Dopo quasi un anno di attività, il processo della Conferenza sul Futuro dell’Europa (CoFoE) sta giungendo a termine. L’ultimo ciclo di iniziative si sovrappone al lancio dell’Anno europeo dei giovani, che, come la CoFoE, cercherà di porre al centro dell’agenda europea esigenze e prospettive delle generazioni che più hanno patito gli effetti della pandemia. Proprio in quest’ottica l’Istituto Affari Internazionali, in collaborazione con il Centro Studi sul Federalismo, il Collegio Carlo Alberto e Noisiamofuturo, ha voluto organizzare l’evento ibrido «Young European Talks – La Mia Europa», tenutosi a Torino il 22 febbraio 2022 nell’ambito del partenariato strategico con la Fondazione Compagnia di San Paolo.
Democrazia, sicurezza e stato di diritto in Europa
La discussione, che ha visto coinvolti quaranta ragazzi delle superiori provenienti da tutta Italia, si è rifatta in particolare al panel n.2 organizzato lo scorso settembre a Strasburgo dal Parlamento europeo. Il tema centrale è stato il nesso democrazia-sicurezza-stato di diritto, che è da anni identificato come prioritario per la tenuta dell’Unione di fronte a pressioni esterne e interne.
Il valore aggiunto dell’evento è stata la possibilità dei partecipanti di trasporre i tre macrotemi nel contesto delle loro realtà locali e quotidiane, cercando di definire come questi valori astratti si traducono nella loro vita. Questo approccio ha permesso una definizione pragmatica degli ambiti in cui i cittadini si aspettano un maggior peso dell’Ue, al di là del campo d’azione formale individuato dai Trattati.
La lente con cui i ragazzi interpretano le carenze istituzionali europee li porta a sostenere un modello di democrazia che va al di là di una concezione puramente procedurale del processo democratico, dei diritti formali dei cittadini e della sicurezza intesa come semplice incolumità fisica. Ciò che è emerso è stato soprattutto una concezione della sicurezza come tutela del cittadino, protezione delle libertà civiche e prospettive stabili per costruirsi un futuro. Allo stesso tempo, la democrazia è compresa come possibilità di partecipazione alla vita pubblica e garanzia di equità sociale.
Un’educazione civica europea
Le proposte emerse cercano di dare risposte alle difficoltà che l’Unione ha avuto ad affrontare questi aspetti, e in particolare a rispondere alle fragilità emerse con la pandemia e le turbolenze internazionali. In prima battuta è stata individuata la necessità di un’educazione politica abbastanza robusta da neutralizzare la disinformazione ai danni delle istituzioni europee. La fiducia nell’Unione è minata sia da fake news e propaganda, concepite esplicitamente per manipolare la cittadinanza, sia da una comunicazione poco chiara del funzionamento dell’Ue stessa da parte dei media.
Un’ora settimanale di educazione civica europea potrebbe aiutare a contrastare questi fenomeni e spingere le nuove generazioni a sentirsi parte di qualcosa di più ampio. L’effetto sarebbe doppio: da un lato si contribuirebbe ad alimentare le speranze in un futuro condiviso, mentre dall’altro si rafforzerebbero la tenuta sociale e il senso di appartenenza alla comunità europea. Ancillare alla proposta è anche un aumento significativo delle iniziative a cui le scuole degli stati membri possono accedere per far conoscere l’Ue ai propri studenti, una misura che necessiterebbe naturalmente un finanziamento adeguato a organizzare visite presso le istituzioni, acquisto di materiali didattici e simili.
La salute pubblica come presupposto di democrazia
Il secondo blocco di proposte riguarda la garanzia della salute pubblica. Questa è vista sia in chiave di “sicurezza sanitaria” e di incolumità dei cittadini, sia come diritto alla base della partecipazione democratica.
La concezione di salute si è espansa per includere nuove dimensioni, e le conseguenze psicologiche delle misure per la lotta alla pandemia si faranno sentire ancora a lungo specialmente nelle fasce più giovani della popolazione. I partecipanti hanno indicato alcuni interventi che gli stati membri dovrebbero intraprendere (specialmente nel contesto italiano): detassazione di prodotti di base come tampax, pannolini e simili, ma anche la creazione di supporti psicologici adeguati. L’Ue potrebbe spingere affinché professori e maestri ricevano formazione psicologica e “educazione emotiva” per riconoscere le sofferenze degli studenti e accompagnarli verso percorsi di ascolto.
Verso una consultazione permanente dei cittadini
Infine, i partecipanti hanno discusso su possibili modi con cui i cittadini possano essere maggiormente coinvolti nei processi decisionali dell’Unione. Riflettendo anche gli interventi dei relatori, si è convenuto che la trasformazione della Conferenza sul Futuro dell’Europa in un meccanismo di consultazione permanente possa rappresentare un’iniziativa per dare al pubblico europeo, e in particolare alle generazioni meno rappresentate a livello istituzionale, un modo per far sentire la propria voce nell’Unione, anche in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo nel 2024.
Come da premessa, le proposte presentate dai partecipanti sono emerse in una libera discussione e nonostante i giovani cittadini fossero consapevoli che alcune aree tematiche qui menzionate (l’ambito educativo e sanitario) non sono di competenza dell’Unione. Ciò dimostra, almeno nelle giovani generazioni, un appetito per una revisione dei trattati europei volta a incrementare le competenze e la capacità di azione dell’Unione. Allo stesso tempo, l’ecosistema formativo e informativo viene visto come l’ambito principale nel quale Ue, educatori e media possono e devono fare di più.
Foto di copertina EPA/Robert Ghement