16 Settembre 2024

Il conflitto irrisolto della transizione energetica in Europa

La guerra russo-ucraina ha portato al centro del dibattito politico la necessità di rafforzare la sicurezza energetica degli Stati dell’Ue, portando alla luce un dilemma che vede contrapposte la necessità di accelerare la transizione energetica e raggiungere gli obiettivi del Green Deal Europeo da una parte e il bisogno di disporre di un approvvigionamento di energia che garantisca standard di vita adeguati per i cittadini degli stati europei dall’altra.

Differenziare in modo sostenibile

I primi passi sono stati fatti riguardo alla differenziazione delle fonti di fornitura delle risorse energetiche. L’Ue, con il progetto REPowerEU, ha raggiunto dei risultati soddisfacenti per quanto riguarda il superamento della dipendenza dal gas russo, passando dal 41% di importazioni di gas russo nell’agosto 2021 all’8% di settembre 2022, investendo nel gas naturale liquefatto (GNL) e stabilendo rapporti con Paesi terzi per la fornitura via gasdotto. Inoltre, l’Ue ha introdotto nuovi standard legati allo stoccaggio di gas, riuscendo a raggiungere ottimi livelli di riempimento delle strutture di stoccaggio.

Relativamente alla differenziazione delle fonti energetiche, la crisi energetica aveva spinto a riconsiderare l’aumento della produzione di energia tramite combustibili fossili, soluzione che avrebbe messo a rischio il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal. Una strada da perseguire, riguarda l’utilizzo dell’energia rinnovabile, tuttavia, dato che le tecnologie rinnovabili non possono coprire tutto il fabbisogno energetico di un Paese, l’Ue con REpowerEU, sta contando sull’idrocarburo meno dannoso, il gas naturale.

Trasporti, residenze, industrie: ridurre i consumi

Riguardo l’efficienza energetica, tassello fondamentale per una transizione che si coniughi con la sicurezza energetica, un primo passo è stato effettuato spingendo gli Stati membri dell’Unione a ridurre volontariamente del 15% il consumo di gas nell’inverno del 2022. Nonostante questi risultati, ci sono ancora altre strade da perseguire, una di queste riguarda il miglioramento delle tecnologie per ridurre i consumi nei processi di conversione e i consumi interni agli impianti di produzione di elettricità dato che, se guardiamo alle percentuali di rapporto tra consumi finali di energia e consumi totali di energia, l’Ue registra risultati migliorabili.

L’obiettivo di migliorare l’efficienza energetica va di pari passo con la necessità di rafforzare i programmi di ricerca e sviluppo in modo tale da migliorare la prima in settori energivori come i trasporti, il settore residenziale, e le industrie, che secondo un articolo pubblicato su Our World In Data, nel 2016 oltre a consumare ingenti quantità di energia erano anche la fonte di circa il 57% di emissioni di CO2 globali.

Aumentare l’efficienza in questi settori permetterebbe di fare passi avanti sia riguardo gli obiettivi del Green Deal che riguardo la sicurezza energetica. Per quanto riguarda il settore residenziale, programmi di ricerca e sviluppo potrebbero puntare sull’abbattimento dei costi per costruire edifici verdi, e sulla necessità di diminuire l’albedo e aumentare le aree verdi nelle nostre città, per evitare fenomeni quali l’isola di calore urbano che oltre a causare problemi di salute, spingono le persone a utilizzare i condizionatori, aumentando i consumi di energia e contribuendo ad aumentare il verificarsi di fenomeni di caldo estremo.

Il settore dei trasporti resta uno dei più energivori e uno di quelli in cui si fa più affidamento al petrolio. L’Ue dovrebbe spingere i propri cittadini verso scelte meno impattanti, rafforzando il trasporto pubblico, pubblicizzando campagne di soft mobility e lavorando su progetti che migliorino le tecnologie legate ai veicoli elettrici. Per quanto riguarda l’energia utilizzata dalle industrie, la ricerca dovrebbe puntare a progetti che sviluppino tecnologie capaci di ottimizzare l’utilizzo di energia nelle industrie. Inoltre l’Ue potrebbe rafforzare i tagli alle emissioni nell’ambito dell’Emission Trading System (ETS), controllando ulteriormente lo scambio di queste ultime tra le varie aziende.

La corsa alle terre rare

L’Ue deve anche affrontare una sfida, riguardante l’approvvigionamento di minerali critici come il cadmio, cobalto e le terre rare che sono fondamentali per le tecnologie rinnovabili. Ad oggi vi è una dipendenza dalle importazioni da paesi come la Cina, possessore di giacimenti di terre rare. L’Ue dovrebbe mirare a una collaborazione con i Paesi che dispongono di tali minerali, senza mettere in secondo piano l’aspetto sociale e le criticità di tali tecnologie. Infatti, l’estrazione di questi minerali porta allo sfruttamento di migliaia di lavoratori, bisognerebbe quindi promuovere rapporti commerciali che puntino all’instaurazione di un mercato che renda possibile l’estrazione dei minerali evitando lo sfruttamento dei lavoratori e delle risorse, permettendo ai paesi che possiedono questi giacimenti di attuare una propria politica basata sulle rinnovabili. Occorre, infatti, ricordare che il cambiamento climatico è un problema globale, per cui raggiungere gli obiettivi del Green Deal sfruttando i mercati dei paesi in via di sviluppo non porterebbe vantaggi né agli uni né agli altri.

Coniugare la sicurezza energetica e la transizione energetica si presenta come un banco di prova per l’Ue, e per gli Stati membri che dovranno mettere da parte le loro differenze, legate alle diverse necessità, per raggiungere gli obiettivi che si sono posti.

Foto di copertina EPA/STEPHANIE LECOCQ

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