Arrivati al quarto mese di guerra, il sostegno europeo all’Ucraina rischia di indebolirsi. La decisione sull’adesione dell’Ucraina all’Ue sarà fondamentale non solo per il futuro dell’allargamento europeo. Negare la candidatura all’Ucraina (o offrirle vuote alternative di candidatura potenziale) rappresenterebbe una debacle per Kyiv e per l’Ue, e una straordinaria vittoria simbolica per Putin.
Altrettanto importante, insieme al riconoscimento di una candidatura vera e propria, è la necessità di accompagnare il processo di adesione con benefici concreti nel breve termine. In questo caso non c’è bisogno di reinventare la ruota ricorrendo a concetti di comunità politiche e geopolitiche europee. Esistono già formule concrete come quella dello Spazio economico europeo che si sono dimostrate utili come gradini verso la piena adesione all’Ue. Prima di diventare Stati membri dell’Ue, Austria, Finlandia e Svezia erano stati membri del SEE e sono successivamente entrati nel mercato unico europeo. Come proposto dalla European Stability Initiative, la stessa traiettoria può essere immaginata per l’Ucraina. Infatti, avendo già fornito protezione temporanea ai cittadini ucraini, l’Ue è in pratica sulla via della liberalizzazione di una delle quattro libertà del singolo mercato: la libertà di circolare e lavorare in tutta l’Ue.
La guerra in Ucraina offre l’opportunità di rilanciare l’allargamento come progetto politico. Ci sono imperativi strategici e etici per coglierla. Questo è vero per l’Ucraina, la cui resistenza all’aggressione russa è indissolubilmente legata ai valori su cui si fonda l’Ue, ma vale anche al di fuori dell’Ucraina. Infatti, il processo di adesione aperto per i Balcani occidentali, piuttosto che essere utilizzato dagli scettici dell’allargamento come scusa per non procedere con l’Ucraina, dovrebbe servire a sostenere queste nuove domande di adesione.
L’Ue rifugio dall’imperialismo russo
L’Ucraina ha presentato la domanda di adesione all’Ue il 28 febbraio 2022, quattro giorni dopo l’inizio dell’invasione russa. Mentre i missili piovevano in tutto il paese e molti temevano che la capitale potesse cadere, il tempismo della domanda di Kyiv potrebbe essere sembrato strano. È vero il contrario. La domanda dell’Ucraina per l’adesione all’Ue è intimamente legata al vero significato che questa guerra e la resistenza ad essa hanno assunto. La Russia non ha invaso l’Ucraina a causa dell’espansione della Nato, dato che tali piani in realtà non esistevano. La Nato può anche essere una preoccupazione a Mosca, ma non è certo il primo, né tantomeno il secondo, al massimo lontanamente un terzo, motivo che spiega la guerra di scelta della Russia.
Questa è una guerra imperiale condotta per negare l’esistenza dell’Ucraina e al suo popolo il diritto all’autodeterminazione all’interno di uno Stato libero e democratico. La resistenza dell’Ucraina è una lotta anticoloniale per l’indipendenza e la libertà. Dato che l’Unione europea si fonda – o dovrebbe fondarsi – sulla protezione dei valori della libertà, dei diritti umani e della democrazia, questo è in definitiva il motivo per cui l’Ucraina vuole entrare nell’Unione, proprio quando le truppe russe hanno attraversato i suoi confini.
Sciogliere le reticenze
Dopo i primi cinque pacchetti di sanzioni approvati alla velocità della luce (considerando gli standard Ue), i leader europei hanno trascorso settimane a litigare sul sesto pacchetto contenente sanzioni petrolifere, apparentemente ostaggio dell’autocrate interno all’Ue, il primo ministro ungherese Viktor Orban. Alla fine, è stato raggiunto un accordo sull’embargo petrolifero, ma pieno di esenzioni, ritardi e tecnicismi da risolvere lungo il percorso.
L’Ue non ha ancora trovato un’intesa sul price cap ai prezzi dell’energia, che richiederebbe una maggioranza qualificata tra gli Stati membri. Sul gas russo, alcuni Stati membri come Bulgaria, Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia, Lituania e la Polonia o hanno interrotto le forniture o è stata Mosca a fare la prima mossa, ma nella maggior parte dei casi il gas continua a fluire e gli europei continuano a riempire la casse di Mosca, ora nei famigerati “conti K” in euro e rubli. In alcuni Stati membri, la reticenza a sostenere militarmente l’Ucraina è (ri)emersa, con i famigerati ritardi nelle consegne di armi tedesche, o con la sempre maggiore opposizione politica al sostegno militare a Kyiv tra i partiti populisti italiani.
La domanda di adesione all’Ue discussa al Consiglio europeo
Tutto questo sta accadendo in vista del Consiglio europeo del 23-24 giugno, nel quale i capi di Stato e di governo sono chiamati a decidere se l’Ucraina, la Moldova e la Georgia possono diventare candidati all’adesione all’Ue, tenendo conto della valutazione della Commissione europea sui tre paesi.
L’Ue si è spesso vantata del proprio potere di trasformare gli altri. In effetti, l’Ucraina, come altri candidati, può e vuole essere trasformata. Ma ora non è solo l’Ue che sta cambiando l’Ucraina, ma l’Ucraina che può cambiare l’Ue, in meglio. Mentre le bandiere europee sventolano a Kyiv e le bandiere ucraine sventolano in tutta l’Unione, i leader europei non possono nascondersi dietro l’indecisione pubblica e devono raccogliere la sfida.
Foto di copertina EPA/Dario Pignatelli HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES