La sicurezza energetica gioca un ruolo importante, non solo nell’ambito della crisi energetica scoppiata nel 2022 in seguito all’aggressione della Russia all’Ucraina, ma anche nel quadro del Green Deal europeo, che prevede l’aumento dell’uso delle energie rinnovabili a scapito dei combustibili fossili. Per garantire la sicurezza energetica, è fondamentale sviluppare tecnologie verdi e rinnovabili, al fine di poter sostenere una progressiva e totale indipendenza dai combustibili fossili.
Tuttavia, quando si parla di transizione energetica e tecnologie verdi, si dà spesso per scontata la possibilità di un approvvigionamento costante di materie prime critiche, così chiamate per la loro importanza strategica nella transizione ecologica ma caratterizzate, allo stesso tempo, da un elevato rischio di approvvigionamento. Le carenze che l’Ue ha dovuto affrontare a causa della crisi energetica hanno evidenziato, quindi, la preoccupante incertezza e il rischio di una forte dipendenza da Paesi terzi monopolistici. Per diventare il primo continente neutrale dal punto di vista climatico, è dunque essenziale costruire solide fondamenta basate su un approvvigionamento sicuro e sostenibile a lungo termine.
La risposta dell’Ue sulle materie prime critiche
Per far fronte alla preoccupante carenza di materie prime critiche, il 16 marzo 2023, la Commissione europea ha pubblicato la proposta sul Critical Raw Materials Act (CRMA), contenente una serie completa di azioni per garantire l’accesso dell’Ue a un approvvigionamento sicuro, diversificato, accessibile e sostenibile di materie prime essenziali. La proposta legislativa prevede l’implementazione della capacità dell’Ue di estrarre i minerali o i concentrati necessari per produrre almeno il 10% del consumo annuale di materie prime strategiche dell’Unione; la sua capacità di trasformazione di produrre almeno il 40% del consumo annuale di materie prime strategiche; la sua capacità di riciclaggio di produrre almeno il 15% del consumo annuale di materie prime strategiche.
Inoltre, il CRMA prevede che, entro il 2030, non più del 65% del consumo annuale dell’Unione di ciascuna materia prima strategica, in qualsiasi fase di lavorazione pertinente, dovrà provenire da un unico Paese terzo. In attesa dell’entrata in vigore della proposta legislativa, è essenziale concentrarsi su una scelta attenta, ma anche flessibile, delle materie prime da includere nell’elenco delle “materie prime critiche“, sulla base di quei settori considerati di primaria importanza per l’economia europea. Un ulteriore sforzo richiesto all’UE sarebbe quello di concentrarsi sugli investimenti in ricerca e innovazione per l’estrazione e la lavorazione dei materiali critici in Europa, nonché per il loro riciclo e circolarità: ciò renderebbe l’Ue meno dipendente dalle importazioni extra-Ue.
La creazione di un ambiente favorevole agli investimenti per i progetti di estrazione, raffinazione e riciclaggio – ad esempio, bassi costi energetici, procedure autorizzative rapide, standard ambientali pratici, lavoratori qualificati – è quindi essenziale per garantire che gli obiettivi della legislazione europea siano raggiunti insieme agli obiettivi climatici europei, ma anche per esercitare l’autosufficienza dell’Ue nell’approvvigionamento di queste risorse. Lo sviluppo delle tecnologie rinnovabili e l’abbandono dei combustibili fossil presuppongono innanzitutto il rafforzamento dei partenariati esterni dell’UE, al fine di diversificare e rafforzare le catene di approvvigionamento delle materie prime critiche. In questo complesso scenario geopolitico, è essenziale diversificare i partner commerciali accelerando la negoziazione di accordi di libero scambio, soprattutto per le materie prime critiche.
Anche la scelta dei Paesi con cui stabilire questi accordi deve essere strategica per l’Unione: i criteri di sostenibilità devono fungere da filtro fondamentale per la scelta dei partner commerciali. Per questo motivo, è fondamentale rafforzare le partnership con i Paesi già impegnati a ridurre l’impatto ambientale della produzione di materie prime critiche, come Australia, Nuova Zelanda e Cile.
Un altro criterio non trascurabile è il livello di democrazia dei Paesi con cui si vogliono stabilire gli accordi commerciali: sarebbe infatti contraddittorio accettare che la produzione di questi materiali avvenga attraverso dinamiche non democratiche e contrarie ai diritti umani, valori fondamentali dell’UE.
L’importanza del confronto
Il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal è un processo che coinvolge una moltitudine di settori, spesso in conflitto tra loro. Nel processo di transizione ecologica, ogni settore deve potersi sentire rappresentato e nessuno deve essere lasciato indietro. A tal fine, può essere utile che l’Unione Europea crei molteplici spazi di discussione ad hoc in cui si possa svolgere un dibattito tra le diverse rappresentanze di interesse coinvolte in prima linea nell’utilizzo di materie prime critiche.
Con la crisi energetica e l’emergenza da Covid-19, l’Ue ha dato prova di resilienza e ha
dimostrato come queste crisi richiedano un grande coordinamento tra le diverse esigenze, ma anche quanto sia importante anticipare i rischi.
Per prepararsi a un mondo decarbonizzato, risulta essenziale non solo affrontare problemi esistenti in un mondo ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili, ma anche anticipare e mitigare eventuali rischi dovuti alle complesse dinamiche geopolitiche e alle vulnerabilità coinvolte nella transizione ecologica.
Questo articolo è un estratto del saggio della quinta classificata dell’edizione 2023 del Premio IAI – “Giovani talenti per l’Italia, l’Europa e il mondo”
Foto di copertina EPA/VASSIL DONEV