Come viene vista la campagna elettorale italiana dai corrispondenti esteri? Quale l’interesse per le elezioni del 25 settembre? Il forum di AffarInternazionali “La campagna elettorale italiana vista dalla stampa estera”, moderato da Francesco De Leo e Leo Goretti con la partecipazione del presidente Iai Ferdinando Nelli Feroci, ha approfondito i temi della campagna elettorale con i corrispondenti Virginia Kirst (Die Welt), Irene Savio (El Periodico), Philip Willan (The Times) e il politologo Marc Lazar (Luiss).
Parigi: tre livelli di preoccupazione
Le elezioni italiane previste per il 25 settembre sono percepite come un “punto di cambiamento possibile per il sistema politico e democratico”, ha osservato lo storico e politologo Marc Lazar. L’interesse dei media francesi per le elezioni italiane si articola in “tre livelli di preoccupazione”. Il primo riguarda direttamente la figura di Giorgia Meloni, la sua storia e la sua dibattuta aderenza ai valori del fascismo. I media francesi risultano, infatti, particolarmente interessati al salto effettuato nei sondaggi da Fratelli d’Italia “da un 4% a un già annunciato successo elettorale” continua Lazar.
Media di riferimento della destra francese, come Le Figaro, osservano da tempo con attenzione l’operazione di creazione di una “coalizione delle destre per vincere. L’Italia, dopo la Svezia, dimostra che esiste il modo di creare una coalizione che vada dalla destra moderata alla destra radicale”, spiega il politologo. Queste alleanze permetterebbero, se messe in atto, anche alle destre francesi di vincere le elezioni.
Un secondo livello di preoccupazione riguarda l’Europa. “La luna di miele tra Macron e Draghi sta volgendo al termine” commenta Lazar per evidenziare quanto possa cambiare la posizione dell’Italia in Europa con un governo di centro destra. Gli accordi raggiunti, infatti, sulla rinegoziazione dei criteri di Maastricht, sulla necessità di una difesa europea, di una politica comune su salute e migranti e sul sostegno al popolo ucraino contro i russi potrebbero venire radicalmente rovesciati, a favore di “un nuovo asse Varsavia – Roma – Budapest”.
“Il rapporto italo-francese rappresenta un ultimo motivo di preoccupazione” conclude Lazar per analizzare l’ostilità della destra italiana, soprattutto di Fratelli d’Italia, nei confronti del governo francese. Il futuro del Trattato del Quirinale, sembra quindi messo in discussione dal risultato delle elezioni del 25 settembre.
Un nuovo corso per le destre europee?
Leo Goretti, co-editor di The International Spectator, ha posto l’attenzione sulla complessità dello scenario italiano: “alcune tornate elettorali, come quella del 1948 e quella del 1994, hanno segnato in modo duraturo il sistema politico italiano”, osserva Goretti per indagare quanto queste elezioni possano radicalmente cambiare l’Italia.
Secondo Lazar esiste un fatto storico indiscutibile, rappresentato dall’eventualità della prima donna Presidente del Consiglio che ha una “esperienza nata nel fascismo. Il 2022 per questo entrerà nei libri di storia”. Tuttavia, vi è un ulteriore elemento di novità per il politologo, rappresentato dalla prospettiva di “ricomposizione politica” implicita nel progetto di Meloni di “costruire un grande partito di destra in Italia sul modello del Partito Repubblicano” degli Stati Uniti.
Per Lazar la relazione tra le due leader della destra europea – Giorgia Meloni e Marine Le Pen è una relazione complicata, nonostante si tratti di “due donne in un mondo molto maschile che condividono punti in comune”, come l’approccio all’Unione Europea, la critica all’Islam e all’immigrazione clandestina. Più forti, però, risultano le divergenze, cristallizzate dall’ “appartenenza di Fratelli d’Italia al gruppo dei conservatori e riformisti del Parlamento Europeo e di Rassemblement National al gruppo identità e democrazia”. Si tratta di divergenze di valori, con Le Pen che predilige la laicità dello stato e Meloni che si aggrappa all’identità cristiana del suo elettorato.
Da Berlino dubbi sul passato fascista di Meloni
La giornalista Virginia Kirst della testata Die Welt riporta l’attenzione sulla preoccupazione dei media tedeschi per la “salita di una fascista al Governo in Italia”, un timore molto presente in tutta Europa.
Tuttavia, a movimentare ancora di più gli osservatori di Berlino è il futuro delle relazioni italo-tedesche. “In Germania l’Italia è vista come un partner importante, che serve. Giorgia Meloni ha spesso criticato la Germania dandole la colpa di tutto quello che è andato in male in Europa”, ha osservato Kirst.
Vox e il laboratorio Italia
Secondo la giornalista Irene Savio, ci sono molti punti in comune fra la Spagna e l’Italia. “Giorgia Meloni ha citato più volte Vox, esprimendo il desiderio che in Spagna accada qualcosa di simile” alla parallela ascesa italiana dell’estrema destra. Savio ha discusso la continuità di valori fra gli elettorati di destra spagnoli e italiani, sottolineando gli importanti accordi già esistenti fra i paesi oltre che il cammino condiviso in campi come quello dell’energia.
“L’Italia è sempre stata considerata dalla Spagna come un laboratorio che anticipa delle tendenze politiche, ciò che accadrà il 25 settembre rappresenta una preoccupazione anche per questo”, conclude Savio.
Vox, infatti, espressione della destra sociale, sembra aver già recepito molti insegnamenti da Fratelli d’Italia: dalla retorica sulla mancata difesa dei lavoratori da parte della sinistra, alla parallela difesa dell’impresa fino all’esaltazione dell’identità cristiana.
Le assonanze tra il centrosinistra italiano e britannico
Il giornalista Philip Willan, del Times ha poi discusso le posizioni di sfida di Giorgia Meloni contro il cosiddetto politicamente corretto e le contraddizioni personali interne alla coalizione di centro destra, “è curioso come sia Meloni e Salvini, a difesa dei valori della Chiesa Cattolica come la famiglia tradizionale, siano o divorziati, o conviventi o disinteressati alla formazione, per loro stessi, di una famiglia tradizionale. Brandiscono questi valori contro il Papa facendolo sembrare laico a confronto”.
Willan ha puntato i riflettori su un parallelismo importante tra la politica britannica e quella italiana, concentrandosi però sul centro sinistra, “la leadership di Enrico Letta è rassicurante, ma non riesce a galvanizzare il proprio elettorato come Keir Starmer in Gran Bretagna”.
Ciò che colpisce dall’esterno è la scelta di una politica personalizzata: i leader in Italia si identificano con il proprio partito, mettendo il proprio nome nel simbolo e disgregando il senso di comunità e trasmissione dei valori che possano sopravvivere, con il tempo, al leader stesso. “L’Italia è stata un laboratorio politico, potrebbe ora essere l’avanguardia della totale disgregazione della democrazia” conclude Willan.
Nuovo governo, nuove alleanze?
Se, da un lato, anche i partiti facenti capo alla coalizione guidata da Meloni hanno tralasciato di “evocare temi importanti, sicuramente impopolari, ma che dovranno essere affrontati inevitabilmente, come quello del futuro razionamento dell’energia” – ricorda il presidente Iai Ferdinando Nelli Feroci – dall’altro è evidente come un probabile governo di centro-destra “con responsabilità di governo effettive, dovrà modificare la propria narrativa e il proprio posizionamento scegliendo alleati che sono gli autentici alleati del Paese” e che non si trovano nell’Europa dell’Est. La necessaria rimodulazione dell’approccio alla politica di Fratelli d’Italia porrà dei problemi in termini di alleanze – come quella con la Lega di Matteo Salvini – e di rapporto con il proprio elettorato.
*Potete ascoltare la versione integrale del forum AI, nel podcast disponibile qui