L’Austria ha assunto un ruolo di pioniere nell’introduzione dell’obbligo vaccinale, nonostante la presenza di un rumoroso movimento no-vax e la perplessità di alcuni giuristi. Lo ha deciso in un momento (novembre scorso) in cui deteneva il record dell’incidenza dei contagi (indice oltre 1000).
Le misure anti-Covid in Austria
Venivano subito adottate misure urgenti – lockdown di tre settimane per tutti e fino a nuovo ordine per i non vaccinati, accelerazione della campagna booster – mentre quella più problematica, l’obbligo di vaccinarsi esteso a tutti i maggiorenni eccetto le donne in gravidanza, i guariti da meno di sei mesi e i casi di controindicazione medica, veniva rinviata al 1° febbraio.
Quelle prime misure hanno avuto l’effetto di abbattere drasticamente la frequenza dei contagi, poi risaliti rapidamente dopo le Feste. Oggi l’Austria, con un’incidenza di 2550 a 7 giorni (due volte e mezza quella del suddetto picco di novembre), batte di nuovo l’Italia, superata solo da Francia, Portogallo, Svezia e Svizzera.
L’esempio austriaco ha incoraggiato il mondo politico tedesco a prendere in considerazione l’adozione di una analoga legge (il nuovo Ministro della Salute Karl Lauterbach la caldeggia vivamente, i liberali frenano); e ha contribuito a superare il tabù anche in Italia. Dove però – come è noto – si è preferito procedere per gradi: prima alcune categorie professionali, poi la popolazione ultracinquantenne in quanto più esposta alle complicazioni gravi; la Grecia ha invece fissato il limite inferiore a 60 anni.
Far rispettare l’obbligo vaccinale non è facile
Avvicinandosi la data del 1° febbraio, le diffuse perplessità sulla capacità di far rispettare l’obbligo da parte di una minoranza di renitenti sempre più agguerrita hanno fatto ipotizzare un rinvio di alcuni mesi o qualche forma di attenuazione (contravvenzioni miti, controlli solo saltuari).
Ma grazie al sostegno del partito social-democratico, capeggiato da un medico ed ex Ministro della Salute, Pamela Rendi-Wagner, e di un altro partito di opposizione, i Neos (liberali), il 20 gennaio la coalizione governativa ha potuto far approvare dalla Camera dei Deputati con una maggioranza dell’80% (137 contro 33) la legge voluta dal competente Ministro Wolfgang Mückstein (anche lui un medico), designato dai Verdi.
Contrari senza eccezioni i 28 deputati dell’FPÖ (estrema destra), il cui capo Herbert Kickl ha gridato all’avvento di una “dittatura” e di una nuova “schiavitù”. Fra gli altri quattro partiti solo una manciata di defezioni. La legge è ora all’esame del Bundesrat (Camera delle Regioni), che dovrebbe approvarla il 4 febbraio; entrerà probabilmente in vigore l’8, con una settimana di ritardo.
L’obbligo vaccinale (dal nome ostico per orecchie italiane: Impfpflicht) continua a suscitare perplessità da più parti. Le contravvenzioni previste sono severe (fino a 3600€) ma potrebbero rivelarsi poco efficaci perché ci si aspetta una valanga di ricorsi, cui l’apparato giudiziario dice di non essere in grado di far fronte, in mancanza di una massiccia immissione di personale. La legge esclude il ricorso a mezzi coercitivi, come pure pene detentive in caso di mancato pagamento.
Una lotteria per invogliare a vaccinarsi
I leaders della coalizione popolari-verdi e dell’opposizione social-democratica hanno perciò pensato di affidarsi più alla carota che al bastone: alla vigilia del voto in Parlamento, hanno deciso di introdurre, oltre alla possibilità di condono della multa al contravventore che si vaccina entro due settimane, anche un cospicuo incentivo alle nuove vaccinazioni spontanee: una lotteria con premi da 500€ (in buoni da spendere in negozi, ristoranti, teatri ecc.) che andranno ad un partecipante su dieci.
Il no-vax o ritardatario che si rassegnerà a ricevere le tre dosi avrà dunque 30 probabilità su 100 di intascare il premio; e se molto fortunato vincerà ben 1500€! Una beffa – ha osservato la leader dei Neos – per i bravi cittadini che sono andati a vaccinarsi senza motivi venali. Premi sono inoltre previsti per i comuni che raggiungeranno un tasso di vaccinati particolarmente alto. L’incentivo entrerà in vigore solo a metà marzo. Alla stessa data – non prima – si attiverà in teoria il bastone, cioè inizieranno i controlli e scatteranno le multe.
L’effettività dell’obbligo vaccinale
Un bastone in realtà ammorbidito da uno spesso strato di gomma, che permetterà di ridurre notevolmente e comunque ritardare i casi di effettiva penalizzazione, in modo da non esasperare la massa dei renitenti. I controlli saranno effettuati a campione dagli agenti di polizia, in occasione di ordinari controlli stradali o di verifica dei documenti personali. Esiste un registro centrale delle vaccinazioni, che sarebbe facile collegare al registro dei residenti per far emergere in automatico i nominativi mancanti, ma in una prima fase non si intende farne uso (in nome della sacra protezione dei dati personali).
Le persone non in regola che verranno comunque intercettate riceveranno un avviso, e dovrà passare almeno un mese prima che scatti la contravvenzione. Potranno fare ricorso, accampando motivi di esenzione o contestando l’ammontare fissato, che deve tener conto di reddito, patrimonio e oneri familiari: ogni caso richiederà un dettagliato esame in base ad una serie di criteri di non facile valutazione. Perciò è garantito l’ingorgo delle pratiche, che dopo due anni decadono.
La legge stessa decade fra due anni se non verrà abrogata prima. Prevede inoltre un meccanismo per il proprio annacquamento: una apposita Commissione dovrà verificare fra tre mesi se alla luce di nuove evidenze epidemiologiche, sviluppo delle varianti, tasso di occupazione degli ospedali, dati sull’efficacia dei vaccini, disponibilità di nuove medicine ecc. ricorrano ancora i presupposti per un obbligo vaccinale. Quasi un incoraggiamento ai no-vax a resistere ancora per qualche mese.
Un analogo segnale sembra venire dato dagli ammorbidimenti delle misure anti-Covid annunciati sabato 29: fine del lockdown per i non-vaccinati, prossima abolizione della regola 2G (sarà ammesso il tampone al posto del vaccino) in ristoranti e negozi non essenziali. Quest’ultima misura è stata adottata su insistenza dei governatori delle regioni la cui economia dipende dal turismo invernale, e energicamente criticata da altri, fra cui il sindaco di Vienna. È stata motivata con la previsione di un picco a metà febbraio, ma sarebbe stato più logico attendere l’inizio della discesa.
Un altro altolà è ora venuto al Ministro della Salute dalla Corte Costituzionale: gli ha intimato di rispondere entro il 18 febbraio ad una serie di domande su dieci punti, attinenti ai dati (ad esempio tasso di occupazione degli ospedali, età dei deceduti, percentuale dei ricoverati benché vaccinati) e ai motivi che avrebbero giustificato le restrizioni della libertà anti-Covid.
Nel frattempo, vengono raccolte le firme – sono già alcune centinaia di migliaia – per tre iniziative di referendum abrogativo. Il ruolo dell’Austria come capofila del rigore è dunque gravato da parecchi interrogativi.
Foto di copertina EPA/CHRISTIAN BRUNA