Se già prima dell’invasione russa dell’Ucraina, le relazioni tra Cina e Stati Uniti si erano gradualmente complicate, nell’ultimo periodo il dialogo tra le due grandi potenze si è fatto ancora più complicato.
I due paesi stanno vivendo un periodo diplomatico di crescente ostilità, dovuta agli eventi dell’ultimo anno. Oltre ai silenzi di Pechino sulla guerra in Ucraina, a irritare Washington sarebbero i continui contrasti con la Cina su molte altre questioni.
Recentemente, il direttore dell’FBI Christopher Wray ha spiegato che le attività cinesi in occidente, come il cyber spionaggio e i tentativi di influenzare la politica americana, rappresentano “la minaccia più grande, vasta, complessiva e duratura che affligge noi e i nostri alleati”, e quindi la priorità assoluta che gli USA sono chiamati a contrastare.
Questo scenario è ulteriormente alimentato dalle recenti tensioni tra Taiwan e la Repubblica Popolare Cinese, che rappresenta probabilmente l’epicentro globale del confronto tra Stati Uniti e Cina. Ma vi è anche un altro ambito, meno immediato ma non per questo meno significativo, in cui la competizione tra Cina e Stati Uniti sta assumendo un carattere strategico: la loro competizione a distanza in America Latina, ai confini meridionali degli stessi Stati Uniti, quindi una zona storicamente sensibile agli occhi di Washington.
Taiwan come centro di gravità del confronto
Fin dal 1949, quando il governo nazionalista cinese si installò a Taiwan dopo essere stato sconfitto dalle forze comuniste, gli Stati Uniti sono rimasti consapevolmente ambigui sulla questione dell’isola. Questo per evitare un’escalation scoraggiando, allo stesso tempo, l’indipendenza di Taipei e l’invasione cinese.
L’amministrazione Biden sembra però voler interrompere questa “ambiguità strategica”. Per tre volte, Biden ha dichiarato che difenderebbe Taiwan militarmente in caso di attacco della Cina. Per tre volte, la Casa Bianca ha precisato che le parole di Biden non cambiano l’adesione degli USA alla politica “unica Cina”, che riconosce diplomaticamente Pechino come unico governo, politica che la Cina accusa Washington di “diluire”.
Parte di questa nuova ambiguità, dipende proprio dalla guerra in Ucraina. Per l’Amministrazione Biden, la Cina starebbe raccogliendo dei segnali dalla reazione americana all’invasione russa, testando i riflessi di Washington per una futura annessione militare di Taiwan. Per il presidente cinese Xi Jinping la “riunificazione” con Taiwan “deve essere realizzata”, o tramite l’unione consensuale o con l’aggressione militare.
Questa delicata situazione diplomatica è stata infiammata dalla visita della Speaker della Camera USA Nancy Pelosi lo scorso 9 agosto. Pelosi è diventata la più importante leader statunitense a visitare l’isola in 25 anni, definendo il coinvolgimento americano con Taiwan “inattaccabile”. Nonostante il G7 avesse avvertito Pechino di non reagire alla visita, i cinesi hanno lanciato esercitazioni aeree e di fuoco a lunga gittata attorno all’isola, e istituito un blocco commerciale. Per tutta risposta, la Commissione Relazioni Estere del Senato americano ha stanziato, con il “Taiwan Policy Act”, 9,6 miliardi di dollari per l’acquisto di armi da parte di Taipei.
In questo scenario, Biden ha inasprito la guerra commerciale con Pechino, bloccando gli export con la Cina per limitarne l’accesso ai chip americani. Xi Jinping ha invece teso la mano a Biden, cercando un dialogo per “benefici comuni”.
Pechino e Taipei in America Latina
Di recente, Pechino ha lavorato per isolare Taiwan in America Latina. Taiwan sta usando commercio, prestiti e investimenti, soprattutto nell’industria dei chip, per ottenere riconoscimento diplomatico.
Con le stesse strategie, la Cina tenta di convincere i governi del continente americano ad abbandonare l’isola. Lo scorso dicembre, il Nicaragua autoritario di Daniel Ortega ha aderito alla politica “unica Cina”, rinnegando Taiwan di fronte a vantaggi politici e commerciali con Pechino. Dopo il cambio di rotta di diversi Stati latinoamericani verso la Cina, l’ultimo Paese rimasto a riconoscere Taiwan è il Paraguay, che ha però chiesto a Taipei più investimenti per rimanere alleati.
Lo status diplomatico di Taiwan è un tassello della più ampia competizione che Cina e Stati Uniti stanno portando avanti in America Latina. In gioco ci sono le alleanze con i diversi paesi della regione e l’accesso alle sue inestimabili materie prime.
La Cina ha un grande vantaggio. Fin dai primi anni 2000 Pechino ha utilizzato commercio, investimenti e prestiti per finanziare agricoltura, telecomunicazioni, infrastrutture e “soft power” in America Latina, così da rafforzare l’importazione di materie prime latinoamericane. Tra queste iniziative, spicca la Belt and Road Initiative a cui hanno aderito 20 paesi latinoamericani.
L’approccio di Washington
Dall’altra parte, gli Stati Uniti vedono l’influenza di Pechino nella regione come una potenziale minaccia agli “interessi e valori” americani. Gli Usa puntano a promuovere “buon governo, diritti umani e stato di diritto” in America Latina. Inoltre, l’amministrazione Biden teme che la Cina, oltre a danneggiare con la sua influenza le economie latinoamericane, utilizzi la vicinanza geografica all’America per svolgere attività militari ostili.
Per questo, il Senato americano ha stanziato misure per aumentare il commercio e la cooperazione sulla sicurezza con i paesi dell’America Latina. Biden ha così rimesso al centro della politica estera americana i vicini del sud, puntando sul multilateralismo. Antony Blinken ha appena affrontato il suo secondo viaggio nella regione, tentando di instaurare rapporti positivi con leader di una sinistra storicamente antiamericana. Blinken ha ribadito la disponibilità di Washington ad aiutare la regione a risolvere i suoi problemi, tra cui le migrazioni, il traffico di droga, la crisi Venezuelana, la ripresa post-pandemica e la crisi climatica.
L’anno scorso, in Ecuador, Blinken aveva spiegato che gli Stati Uniti non stanno chiedendo di “scegliere tra loro e la Cina”. Ma le recenti tensioni tra le due grandi potenze, tra lo status di Taiwan e le relazioni in America Latina, potrebbero rendere complicato per l’America Latina mantenere la politica di “non-allineamento attivo”, costringendo i singoli paesi a scegliere.
Foto di copertina EPA/SARAH SILBIGER / POOL