La politica di cooperazione allo sviluppo non ha mai goduto in Italia di grande attenzione né di un ampio sostegno presso i politici e l’opinione pubblica, fatta eccezione per le campagne di alcuni partiti negli anni ’80. Non si tratta tuttavia di un’anomalia nel panorama internazionale.
Tre aspetti della cooperazione in Italia
Il pubblico italiano manifesta infatti atteggiamenti simili a quelli di altri paesi sotto almeno tre aspetti. Primo, c’è una diffusa consapevolezza della rilevanza di questa politica. Nel corso degli ultimi venti anni, più dell’80% degli italiani ha costantemente espresso, nei sondaggi, l’opinione che “aiutare i paesi sottosviluppati in Africa, America Latina, Asia” sia importante. Secondo, l’idea di dedicare più risorse finanziarie all’aiuto pubblico allo sviluppo riscuote però scarso consenso – non più di un quarto degli italiani è favorevole. Terzo, si riscontra una conoscenza limitata delle modalità e degli obiettivi della cooperazione allo sviluppo dell’Italia: il tipo di aiuto erogato, il ministero che ne è responsabile, i paesi a cui è destinato, i livelli quantitativi a cui si attesta.
Da questo quadro poco incoraggiante si trae spesso la conclusione che sia non solo inutile ma addirittura controproducente tener conto degli atteggiamenti dell’opinione pubblica sulla cooperazione: sarebbe meglio ignorarli. Tuttavia, come in altri paesi, questa immagine negativa deriva non solo dall’apparente disinteresse e cinismo dei cittadini, ma anche dal modo in cui vengono poste al pubblico le domande e dalla natura stessa della politica di cooperazione.
Quali caratteristiche della cooperazione contano?
La cooperazione allo sviluppo è un settore di policy pieno di incertezze e complessità. Non solo le valutazioni sull’efficacia degli aiuti allo sviluppo non sono univoche, ma la varietà di canali e motivi per erogare aiuti, l’alta fungibilità delle risorse pubbliche e i cambiamenti nelle motivazioni della politica rendono lo scenario di difficile comprensione sia all’opinione pubblica che agli stessi esperti. In aggiunta, le domande dei sondaggi non tengono conto di questa complessità. Vale perciò la pena chiedersi se, piuttosto che interrogare gli italiani sulla cooperazione nel suo complesso, non sia preferibile approfondire se, e in che misura, siano sensibili a caratteristiche specifiche della cooperazione.
Un’analisi di questo tipo è stata condotta nell’ambito dell’indagine IAI-LAPS 2022. Un “esperimento congiunto” è stato sottoposto agli intervistati per capire quali programmi e quali paesi l’Italia è disposta ad aiutare. Sono stati proposti due programmi di aiuto con quattro caratteristiche:
– eventuali benefici per l’Italia (commercio, materie prime, lotta all’immigrazione clandestina, lotta al cambiamento climatico);
– costi economici per l’Italia (quantificati in 20, 50, 75 milioni di euro);
– potenziali problemi legati al paese partner (difficoltà pratiche nel realizzare progetti, corruzione dei politici locali, violazione dei diritti umani);
– approccio del governo italiano nell’affrontare i problemi di implementazione (ignorarli o cambiare strategia aumentando il budget per attori governativi o non governativi).
Tali profili combinavano in maniera casuale tutte le condizioni possibili. In questo modo, è stato possibile valutare l’effetto marginale medio di ciascuna condizione, al netto del resto dei trattamenti, sul sostegno per il relativo programma. Per ciascun programma, gli intervistati dovevano esprimere il loro livello di sostegno su una scala da 0 (assoluta opposizione) a 10 (assoluto sostegno).
La figura 1 mostra l’effetto (AMCE) che ogni caratteristica del programma ha esercitato sul sostegno allo stesso, aumentando o diminuendo l’approvazione rispetto alla categoria scelta come riferimento (rappresentata dai punti giustapposti sulla linea verticale corrispondente allo zero). Per ciascuna condizione, quando i punti si posizionano sulla destra, le corrispondenti caratteristiche aumentano l’approvazione del programma rispetto alla categoria di riferimento; quando si posizionano sulla sinistra, la diminuiscono. Infine, l’effetto risulta statisticamente significativo quando la linea dell’intervallo di confidenza per quella stima non si sovrappone alla linea verticale.
Per gli italiani intervistati tutte e quattro le caratteristiche producono effetti sul sostegno ai programmi di sviluppo. Emerge che rispetto alla più generica “difficoltà di realizzazione del programma”, gli italiani penalizzano piuttosto i programmi che hanno benefici “limitati” per l’Italia, a prescindere dal settore su cui si realizza la collaborazione; quelli più costosi per il nostro Paese (75 milioni di euro); ed in particolar modo quelli rivolti a paesi autoritari. Infine, gli italiani preferiscono portare a termine un programma già avviato piuttosto che abbandonarlo, anche quando l’alternativa è spendere di più. E in questo caso, non sembra essere rilevante quale tipo di organizzazione riceverà il finanziamento né a quanto ammonti l’incremento dei finanziamenti.
Differenze nell’elettorato
La figura 2 replica l’analisi precedente, separando questa volta il campione tra elettori di centro-destra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi per l’Italia) e centro-sinistra (Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa e Impegno Civico). I pannelli a sinistra e al centro mostrano le stime nei due sotto-gruppi presi separatamente, mentre l’ultimo a destra mostra la differenza tra le due stime precedenti per evidenziare eventuali differenze significative.
Com’è possibile vedere, non si notano particolari effetti di moderazione delle intenzioni di voto sulle determinanti discusse prima, con un’eccezione: gli elettori di centro-sinistra tendono a penalizzare di più i programmi a favore di un governo con caratteri autoritari, rispetto a quelli in cui, invece, il problema è solo la fattibilità tecnica.
In un quadro di sostanziale “parsimoniosità” degli interventi auspicati – emerge anche in questo esperimento la riluttanza a investire somme consistenti – gli intervistati hanno tuttavia idee chiare su chi aiutare e cosa fare in caso di problemi. È netta la preferenza per Paesi che rispettano le loro popolazioni e per portare a termine gli impegni, una volta presi, anche se ciò comporta un aumento dei costi.
Sarebbe auspicabile esplorare in futuro altri aspetti della politica di cooperazione e approfondire la percezione che ne ha l’opinione pubblica sia in Italia che nei paesi partner. Nel frattempo, spetta ai politici dare prova di una maggiore capacità di ascolto e agli esperti di sondaggi fare domande più mirate, che consentano di capire meglio le tendenze dei cittadini in materia di aiuti e solidarietà verso gli altri.
Foto di copertina EPA/Carsten Koall / POOL