21 Dicembre 2024

Obamacare nel mirino di Donald Trump

Che Donald Trump ce l’avesse con l’Affordable Care Act (ACA), meglio noto come Obamacare, è cosa risaputa. In questi giorni l’ex Presidente e probabile candidato di punta per i Repubblicani per le presidenziali del 2024 è di nuovo partito all’attacco della legge del 2010 voluta da Barack Obama e firmata nel 2010 in materia sanitaria, malgrado i precedenti fallimenti di cancellarla e le varie promesse di sostituirla.

Obamacare e i repubblicani

Obamacare ha ampliato la platea di americani aventi diritto a una copertura sanitaria federale, con un’estensione dei soggetti coperti da Medicaid, il programma federale che fornisce aiuto ai cittadini con basso reddito salariale voluto da Johnson nel 1965.

I Repubblicani si sono sempre dichiarati contrari a tale riforma, portando avanti una campagna aggressiva per smantellarla: nel 2017, quando detenevano la maggioranza sia alla Casa Bianca che al Congresso, fu il Senato (a maggioranza GOP) a respingere la richiesta di abrogazione partita dal quarantacinquesimo Presidente e approvata dalla Camera dei Rappresentanti. Celebre fu il voto contrario di un Repubblicano di ferro come l’allora Senatore dell’Arizona, John McCain.

Uno smacco che Trump non ha recentemente esitato a definire “un momento molto basso per il Partito Repubblicano”. I Repubblicani ci riprovarono con le midterm del 2018, venendo schiacciati da un’onda blu democratica che ormai aveva capito che quello doveva essere il cavallo di battaglia da difendere a tutti i costi. Obamacare è stata di nuovo salvata dalla Corte Suprema nel 2021, pochi mesi dopo l’insediamento di Joe Biden, che ha respinto gli sforzi Repubblicani di annullare la legge. Da quel momento la maggioranza dei Repubblicani ha capito che usare gli attacchi di Obamacare per fare campagna elettorale era in realtà una partita persa in partenza.

Il dibattito sulla sanità ancora aperto

L’ACA è diventato estremamente popolare negli Stati Uniti. Lo scorso maggio un sondaggio di KFF, istituto di ricerca sulle policy in materia sanitaria, ha evidenziato come quasi il 60% degli americani sia favorevole a Obamacare, un sostegno che continua ad aumentare dall’inizio della pandemia di COVID-19. Nel 2020 il 79% degli statunitensi – di cui 66% di elettori Repubblicani – ha dichiarato di non volere un annullamento delle protezioni garantite dall’ACA da parte della Corte Suprema.

Il dibattito sulla sanità è largamente dominato dai Democratici e lo stesso Joe Biden si è impegnato durante il suo mandato in tal senso, definendo la sanità “un diritto e non un privilegio” per gli americani. Nonostante i dati parlino chiaro però Trump non si vuole arrendere. In un post su Truth Social dello scorso novembre, ha di nuovo attaccato l’ACA, definendolo una spesa senza controllo e non un buon modello di sanità.

I costi della sanità negli Stati Uniti sono aumentati: secondo i Centers for Medicare & Medicaid Services nel 2022 essi sono saliti a 4400 miliardi di dollari, con una previsione di 6800 miliardi di dollari di spesa per il 2030. Questi aumenti, nonostante lo stop pandemico, non sono però dovuti a Obamacare, piuttosto ad altre cause come l’incremento dei costi delle tecnologie in campo medico, sempre più avanzate, una salute sempre più precaria degli americani, il metodo con cui gli operatori sanitari vengono pagati – sulla quantità delle prestazioni sanitarie e non la qualità -, l’inflazione rampante e l’invecchiamento della popolazione.

La  sanità sarà un altro campo di battaglia delle presidenziali in arrivo nel 2024. Tuttavia, dopo cinque volte che Trump millanta nuovi piani sanitari che non ha ancora veramente svelato o proposto, ci si chiede se anche queste recenti affermazioni non siano in realtà un regalo di Natale anticipato per i Democratici, da sempre difensori di Obamacare e che non hanno mai escluso nei loro programmi elettorali di arrivare un giorno a una democratizzazione della sanità, all’abbassamento dei prezzi dei farmaci e alla garanzia di una buona qualità sanitaria in tutte le specialità, in un Paese in cui ancora ci si domanda se l’accessibilità universale alle cure sia o no un diritto.

Questo articolo è a cura di Laura Gaspari, della redazione di Jefferson

foto di copertina EPA/SARAH YENESEL

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