La lotta al cambiamento climatico, una delle sfide più difficili ed urgenti della nostra società, è al centro del dibattito politico internazionale dall’Accordo di Parigi del 2015. In questo contesto, anche le banche centrali e le istituzioni finanziarie internazionali stanno riflettendo su “come” e non più “se” affrontare il cambiamento climatico.
L’impegno delle banche centrali è dettato, da un lato, dal loro potenziale ruolo nel supportare la transizione energetica, e dall’altro, dalla necessità di mitigare gli effetti negativi del cambiamento sulle loro attività economiche. Le banche centrali mondiali riconoscono le implicazioni finanziarie del cambiamento climatico e stanno sviluppando degli strumenti per incorporarne i rischi. Invece, gli obiettivi net-zero sono portati avanti con velocità e geometrie diverse.
Gli impatti finanziari del cambiamento climatico
L’aumento della frequenza ed entità dei disastri naturali avrà un impatto sempre maggiore sull’economia reale, per esempio in termini di produttività, e sul settore finanziario, influenzando le dinamiche inflazionistiche e la trasmissione delle politiche monetarie. Questi rischi cosiddetti “fisici” del cambiamento climatico si stanno già manifestando e minacciano gli obiettivi principali delle banche centrali, in particolare la stabilità dei prezzi.
Anche la transizione ad un’economia a basse emissioni di carbonio comporta dei rischi: l’alterazione dei prezzi e dell’incidenza dei prodotti energetici potrebbe avere ripercussioni sui tassi d’inflazione e alcuni settori economici avranno difficoltà a adattarsi alla marginalizzazione dei combustibili fossili. Per questo, una transizione ordinata verso un’economia low-carbon e un’integrazione corretta dei rischi ambientali fisici e di transizione sono cruciali per le banche centrali di tutto il mondo.
Finanza verde: una missione complessa
Tuttavia, come includere il contrasto ai cambiamenti climatici nelle azioni delle banche centrali preservandone i mandati e i principi tradizionali è una delle questioni più controverse del dibattito economico. Fatta eccezione per alcune banche centrali asiatiche e la Banca d’Inghilterra che vantano già un mandato “verde”, per le altre banche centrali, come BCE, Fed e BoC, la sfida è di adattare l’assetto delle politiche monetarie alle considerazioni legate al clima ed integrare i fattori di sostenibilità nei portafogli senza comprometterne il mandato principale.
Un ruolo più proattivo delle banche centrali nella decarbonizzazione, per esempio attraverso l’acquisto di specifiche categorie di green asset o il “quantitative easing verde”, esula infatti dal loro mandato istituzionale. Queste misure dirette potrebbero politicizzare le decisioni delle banche centrali e sono in conflitto con il principio di neutralità di mercato, requisito dal carattere apolitico secondo cui le banche centrali non dovrebbero interferire nella funzione di allocazione delle risorse nei mercati.
La politica di neutralità di mercato ha portato però alla tendenza a perpetuare investimenti verso industrie ad alte emissioni, rallentando il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica. Conciliare la necessità di monitorare ed affrontare i rischi climatici con la stabilità finanziaria e la neutralità di mercato con la neutralità climatica rimangono le sfide principali per un crescente ruolo delle banche centrali nella lotta climatica.
Verso Banche Centrali più verdi
Nonostante il loro ruolo rimanga controverso, le banche centrali delle maggiori economie mondiali e le istituzioni finanziare hanno già iniziato ad incorporare considerazioni e rischi climatici nei loro modelli, nelle loro previsioni macroeconomiche e nei metodi di valutazione del rischio.
La Banca Centrale Europea ha presentato un ambizioso piano per integrare in vari modi le considerazioni relative al cambiamento climatico negli assetti delle sue politiche. La Federal Reserve ha cominciato un programma di monitoraggio dei rischi, includendolo nel suo report di stabilità. Il Green Central Banking Scorecard, pubblicato il 31 marzo 2021, posiziona ai vertici della classifica le banche centrali di Cina e Brasile.
A livello internazionale, la rete di banche centrali e supervisori finanziari del Network for Greening the Financial System (NGFS) vanta ormai oltre cento membri e ha pubblicato un toolkit per le banche centrali per affrontare il cambiamento climatico nelle loro operazioni. Offrendo un ulteriore impulso ad una transizione energetica, la maggior parte degli investitori ha adottato i criteri di sostenibilità ESG nelle loro strategie di investimento ed il Fondo Monetario Internazionale ha incluso il cambiamento climatico nelle considerazioni del suo mandato. Questi sforzi non sono che i primi passi di un percorso verso una finanza verde e sostenibile.
I suggerimenti per un impegno ancora maggiore includono: una tassonomia standardizzata e istituzionalizzata delle attività economiche verdi e brown, un ruolo più proattivo dei fondi sovrani nazionali e sperimentazioni di politica monetaria non convenzionale. Per trovare soluzioni sempre più efficaci, le banche centrali dovranno senza dubbio affrontare questioni difficili sul loro mandato e la neutralità di mercato, ma anche gli ostacoli strutturali alla cooperazione con le altre banche centrali mondiali, dovuti ai loro differenti contesti economici e non. È certo, però, che il percorso verso banche centrali più verdi sia stato avviato.
Lo studio IAI
Con l’obiettivo di analizzare le iniziative introdotte dalle banche centrali di tutto il mondo, lo IAI ha curato un progetto di ricerca i cui risultati sono stati pubblicati in un volume collettaneo dal titolo “Paving the way for greener central banks. Current trends and future developments around the globe”.
Il volume, che è stato recentemente presentato in un webinar, offre un’analisi di come le banche centrali e le istituzioni finanziarie internazionali del mondo stiano affrontando il cambiamento climatico integrando considerazioni ambientali nel loro quadro normativo, esplorando le misure delle banche centrali in Unione Europea, Stati Uniti, Asia, Africa e America Latina, ed il possibile ruolo del Fondo Monetario Internazionale, dei fondi sovrani nazionali e degli standard di sostenibilità ESG.
Foto di copertina EPA/RONALD WITTEK / POOL