In un momento dominato sulla stampa Usa dalle crisi del Partito Repubblicano, Gavin Newsom si muove, piuttosto palesemente, per costruire un’attenzione nazionale rivolta al suo personaggio.
Il 30 novembre, in una località a oggi ancora da scegliere, su Fox News e con la moderazione del giornalista conservatore Sean Hannity, ci sarà un dibattito tra due Governatori. Se del primo si è tanto parlato in questi mesi, cioè il Governatore della Florida e candidato Presidente per il Partito Repubblicano Ron DeSantis, più perplessità sul perché abbia accettato il confronto vengono per quanto riguarda il suo sfidante, il Governatore della California e uno degli esponenti di spicco del Partito Democratico, Gavin Newsom, ufficialmente non candidato a nessuna posizione.
Gavin Newsom: una spina nel fianco di Biden
Newsom, precedentemente sindaco di San Francisco, poi Lieutenant Governor e ora al secondo mandato da Governatore, si sta rivelando da mesi una spina nel fianco dell’amministrazione Biden, nonostante i comunicati stampa da ambo i lati tentino di descrivere una situazione di concordia di intenti, a onor del vero più simulata che reale.
Durante il secondo dibattito tra i candidati alla presidenza per il Partito Repubblicano, tenutosi alla Reagan Presidential Library, proprio in California, Newsom si è presentato tra il pubblico, con il beneplacito del Presidente, per difendere l’agenda Biden, anche davanti alla stampa, dagli attacchi che da più parti arrivavano durante il confronto televisivo. Pochi giorni dopo è stata rilanciata la notizia del dibattito con DeSantis che ha messo in imbarazzo l’amministrazione; da molti insider della Casa Bianca questo passaggio è chiaramente una mancanza di rispetto, dato che può dare adito a molti di pensare che Newsom stia svolgendo una campagna in ombra.
È risaputo, ed è stato anche analizzato da molti opinionisti anche progressisti, che esiste una remota possibilità che il Presidente non si ricandidi, per motivi di età, acciacchi fisici o semplicemente brutti sondaggi, e molti credono che l’idea del Governatore della California sia rubare il posto, nel caso, a una donna del suo stesso Stato, Kamala Harris, scelta ovvia dal punto di vista istituzionale, meno considerando le difficoltà che Harris ha avuto nello svolgere il suo ruolo, spesso isolata a Washington e costretta a stare molto tempo in Senato nei primi due anni, per via della situazione di assoluta parità tra Democratici e Repubblicani, che solo il suo voto poteva sbloccare.
Oltre ad aver generato risentimento nell’esecutivo, Newsom in questo periodo è stato malvisto anche dalla delegazione del suo Stato al Congresso: la morte della Senatrice Dianne Feinstein ha fatto sì che il Governatore dovesse assolutamente nominare un nuovo membro fino alle elezioni del 2024. Qui sono sorti molti problemi; data l’instabilità fisica di Feinstein che non avrebbe portato a una sua rielezione era già iniziata una campagna per il seggio, che vedeva primariamente coinvolti due deputati: Adam Schiff, vicino a Nancy Pelosi, e la molto progressista Barbara Lee, afroamericana ed esponente del Congressional Black Caucus.
Dato che Newsom aveva detto anzitempo che in caso di nuova nomina avrebbe scelto una donna nera, molti hanno spinto perché nominasse subito Lee, che quindi avrebbe avuto un notevole vantaggio su Schiff, presentandosi alle elezioni del 2024 da Senatrice in carica. Per evitare questo scenario Newsom ha nominato Laphonza Butler, donna afroamericana presidente del PAC Emily’s List, che si impegna all’elezione di donne favorevoli al diritto di aborto, scelta che ha generato panico perché il Governatore ha evidenziato che, qualora lo avesse voluto, Butler avrebbe potuto presentarsi alle elezioni del 2024. Nonostante questo, Butler ha detto che concepisce la sua nomina come ad interim e che non si candiderà alla fine del suo anno di mandato.
I viaggi all’estero e la gestione della California
Infine, Newsom ha scontentato anche molti suoi rappresentanti statali: la California è infatti uno Stato notevolmente progressista, incubatore di molte politiche di sinistra e lo stesso Newsom viene da una storia di proposte radicali. Dovendosi però ora accreditare con un elevato livello di credibilità su scala nazionale ha bisogno di coperture molto più solide al centro, e per questo ha messo il veto su numerosi progetti di legge del suo stesso partito; tra questi uno che inseriva tra le discriminazioni quella legata alla casta, dato che la California ospita molti immigrati del Sud dell’Asia, ritenuta però dal Governatore inutile perché rientrante nelle categorie di sesso, razza, origine e identità di genere già presenti.
Durante il confronto del mese prossimo DeSantis proverà a spingere molto sul fatto che la Florida rappresenta gli Stati Uniti, a differenza della California, un bastione di radicalismo progressista da cui il cittadino medio non può fare altro che scappare, e sarà interessante leggere le risposte del californiano. Non va dimenticato che a marzo Newsom ha lanciato un PAC, Campaign for Democracy, che ha già iniziato a investire 10 milioni su stati estremamente conservatori, come Alabama e Arkansas.
Ulteriore motivo per cui si parla di accreditamento del Governatore della California verso una futura corsa nazionale sono i ripetuti viaggi all’estero di questo periodo; è stato in Israele, in piena crisi tra lo stato ebraico e Hamas, e successivamente in Cina. Se l’amministrazione Biden mantiene una politica di chiusura verso il regime di Xi Jinping, mercoledì 25 ottobre Newsom è stato ricevuto dal Presidente cinese per parlare di affari, soprattutto di agenda del clima, accreditandosi come un partner nella risoluzione del problema, parlando di aree di condivisione di tecnologie e politiche climatiche.
Per di più non è stato zitto, come si pensava alla vigilia del viaggio, sulla questione dei diritti umani: ha perorato con Xi la causa di David Lin, pastore cristiano di Orange County detenuto in Cina dal 2006 e che non vede la figlia dal 2010. È vero che non ha ottenuto molto, dato che pare Lin dovrà rimanere in carcere fino al 2029, già in accorciamento rispetto all’ergastolo, ma l’ampiezza degli argomenti trattati, non solo affari, e addirittura il dialogo a porte chiuse con Xi Jinping, fa pensare a un viaggio ben strutturato e che vuole propagandare molto di più di qualche accordo sulle emissioni con alcune compagnie cinesi.
In conclusione, è vero che le aperture per una candidatura nel 2024 sono spiragli quasi impossibili da aprire, ma Newsom sta utilizzando queste piccole possibilità per costruirsi un vantaggio forte sui possibili altri candidati nel 2028, dato che comunque, in un raggio di contendenti sempre più diverso, dovrà convincere il mondo progressista che il Partito Democratico ha bisogno di un altro uomo bianco.
Questo articolo, a cura di marco Arvati, è stato realizzato da in collaborazione con la redazione di Jefferson – Lettere sull’America, una newsletter a cura di Matteo Muzio
foto di copertina EPA/ALLISON DINNER