Un Paese dalla parte del popolo ucraino, ma diviso sulle cause del conflitto e sulla risposta più adatta alla guerra: è questa la fotografia che si evince dall’annuale sondaggio sulla politica estera italiana realizzato da Iai e Laps con il sostegno della Compagnia di San Paolo.
L’accoglienza temporanea ai rifugiati ucraini raccoglie un’amplissima maggioranza di consensi (80%), ma appena il 58% degli italiani pensa che Putin sia il principale responsabile del conflitto, e il 57% si dichiara contrario all’invio di armi all’Ucraina da parte del governo italiano. Per molti versi, l’indagine conferma che la guerra è in Italia una tematica polarizzante, con idee contrastanti fra gli elettori dei vari schieramenti e partiti su come l’Italia si debba posizionare di fronte all’invasione.
Le responsabilità di Putin e della Russia
La maggioranza assoluta degli italiani concorda che la Russia sia la principale responsabile dell’invasione dell’Ucraina; tuttavia, un quarto di tutti i partecipanti al sondaggio (oltre il 30% tra gli elettori del Movimento Cinque Stelle) addossa invece agli Stati Uniti (17%) o alla Nato (9%) le maggiori responsabilità. Putin ha il gradimento più basso (2,7 su una scala 0-10) fra i leader stranieri: un dato in forte calo rispetto all’anno scorso (4,6), ma con significative oscillazioni tra gli elettori di centrodestra (3,2), quelli di centrosinistra (1,8) e il terzo polo (1,2).
Le divergenze di vedute sono ancor più nette riguardo alle presunte ingerenze russe nel sistema politico italiano: anche se solo l’11% pensa siano illazioni del tutto infondate, il 39% ritiene che si tratti comunque di accuse esagerate e difficilmente dimostrabili. Per la metà restante si tratta invece di accuse “più che fondate”. Questa posizione è largamente maggioritaria fra gli elettori del centro-sinistra (68%) e del terzo polo (67%), mentre solo il 43% degli elettori di centrodestra dà credito alle accuse di ingerenza mosse al Cremlino. Queste diverse percezioni della propaganda russa in Italia sono forse il segno del suo parziale successo, largamente attribuibile alla capacità di adattarsi a un contesto politico-mediatico già fortemente polarizzato.
Solidarietà ai profughi ucraini ma scetticismo sulle armi
Se da un lato l’opinione pubblica è ambivalente sulla Russia, dall’altro si mostra solidale con i profughi ucraini. Come già accennato, l’80% dei cittadini si dice favorevole all’accoglienza temporanea concessa ai profughi ucraini: è d’accordo ad accoglierli sia chi sostiene un diritto universale all’accoglienza (50%), sia chi vede l’accoglienza come misura di solidarietà straordinaria al solo popolo ucraino.
In linea di principio, l’adesione dell’Ucraina alle istituzioni euro-atlantiche è sostenuta da oltre tre quarti degli intervistati, ma le opinioni su come dovrebbe articolarsi nel concreto sono molto differenziate: mentre il 39% è a favore dell’ingresso di Kyiv sia nella Nato che nell’Unione europea, il 29% sostiene invece l’ingresso nella sola Ue. Il 23% si oppone a qualsiasi tipo di integrazione dell’Ucraina nell’una o nell’altra.
Buona parte degli italiani ha una posizione contraria o scettica sul sostegno militare all’Ucraina. Mentre i favorevoli alle sanzioni economiche contro la Federazione Russa sono un’ampia maggioranza (61%), il 57% si dice invece contrario all’invio di armi a Kyiv, dato che supera il 60% tra gli elettori pentastellati. Soltanto nell’elettorato del centrosinistra (60%) e del terzo polo (72%) i favorevoli al sostegno militare sono la maggioranza.
D’altro canto, il 68% della popolazione concorda con l’affermazione secondo cui “Siamo in guerra anche noi perché mandiamo le armi in Ucraina”; la percentuale si assesta al 65% quando agli intervistati viene precisato che questa affermazione è di Silvio Berlusconi, a testimonianza di quanto si tratti di una posizione comunque ampiamente maggioritaria.
A complicare lo scenario si aggiunge la figura del presidente ucraino Zelensky, che sembra essere piuttosto divisiva, raccogliendo un gradimento medio di 4,9 su una scala da 0 a 10 (contro, ad esempio, il 6,7 di Papa Francesco). La maggioranza degli intervistati (55%) giudica comunque positivamente la gestione della crisi ucraina da parte del governo Draghi.
Difesa del fianco est, costi quel che costi?
Posizioni articolate, e in parte contraddittorie, emergono anche per quel che riguarda la presenza di due ulteriori contingenti italiani in Bulgaria e Ungheria a difesa del fianco est della Nato (nel quadro della Very High Readiness Joint Task Force). Da un lato, la maggioranza degli intervistati ritiene che queste missioni contribuiscano alla sicurezza nazionale dell’Italia (57%) e che siano importanti per mantenere buoni rapporti con gli alleati (63%).
Al contempo, il 68% crede che l’invio di truppe in Europa orientale aumenti i rischi di un’escalation nel conflitto con la Russia e il 61% pensa che riduca la probabilità di pace in Ucraina. Queste posizioni riflettono le diffuse preoccupazioni riguardo al conflitto: il rischio di una guerra nucleare e di ulteriori tensioni con la Federazione Russa sono infatti considerate la seconda e la terza principale minaccia alla sicurezza nazionale (con una gravità percepita, rispettivamente, di 8,1 e 7,9 su una scala 0-10), superate soltanto dal cambiamento climatico (8,3).
Questo articolo anticipa alcuni risultati dell’edizione 2022 del periodico sondaggio sugli italiani e la politica estera promosso dall’Istituto Affari Internazionali e dal Laboratorio Analisi Politiche e Sociali (Laps) dell’Università di Siena, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo. Il rapporto di ricerca completo verrà presentato durante un webinar organizzato dallo IAI il 20 ottobre 2022. L’indagine è stata condotta dal LAPS tra il 7 e il 13 settembre 2022 su un campione di 3.021 individui di nazionalità italiana di età eguale o superiore ai 18 anni, aventi accesso ad Internet; moduli diversi sono stati sottoposti a tre sotto-campioni di circa mille rispondenti ciascuno.