La posizione del governo di Nuova Delhi, fra le potenze regionali, è forse quella meno lontana dalla Russia nella tragica escalation della guerra iniziata nel mese di febbraio. Dal punto di vista del diritto internazionale l’India si è distanziata dalla Risoluzione di condanna dell’Assemblea generale Onu con un’astensione, al pari della Cina, ma dal punto di vista diplomatico e della geopolitica il legame fra i due paesi non viene certo messo in sordina.
La sottile diplomazia di Nuova Delhi sembra concentrarsi, con preoccupazione, sulla situazione dei concittadini in Ucraina, e il governo ha più volte chiesto rassicurazioni e collaborazione a Kiev sull’argomento, ma dalle conversazioni ufficiali tra Modi e Putin emerge chiaramente che il leader indiano sia anche molto interessato a sostenere i tentativi di dialogo diretti fra i contendenti, purché appaiano propiziati dal Cremlino.
Un’alleanza strategica di peso
D’altronde la cooperazione non solo strategico-militare fra i due paesi è una tradizione delle loro relazioni internazionali ma si è resa nuovamente corposa fra il 2018 e gli ultimi giorni del 2021. All’inizio di dicembre dello scorso anno, infatti, Vladimir Putin e Narendra Modi, durante il 21° incontro di vertice dei due paesi, hanno sottoscritto una serie di solidi accordi di cooperazione. Tra i 28 documenti e memoranda risaltano quello per una cooperazione nell’approvvigionamento di petrolio greggio fra Rosneft e Indian Oil Corp. Limited, alcune intese commerciali, delle intese di promozione della ricerca nella produzione di prodotti metallurgici, un’intesa per la difesa delle banche dai cyber attacchi, un accordo per la cooperazione aerospaziale e la protezione delle relative tecnologie e naturalmente un accordo programmatico di cooperazione militare.
Quest’ultima intesa, prevista su un orizzonte decennale è un approfondimento degli accordi precedenti fra i due Stati e soprattutto del commercio e sviluppo di tecnologie d’armamento. Secondo gli analisti dello “Stokholm International Peace Research Institute” (SIPRI) già per il quinquennio 2016-2020 l’India era stato il maggior beneficiario della cessione di armi da parte della Russia e l’accordo quadro del 2021 vedrebbe diverse novità per Nuova Delhi come lo sviluppo cooperativo di armamenti contraerei terra-aria.
Chiaramente i benefici della cooperazione sono notevoli per entrambe le parti e la Russia li trova nei mercati offerti dall’India e nelle altre collaborazioni evidenziate (basti pensare all’importanza della ricerca metallurgica in un momento come questo). I contraccolpi delle sanzioni elevate contro la Russia saranno pertanto condivisi anche dall’India per diversi anni. Non deve poi essere dimenticata la convivenza nell’alleanza strategica della Shanghai Cooperation Organization di Russia, India e Cina, sinora sostenuta come una cooperazione essenzialmente nella condivisione dell’intelligence e dell’addestramento militare votato alla lotta al terrorismo e che non potrà non tener conto, nel futuro, di quanto sta avvenendo in questi giorni.
L’atteggiamento dell’India è quindi certamente comprensibile anche se dall’inizio delle ostilità ha dei preoccupati interlocutori sia nel dibattito internazionale che in quello interno. Alcuni ex-diplomatici indiani e certamente i più importanti partiti dell’opposizione, facendo anche leva sulla vittima indiana – uno studente rimasto ucciso a Kharkiv durante un bombardamento – domandano una presa di posizione del governo che condanni quanto intrapreso da Mosca. Alcuni esponenti del Congresso ad esempio definiscono l’atteggiamento di Modi come un odioso bilanciamento verbale che dovrebbe essere abbandonato per una responsabile condanna di quanto avviene.
I rapporti con l’Unione Europea
La posizione di Nuova Delhi potrebbe danneggiare l’India nei suoi rapporti con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna seppure non vi sia ancora stato un interessamento diplomatico diretto. Per ciò che concerne l’Unione europea il quadro è più complesso. La guerra in Ucraina è intervenuta in un momento che analisti come Garima Mohan, del programma di studi sull’Asia del “German Marshall Fund” definivano come propizio per le relazioni fra l’UE e l’India.
Proprio in febbraio, infatti, si era tenuto a Parigi il Forum ministeriale per la cooperazione nell’indo-pacifico. Durante questo importante incontro i paesi europei avevano auspicato, tra l’altro, il coordinamento e la cooperazione, in special modo con l’India, nel campo della sicurezza e della difesa. L’Ue aveva annunciato, in quella occasione, il progetto dell’estensione di una presenza marittima (civile e militare) coordinata, nel nord-ovest dell’Oceano indiano e l’ottimizzazione di tale presenza grazie ad organismi di coordinamento politicamente condivisi. Oltre al campo della cooperazione navale erano stati discussi quelli della cooperazione nel trasporto aereo, nella cyber-security, nella sostenibilità ambientale e nella salute (in funzione post-pandemica).
Il cammino politicamente inclusivo che potrebbe dare a Bruxelles la chance di sostituirsi al vuoto lasciato da una compromettente amicizia con Mosca era stato tracciato pochi giorni prima dell’inizio della guerra. Sta adesso all’iniziativa europea sfruttare il momento contingente per l’ottenimento di due importanti risultati, il primo, immediato e strategico, sul campo ucraino; il secondo, politico e diplomatico, negli equilibri regionali dell’indo-pacifico.
Foto di copertina EPA/HARISH TYAGI