Ad un anno dall’inizio della presidenza di Gustavo Petro, numerosi sono ancora gli attentati nel Paese da parte dei gruppi guerriglieri armati e il rischio di un’escalation della violenza rimane una realtà concreta.
Lo storico accordo di pace del 2016, responsabile dello scioglimento del gruppo di sinistra eversiva Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejército del Pueblo (FARC-EP) come movimento guerrigliero, ha irrimediabilmente prodotto gruppi separatisti al suo interno, decisi a continuare la lotta armata. Specularmente, si è verificato lo stesso fenomeno nelle forze antagoniste di destra, che hanno partecipato al processo di smobilitazione a metà degli anni 2000. Questi gruppi sono ora responsabili del continuo indebolimento dei tentativi di dialogo del governo Petro alla ricerca della “Paz Total”, acconsentendo accordi di cessate al fuoco e poi infrangendoli, come lo dimostra la recente uccisione di quattro minori appartenenti alle popolazioni indigene locali da parte del gruppo guerrigliero separatista Estado Mayor Central (EMC), o l’inosservanza degli accordi governativi del gruppo paramilitare di destra – Clan del Golfo – a marzo 2023.
In un contesto caratterizzato da accordi volatili fra governo e gruppi armati, la variabile chiave è la loro resilienza. In questa direzione va l’accordo di cessate al fuoco di sei mesi raggiunto con una delle maggiori organizzazioni guerrigliere nel territorio – l’Ejército de Liberación Nacional (ELN) -, il più lungo nei suoi sessant’anni di esistenza. Ma il cammino verso la Paz Total è ancora in salita.
Ostacoli alla Paz Total di Petro
I gruppi guerriglieri colombiani si possono dividere in due poli principali: a sinistra le fazioni dissidenti delle storiche FARC-EP, un gruppo di ispirazione marxista-leninista del 1964, le quali non ratificarono l’Accordo di pace del 2016, tra queste le principali sono l’EMC – 3.530 attivi stimati – e il gruppo Segunda Marquetalia – 1.670 membri.
Nel panorama della sinistra militarmente attiva permane inoltre l’ELN, con i suoi 5.850 componenti, ispirato alla teologia della liberazione e considerato dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea organizzazione terroristica.
Nonostante una certa vicinanza ideologica con le FARC, numerosi sono i conflitti tra l’ELN e i gruppi dissidenti FARC, come dimostrato dai feroci scontri a nord della Colombia dello scorso anno. Dall’Accordo di pace del 2016 con le FARC-EP, l’ELN è il più longevo e influente gruppo armato nel paese.
Tra i gruppi di destra si afferma invece il Clan del Golfo, nato come gruppo paramilitare di autodifesa per resistere alle guerriglie, con vincoli a settori imprenditoriali e politici conservatori, è oggi la seconda maggiore organizzazione, con circa 4.060 affiliati.
Al di fuori di una chiara identità ideologico-politica, almeno 23 gang urbane rimangono operative sul territorio, principalmente a Medellín, Buenaventura e Quibdó – composte da 2.500 membri e coinvolte maggiormente in attività di narcotraffico ed estorsione.
Cosa prevede l’accordo con le FARC
Pietra miliare nella storia della risoluzione del conflitto fra lo Stato colombiano e i principali gruppi guerriglieri è l’Accordo tra il governo Santos (2010-2018) e le FARC-EP nel 2016, risultato di quattro anni di negoziazioni, per il quale Santos ricevette il Nobel per la pace.
L’Accordo finale – nei suoi sei capitoli – affronta le principali questioni che da più di 50 anni caratterizzano il conflitto nel paese: una riforma agraria strutturale, la promozione della partecipazione politica degli ex combattenti e delle vittime, la fine della dimensione armata del conflitto, il contrasto al narcotraffico, giustizia e risarcimento nei confronti delle vittime, ed il monitoraggio dell’implementazione dell’Accordo stesso.
L’elezione del leader del partito Colombia Humana Gustavo Petro, in carica da agosto 2022, ha segnato una svolta storica nel contesto politico colombiano in quanto primo presidente di sinistra ed ex-guerrigliero. L’orientamento del suo partito, così come il passato da attivista nella guerriglia dell’M-19, potrebbero permettergli un vantaggio negoziale con i gruppi armati rispetto ai suoi predecessori, ma anche l’opportunità di riportare nell’agenda politica della sinistra temi che vadano oltre la gestione del conflitto e coinvolgano in maniera radicale il sistema sociale del paese.
L’approccio politico di Petro ha segnato un decisivo cambio di rotta rispetto al suo predecessore. Iván Duque Márquez, (2018-2022) esponente del partito conservatore di destra Centro Democrático, che si era opposto all’Accordo di pace. Di fatto, questo ha favorito il rafforzamento delle fazioni dissidenti FARC-EP, adducendo un tradimento dello Stato verso gli accordi, tradottosi in quello che molti media internazionali hanno etichettato come ‘omicidio sistematico’ nei confronti degli ex ribelli FARC, abbandonati a sé stessi in un processo di smobilitazione e reintegrazione snobbato dal governo Duque.
Al contrario, l’attuale governo ha incluso l’implementazione di almeno 50 dei 373 articoli dell’Accordo nel Piano Nazionale di Sviluppo 2022-2026, includendo temi come la riforma agraria, la reintegrazione sociale e politica degli ex combattenti, l’ampliamento dei programmi di sostituzione delle colture illegali e la giustizia transizionale per le vittime del conflitto.
Petro e la ricerca della Paz Total
Ma Petro si è proposto di andare oltre all’implementazione dell’Accordo del 2016, cercando quella che ha chiamato “Paz Total”, un ambizioso programma con il quale intende raggiungere accordi di pace con i gruppi armati ancora attivi nel paese, in primis i gruppi guerriglieri dell’ELN e i dissidenti FARC-EP, ma anche bande criminali e i gruppi paramilitari di estrema destra.
Il cessate il fuoco con l’ELN entrato in vigore lo scorso 3 agosto e l’istituzione di un meccanismo per definire la modalità di inclusione della società civile nel processo di pace, costituiscono forse il traguardo principale raggiunto dal presidente nella sua scommessa per la pace, ma il processo rimane pieno d’insidie. Innanzitutto, il progresso nel raggiungimento di un accordo complessivo con l’ELN è compromesso dall’incremento di sequestri di quest’ultimo. Il rischio è che il progressivo aumento della violenza nel paese sia un tentativo di boicottaggio di alcune fazioni interne al gruppo per ostacolare i negoziati di pace. Inoltre, il vasto retroterra ideologico e la diversità dei gruppi armati considerati richiede un approccio poliedrico che non è facile mantenere in molteplici processi paralleli.
In terzo luogo, come riportato dalla Croce Rossa, mentre nell’ultimo anno le tensioni tra l’esercito e i gruppi guerriglieri sembrano essere diminuite, gli scontri tra gruppi hanno continuato a destabilizzare il territorio e colpire la popolazione civile. L’aumento della violenza accresce la diffidenza della popolazione nei confronti del governo, che attualmente non risulta essere in grado di portare avanti i tentativi di stabilizzazione del paese e garantire contemporaneamente un livello di sicurezza adeguato. L’indice di gradimento presidenziale è infatti calato di 20 punti percentuali rispetto al suo insediamento, quando si attestava al 56%.
Cresce il malcontento in Colombia
L’insoddisfazione popolare è dovuta non solo al protrarsi della violenza tra gruppi armati ma anche alle frizioni parlamentari nell’ampia coalizione del governo Petro, divisa dalle riforme del sistema sanitario e pensionistico volute dal presidente. Infine, i recenti scandali riguardo presunte irregolarità nel finanziamento della campagna elettorale presidenziale contribuiscono a minarne la credibilità. Le insidie al progetto politico di Petro non derivano quindi solamente dai volubili gruppi guerriglieri: gli scandali e la crescente insoddisfazione del paese potrebbero comprometterlo irrimediabilmente.
Nonostante la violenza in Colombia sia solo leggermente diminuita nell’ultimo anno ed il presidente goda di un tasso di gradimento relativamente basso, i risultati degli attuali sforzi politici per stabilizzare il paese, ed implementare l’accordo del 2016, segnano uno straordinario precedente.
La principale difficoltà di Petro risiede nel colmare il divario formatosi tra le aspettative della sua ambiziosa agenda politica e gli scarsi risultati finora raggiunti. Sebbene gli effetti dei negoziati di pace potranno essere percepiti solamente nel medio-lungo termine, è fondamentale che Petro garantisca dei risultati tangibili nel corso dei prossimi tre anni di presidenza.
Foto di copertina EPA/Mauricio Duenas Castaneda