Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, durante l’ultimo vertice NATO di Vilnius (11 e 12 luglio), ha dato il via libera all’adesione della Svezia alla NATO, con una decisione da molti definita come sorprendente. Dopo un negoziato durato più di un anno, e dopo l’adesione della Finlandia arrivata nei mesi scorsi, Erdoğan ha eliminato il veto sulla richiesta svedese, in essere poiché il presidente turco aveva più volte dichiarato che Stoccolma protegge membri di alcune organizzazioni curde, in particolare del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) considerate terroristiche.
Con la caduta di quest’ultimo veto, per raggiungere l’unanimità prevista dal Trattato NATO per l’adesione di nuovi membri, manca ora solo la decisione ungherese, che, in base a quanto riferito dal segretario generale Jens Stoltenberg, ha chiarito che “non sarà l’ultima a ratificare l’adesione della Svezia”. Resta forte il dibattito sulle implicazioni politiche e strategiche che la nuova adesione comporterà per la NATO e per la Turchia stessa.
Il ritorno dell’adesione all’Ue
Una decisione, quella di Erdogan, che ha saputo sorprendere, come la Turchia ci ha spesso abituato: sul tavolo del negoziato, il presidente turco ha infatti riportato l’adesione del paese all’Unione europea.
Dell’adesione della Turchia all’Ue si discute dal dicembre 1999, quando Ankara ha ottenuto lo status di paese candidato all’Ue. Nell’ottobre 2005 l’Ue e la Turchia hanno avviato negoziati di adesione, che si trovano tuttavia in una fase di stallo dal giugno 2018 a causa della continua regressione del paese in materia di democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali (in particolare a seguito del tentato colpo di stato del luglio 2016). Un’adesione quindi abbastanza difficile da realizzare nell’immediato, come sa bene lo stesso Erdogan, e che incontra un parere non totalmente favorevole da parte dei membri del Consiglio Ue (la stessa presidente Meloni, durante un bilaterale con Erdogan, non avrebbe approfondito il tema, concentrandosi invece sui dossier migranti e terrorismo). Il presidente del Consiglio Charles Michel ha promesso che nel giro di poche settimane sarà presentata un nuovo documento sullo stato delle relazioni UE-Ankara.
Dal canto suo, la Svezia ha espresso il suo interesse ad aderire alla NATO subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, a causa delle crescenti preoccupazioni per la sicurezza regionale e la necessità di consolidare le proprie difese. L’adesione alla NATO fornisce alla Svezia una maggiore sicurezza attraverso la collaborazione e la solidarietà con gli altri membri dell’alleanza. Inoltre, l’entrata della Svezia nella NATO rafforzerebbe anche la presenza dell’alleanza nella regione del Baltico, fornendo un deterrente a eventuali minacce.
Il nodo Turchia-Stati Uniti
Per quanto l’adesione della Svezia e il veto turco sembrino essere questioni trattate in maniera bilaterale da Ankara e Stoccolma, la vicenda va analizzata attraverso tratti ben più ampi, in particolare guardando all’interesse turco di riaprire un canale di dialogo con Washington. Centrali in questo sono il futuro dell’economia turca (provata da una crisi economica esplosa nel 2018 e da una forte inflazione che stenta a invertire la sua rotta, ulteriormente aggravata dalla guerra in Ucraina per via delle forti relazioni commerciali che Ankara intrattiene da tempo con Mosca e Kyiv); la situazione nel Mediterraneo (con la Libia), in Africa centrale (per via delle nuove crisi esplose) e in Medio Oriente (Siria in primis); la collaborazione sulla difesa.
Perché ciò a cui punterebbe in realtà Erdogan è la fornitura degli F-16 americani: in base a quanto annunciato dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, l’amministrazione Biden ha dichiarato di voler procedere con il trasferimento degli aerei da combattimento alla Turchia a seguito della consultazione con il Congresso. Il punto, tuttavia, come sollevato da alcuni membri del Congresso americano (attraverso l’emendamento Pallone), è se la Turchia sia o meno un alleato affidabile per la NATO, in particolare a fronte della forte contesa con la Grecia su Cipro, e per i legami che Ankara ha con Mosca e Pechino.
Dossier diversi in alleanze diverse
Bisogna comunque fare le dovute distinzioni in termini di negoziato all’interno di un’alleanza militare intergovernativa nel settore della difesa (ossia la NATO) e quelli per l’adesione all’Ue, ossia ad un’unione politica ed economica a carattere sovranazionale. Non si può dunque sovrapporre i due piani, che seguono dinamiche, procedure e sensibilità diplomatiche distinte, per quanto la questione migranti e quella della liberalizzazione dei visti pesino molto sulla bilancia per la Turchia.
Ciò che invece sembra restar fermo è l’approccio in politica estera della Turchia, sempre dinamico, intenzionato a ribadire la sua centralità nel Mediterraneo Orientale, a trasformare il Paese in un hub energetico verso il mercato europeo, soprattutto dopo la guerra in Ucraina, ma senza cedere sul fronte interno.
Foto di copertina EPA/FILIP SINGER / POOL