22 Dicembre 2024

Sassoli: “Democrazia, Libertà, Stato di Diritto non sono negoziabili”

Pubblichiamo il discorso del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, scomparso oggi 11 gennaio 2022, inviato al Consiglio europeo del 21 ottobre 2021.

Signore e signori,

Un anno fa eravamo in questa sala a ripetere che tutte le difficoltà, i dolori, i ritardi, le ansie degli europei non sarebbero stati inutili, perché la pandemia ci avrebbe reso migliori, più solidali, più amici e con i nostri Trattati avremmo dimostrato che la democrazia è più forte dei sistemi autoritari.

Un anno fa molti commentatori sostenevano anche che le difficoltà, come nel secondo dopoguerra, ci avrebbero fatti diventare migliori.

Oggi invece siamo in un momento cruciale, e tutti attorno a questo tavolo siamo ben consapevoli della gravità della situazione. L’Unione Europea è in un momento in cui ha bisogno di verità. E non stiamo diventando migliori.

Pochi giorni fa, l’ordinamento giuridico della nostra Unione è stato sfidato. Non sarà di certo la prima o l’ultima volta.

Ma l’Unione non è mai stata messa in discussione in modo così radicale.

Credo che su questo punto spetti a voi e a tutti noi svolgere una riflessione franca e aperta sulla direzione che vogliamo dare alla nostra Unione. Il Parlamento europeo ne ha discusso in aula, come sapete. Abbiamo ascoltato il Primo ministro Morawiecki con molta attenzione, ma vogliamo ribadire che le leggi europee in vigore sono state scritte dalla Polonia insieme a tutti noi, le abbiamo fatte insieme e quindi in nessun modo si può parlare di regole imposte dall’Unione europea. L’Unione europea è fondata sul rispetto da parte di tutti di valori fondamentali e di regole condivise, che tutti abbiamo volontariamente accettato di condividere. I cittadini si aspettano che noi difendiamo questi principi e i cittadini polacchi hanno sfilato in tanti a Varsavia per ricordarcelo.

Abbiamo approvato insieme una legge europea che stabilisce un legame molto stretto tra la protezione del bilancio dell’Unione europea e il rispetto dello stato di diritto. Questa legislazione è attualmente in vigore e noi crediamo che sia necessario utilizzare la procedura prevista in quel quadro per proteggere il nostro bilancio e tutelare lo stato di diritto. Per questo motivo, come sapete, sulla base di una raccomandazione della commissione parlamentare per gli affari giuridici, ho chiesto al servizio giuridico del Parlamento di preparare un ricorso alla Corte di giustizia in modo da assicurare che la legislazione in vigore venga applicata. Noi non intendiamo venir meno al nostro ruolo istituzionale in difesa dei principi fondamentali sui quali si fonda l’Unione europea.

L’esperienza della democrazia implica la pratica continua del dialogo. Lo abbiamo fatto molte volte e io sono convinto che abbiamo le capacità e le risorse per uscire da questa crisi, per ritrovare la strada dell’unità. Ma dobbiamo essere molto chiari: Sebbene la nostra unità sia giustamente rafforzata dalla nostra diversità, vi è una parte non negoziabile del nostro contratto europeo: i nostri valori di democrazia, libertà, Stato di diritto. Questi valori fanno parte del progetto europeo, tutti noi abbiamo scelto di onorarli aderendo all’Unione europea. Il Parlamento europeo sarà molto fermo su questo punto e pronto ad agire per garantirne il rispetto nel quadro delle sue prerogative.

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In anni difficili per la nostra Unione, i nostri Trattati ci hanno permesso di fare il necessario, di fare molto e di farlo insieme. Possiamo essere orgogliosi del lavoro svolto per far fronte alla pandemia. Sul versante sanitario siamo ormai il continente più avanzato nella campagna di vaccinazione, con oltre il 75% degli adulti vaccinati. Sappiamo però che vi è una importante disparità tra gli Stati membri dietro questa cifra. Una disparità che rischia di minare la ripresa e il buon funzionamento del nostro mercato interno e sulla quale dobbiamo quindi ancora agire. E se guardiamo al mondo, questa disparità diventa immensa. Sappiamo bene che non saremo fuori dalla pandemia finché la vaccinazione non sarà accessibile a tutti i Paesi del mondo, soprattutto ai più poveri. Solo il 4% dei cittadini africani è vaccinato e Covax ha ricevuto soltanto 85 milioni di dosi, malgrado le promesse dell’Unione europea e degli Stati Uniti di fornirne oltre un miliardo. Dobbiamo oggi impegnarci a mantenere quella promessa, a condividere dosi di vaccino attraverso Covax o usando il meccanismo di protezione civile dell’Unione europea, perché sappiamo che nessuno sarà al sicuro se non lo saranno tutti.

Signori e Signore,

Siamo ad un momento decisivo anche sul versante della ripresa economica. Tutti i nostri Paesi stanno dando attuazione ai piani di ripresa e resilienza e insieme stiamo decidendo le grandi riforme e le grandi trasformazioni che dovranno cambiare il volto delle nostre economie e delle nostre società. Abbiamo insieme deciso che questa trasformazione dovrà seguire tre direttrici essenziali: la sostenibilità ambientale, la digitalizzazione e la giustizia sociale. Fra alcuni giorni comincerà a Glasgow la COP26. Il Parlamento si aspetta che in questa occasione l’Unione europea confermi la sua leadership e lavori per portare tutti i partner globali a definire obiettivi precisi e stringenti, se necessario al rialzo, per restare al passo con l’accordo di Parigi. Sappiamo bene che se saremo i migliori da soli, non riusciremo mai a produrre il cambiamento necessario ad invertire la rotta del cambiamento climatico. Solo insieme potremo farlo e spetta all’Unione europea guidare questa grande trasformazione epocale. Questo vuol dire anche dare piena coerenza alle nostre parole e alle nostre promesse, in particolare garantendo ai Paesi in via di sviluppo il sostegno necessario di 100Md $ per poter essere al centro di questa trasformazione.

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Sappiamo che, nel pieno di queste grandi trasformazioni ambientali e digitali, non possiamo permetterci di lasciare nessuno indietro. Non possiamo permetterci di scegliere tra giustizia sociale e transizione ambientale. L’aumento dei prezzi dell’energia ha cause diverse, alcune legate a dinamiche geopolitiche, altre a fattori connessi al mercato dell’energia. Come abbiamo sempre affermato, dobbiamo affrontare da subito l’impatto sociale potenziale della trasformazione verde e digitale che stiamo avviando e attuare senza indugio i meccanismi di solidarietà che abbiamo previsto per far fronte alle crisi, in particolare attraverso la creazione di un Fondo sociale per il clima, che vada ad integrare il Fondo per una transizione giusta che abbiamo già varato, per garantire che nessuno sia lasciato indietro.

Signore e signori,

Nel corso di questa crisi, l’Unione europea, noi tutti insieme abbiamo saputo adattare il quadro di governance economica e fiscale per accompagnare l’emergenza e sostenere la ripresa. E sappiamo che la ripresa necessiterà ancora di investimenti molto importanti per garantire la trasformazione di cui abbiamo bisogno, in particolare la transizione verde e digitale – investimenti che solo in parte potranno essere sostenuti dal nuovo quadro finanziario pluriennale e da Next Generation EU.

Ritengo che sia necessario procedere, secondo gli impegni e il calendario previsti, alla adozione di nuove risorse proprie dell’Unione, compreso il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), o l’ampliamento del sistema di autorizzazione delle emissioni (ETS).

Ma la fase che stiamo attraversando richiede a tutti noi una riflessione sulla necessità di aggiornare le nostre regole per adattarle a questo nuovo contesto. Desidero salutare la comunicazione della Commissione sul futuro della  governance economica dopo la pandemia di Covid-19. Credo che sia giusto avviare insieme un dibattito intorno alle questioni che questo documento individua. In particolare, dovremmo ragionare in parallelo su una migliore considerazione della sostenibilità della spesa pubblica e su una valorizzazione degli investimenti a favore della transizione ecologica (investimenti «verdi») in modo da consentire agli Stati membri di poter effettuare le spese necessarie al Patto verde e alla transizione ecologica.

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Infine, vorrei concludere affrontando il tema, al centro della vostra discussione, di una politica europea di immigrazione e asilo. Sappiamo bene quanto sia complessa questa discussione tra noi, però credo spetti proprio all’Unione europea un salto di responsabilità e coraggio.

La nostra incapacità di decidere su una politica comune mostra ai nostri avversari tutta la nostra debolezza. Di fronte a chi usa i migranti come arma ibrida, non è un segnale di forza pensare di costruire un muro alle frontiere esterne. Davanti alla tragedia afghana e alla sfida geopolitica che si apre in quel teatro del mondo, non è un segno di forza scaricare tutta la responsabilità dell’accoglienza sui Paesi della regione, senza assumersene almeno una parte, come una grande potenza dovrebbe fare. Gestire i movimenti migratori con unità, in modo controllato e ordinato, in cooperazione con i nostri partner, sarebbe invece un segno della nostra forza e della nostra capacità politica. Il patto sulla migrazione e l’asilo è lo strumento che dobbiamo usare per essere uniti e più forti.

Signore e signori, cari amici, ho ritenuto utile condividere con voi i nostri motivi di inquietudine e le ragioni per il rilancio e la ripresa della nostra Unione.

Buon lavoro!

Foto di copertina EPA/JULIEN WARNAND / POOL

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