell’ultimo anno ha messo in luce il valore esistenziale di un’altra idea: la democrazia. Vista da un’ottica meramente materiale, la resistenza del popolo ucraino è difficile da spiegare. Tanto vale arrendersi, venire occupati e annessi da uno stato dittatoriale, ed evitare tutta quella morte e distruzione. Ma se invece si parte da un’altra idea, ossia che la vita vale essere vissuta se e in quanto è libera, allora ecco che tutto ciò che è accaduto nell’ultimo anno, e tutto quello che accadrà nel prossimo e quelli a venire, avrà senso.
La guerra in Ucraina ci ha sì aperto gli occhi sulle mille sfumature di grigio che esistono nel panorama internazionale, ma ci ha anche ricordato della potenza delle idee, a partire dalla democrazia.
Foto di copertina EPA/OLEG PETRASYUK