L’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (Odihr) dell’Osce è nato da una visione unica, concepita durante la Guerra fredda – nel 1975, ad Helsinki – quando i leader dell’Alleanza atlantica e del Patto di Varsavia, paesi con sistemi politici agli antipodi, definirono la sicurezza comune dei paesi Osce collegandola in modo irreversibile – per la prima volta nella storia – al rispetto di democrazia e diritti umani.
Un mandato ancora attuale
Quella visione prese corpo nel 1991 quando – mentre l’Unione Sovietica si dissolveva – Odihr fu istituito a Varsavia, sotto la guida di un ambasciatore italiano, Luchino Cortese. Oggi, tre decenni dopo, non possiamo che ammirare quella visione per la chiarezza e il ruolo che ha avuto nel migliorare le nostre società e le nostre vite, contribuendo a diffondere la democrazia in Europa.
Dal 1991 ad oggi le libertà civili sono cresciute e processi elettorali competitivi regolano la vita politica dei nostri stati, che sono divenuti più tolleranti e inclusivi. Nonostante ciò, la difesa dello stato di diritto e la lotta alle discriminazioni continuano ad essere sempre più attuali e urgenti. L’ODIHR ha svolto un ruolo centrale nell’attuazione di questi obiettivi. Dall’osservazione di oltre 400 processi elettorali alla lotta ai crimini d’odio, dalla tortura, alla pena di morte e contro la tratta di esseri umani, fino alla promozione della parità di genere: questi sono alcuni settori in cui l’Odihr offre assistenza nel promuovere principi democratici e diritti umani.
Diritti umani per la sicurezza collettiva
Allo stesso tempo, la visione caratteristica dell’Osce, che lega la sicurezza collettiva al rispetto dei diritti umani, esige di respingere le tentazioni antidemocratiche che oggi riemergono con forza, anche nelle democrazie di più lunga tradizione. Questo lavoro non è certo finito. Nonostante un clima geopolitico in cui i diritti umani e il multilateralismo sono sotto attacco, e la contrapposizione tra Nato e Russia riemerge proprio in questi giorni in Ucraina, la risposta deve essere univoca: il dialogo multilaterale fondato sulla sicurezza collettiva è l’unica soluzione ai problemi globali. Nel fare ciò, dobbiamo rafforzare il patrimonio democratico che abbiamo creato negli ultimi decenni, riflettendo sulle carenze e affrontando con decisione le sfide ai diritti umani man mano che si presentano. Come ci ha mostrato chiaramente la pandemia Covid-19, nessun paese è perfetto.
Ecco perché il mandato e il lavoro dell’Odihr sono centrali oggi come 30 anni fa. È un potente promemoria che non possiamo scegliere alcuni aspetti della democrazia ignorandone altri, o garantire certe libertà limitandone altre. Perché la nostra sicurezza collettiva dipende dalla libertà di ognuno di noi e dei paesi in cui viviamo.
Foto di copertina EPA/FLORIAN WIESER