La recente visita di Enrico Letta in Germania, che gli è valsa l’endorsement della socialdemocrazia e del cancelliere Olaf Scholz, si inserisce all’interno di una campagna elettorale, che vede la questione delle alleanze pienamente inserita tra i temi di confronto. Si tratta, in molti casi, di un film già visto: per tutta la prima repubblica i partiti si sono scontrati sulle alleanze, sia su quelle fondamentali per il sistema bipolare (Stati Uniti e Unione Sovietica) sia su quelle interne al mondo europeo.
Berlino-Roma: possibili evoluzioni
È però innegabile che, nell’attuale passaggio storico, la questione di come l’Italia si rapporta agli altri attori internazionali è fondamentale per comprendere se il paese, dopo il 25 settembre, manterrà o meno una linea di continuità nella sua collocazione internazionale. Quella della collocazione internazionale è una partita che si gioca nel medio-lungo periodo, in quanto investe una serie di asset non solo politici, ma anche economici e culturali. Detto questo, è però necessario comprendere le possibili evoluzioni nei rapporti tra Roma e le principali capitali.
Un nodo particolarmente complesso riguarda i rapporti tra Italia e Germania. La complessità in questo caso non scaturisce tanto dall’effettiva e reale convergenza tra i due Paesi. La recente storia dei rapporti italo-tedeschi, in particolare quella dal 2018 in poi, mostra che Italia e Germania hanno saputo mantenere una valida sintonia e sviluppare una convergenza strategica al netto delle forze politiche che si alternavano nei due Paesi (di fatto principalmente in Italia).
Ora, però, il “fattore partito” può incidere, potenzialmente anche in negativo, sui rapporti tra i due paesi. Quest’ultimo passaggio elettorale italiano registra il compimento di un processo di transizione del sistema partitico italiano avviatosi da oltre un trentennio. L’uscita da quella che lo storico Pietro Scoppola aveva, con espressione felice, definito la “repubblica dei partiti” ha di fatto creato un disallineamento tra forze politiche italiane e forze politiche tedesche.
Il PD tra CDU e SPD
Fino al 1989 vigeva infatti un forte parallelismo: la Democrazia Cristiana con la CDU/CSU, i socialisti e poi soprattutto comunisti con l’SPD, i liberali del PLI con quelli dell’FDP. L’esplosione del sistema partitico italiano ha rotto questo equilibrio. Questo è meno evidente sul fronte della sinistra: dopo la lunga transizione che ha interessato la sinistra postcomunista, l’attuale Partito Democratico ha ritrovato il collegamento con l’SPD.
È forse anche in questa chiave che va letta la trasferta tedesca di Enrico Letta. Il PD ha financo mostrato la capacità, nell’era Merkel, di sviluppare un dialogo con la cristiano-democrazia. Più complesso è stato il discorso relativo al centro-destra: Forza Italia, il partito dominante di quella coalizione, ha infatti faticato a sviluppare un rapporto costante e diretto con la CDU/CSU. Nel corso degli anni Duemila, alla fine, complice anche la comune appartenenza al Partito Popolare Europeo, le due realtà hanno saputo trovare un modus vivendi, pur senza quell’effettiva convergenza che invece si registra sul fronte del centro-sinistra.
L’incognita Fratelli d’Italia
L’attuale conformazione del panorama politico italiano impone però una riflessione ulteriore. L’affermazione di Fratelli d’Italia come partito dominante nel centro-destra pone un problema non trascurabile di dialogo con i partiti tedeschi. La difficoltà deriva dall’atteggiamento che Fratelli d’Italia, come potenziale partito di governo, assumerà (o non assumerà) verso la Germania, ma anche dall’atteggiamento della politica tedesca verso Fratelli d’Italia.
La CDU/CSU si è spostata, con l’uscita di scena di Merkel, su posizioni meno “centriste”, ma rimane il fatto che l’apertura a destra rappresenta, per l’intera politica tedesca, un passaggio particolarmente difficoltoso (se non un vero e proprio tabù). Dati anche i rapporti non pienamente strutturati che la Lega ha con la politica tedesca, si rileva dunque un’accentuazione dell’asimmetria partitica sul fronte più ampio del centro-destra.
Al di là di come andranno le elezioni del 25 settembre in Italia, si può sostenere che Italia e Germania possono sopravvivere anche all’assenza (o all’asimmetria) di un dialogo tra i partiti dei due paesi. D’altronde la storia degli ultimi vent’anni mostra due paesi che hanno costruito e confermato una partnership strategica senza che vi fosse un chiaro ed esplicito impegno politico in tal senso. Se però si continua a credere che i partiti rappresentino il fulcro delle democrazie parlamentari e che il dialogo tra partiti di diversi paesi sia un effettivo valore aggiunto, allora è necessario avviare una riflessione su questo punto.
Foto di copertina EPA/HANNIBAL HANSCHKE