Molto è stato detto riguardo le divisioni occidentali sulla risposta all’aggressione russa contro l’Ucraina. In realtà c’è un ampio consenso nell’alleanza transatlantica su come procedere se Mosca dovesse invadere il suo vicino. Le differenze più evidenti non vertono sulla strategia – ma su chi dovrà pagare il prezzo per attuarla.
L’Europa fa fronte comune
Certo, i disaccordi esistono. Le ultime settimane hanno messo a nudo divergenze su questioni di guerra e pace nel continente, come Parigi che ha contattato Mosca, con apparente disaccordo di Washington e Londra, e Tallinn che si dispera per il rifiuto di Berlino di consentire l’ingresso di armi di fabbricazione tedesca in Ucraina.
Ma il problema vero è un altro: quando si tratta di dissuadere la Russia, è semplicemente un fatto strutturale che gli europei pagheranno un prezzo molto più alto rispetto ai loro alleati dall’altra parte dell’Atlantico – un prezzo che sono disposti a pagare ma che continuerà ad avere conseguenze anche in futuro.
In gran parte, l’Europa è straordinariamente unita sulla Russia. C’è pieno accordo tra gli alleati sul fatto che le origini di questa crisi risiedano nel dispiegamento della forza militare di Mosca lungo il confine ucraino. Nessuno contesta la open-door-policy della NATO – almeno non formalmente; e tutti concordano sulla necessità di dissuadere la Russia. Nel frattempo, Europa e Usa non sono pronte a entrare in guerra per l’Ucraina – questo è stato ampiamente chiarito.
Le conseguenze delle sanzioni
L’Unione Europea, gli Stati Uniti e il Regno Unito concordano, inoltre, sul fatto che la risposta principale all’aggressione russa siano le sanzioni. E in un raro caso di armonia post-Brexit, si stanno coordinando attivamente su ciò che tali sanzioni potrebbero comportare, con misure economiche di vasta portata che si concentrerebbero sui settori finanziario ed energetico. Come è noto, queste sono le aree in cui la Russia potrebbe essere colpita maggiormente.
È proprio qui che iniziano i guai per l’Europa. Se le sanzioni economiche dovessero essere imposte per rispondere all’aggressione russa e Mosca dovesse reagire con il taglio delle forniture di gas – gli europei ne pagherebbero le spese. Le forniture potrebbero anche essere tagliate in caso di guerra militare su larga scala, con le infrastrutture energetiche che potrebbero diventare un danno collaterale.
I paesi dell’Europa settentrionale e orientale si assumerebbero l’onere più pesante e l’insicurezza energetica europea aumenterebbe a livelli senza precedenti. Con le riserve strategiche a livelli pericolosamente bassi, visto l‘attuale aumento dei prezzi dell’energia, gli europei potrebbero dover affrontare un inverno molto freddo, buio e costoso.
È dunque notevole che in Europa siano apparentemente pronti a pagare le conseguenze di una seria risposta sanzionatoria a un possibile attacco militare russo. Nonostante tutte le critiche a Berlino, è notevole che la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock abbia finalmente riconosciuto che il destino del controverso gasdotto Nord Stream 2 sia effettivamente in gioco.
Quale futuro per l’energia nel continente?
Tutto ciò ha importanti implicazioni per la politica energetica europea. Anche se probabilmente è troppo tardi per evitare il costo economico che deriverebbe dalle sanzioni alla Russia, – malgrado l’attuale agitazione della diplomazia transatlantica s – dobbiamo cominciare a pensare a come ridurre la nostra dipendenza dalla Russia, per arrivare preparati alla prossima inevitabile crisi che ci colpirà.
L’Europa è stata bruscamente svegliata dal sogno che vedeva la sicurezza energetica come una preoccupazione del passato. Sin dal 2014 siamo stati cullati dai bassi prezzi dell’energia, pensando che la sicurezza energetica sarebbe stata raggiunta in modo indolore, semplicemente portando avanti la transizione energetica. Invece, stiamo scoprendo che la sicurezza energetica non può essere raggiunta dall’oggi al domani.
La decarbonizzazione dovrà essere accompagnata dallo sforzo verso un’integrazione energetica interna e una diversificazione esterna. Sviluppare le riserve di gas strategiche congiunte, ampliare e rendere più ecologiche le interdipendenze energetiche con i nostri vicini – inclusa la Russia – e promuovere l’autonomia strategica europea in materia di energia e clima sono pilastri di un’Europa più sicura e sostenibile.
È difficile immaginare che l’attuale crisi andrà a finire senza che nessuna delle due parti subisca un contraccolpo economico. Ma qualunque cosa accada, dato che non sarà la fine di questa vicenda, è importante imparare dalla crisi attuale mentre ci apprestiamo a nuotare in acque agitate all’orizzonte.
Questo articolo è una traduzione dall’articolo di Nathalie Tocci “Europe is ready to pay the cost of Russia sanctions” pubblicato su POLITICO il 02/02/2022.
Foto di copertina EPA/JOHN THYS / POOL