22 Dicembre 2024

Il futuro della non proliferazione nucleare tra idealismo e pragmatismo

Il 49° Vertice del G7 a Hiroshima ha prodotto risultati notevoli per quanto riguarda le aspirazioni del Gruppo per il futuro dell’ordine liberale internazionale. Il Vertice ha affrontato sfide pressanti in vari ambiti, tra cui le tecnologie nuove ed emergenti, il commercio internazionale e la cooperazione allo sviluppo.

Nel complesso, tuttavia, è stata dominante l’attenzione per le questioni di sicurezza internazionale. In particolare, il Gruppo ha cercato di trascendere la convenzionale e vaga retorica sul disarmo nucleare che spesso accompagna questi incontri, sforzandosi invece di formulare una visione e un approccio coerenti al più ampio regime di non proliferazione. L’obiettivo è quello di rafforzare la dimensione politica e di sicurezza degli sforzi del G7 per la non proliferazione, come risultato dell’attuale contesto internazionale.

Difendere lo status quo?

Nella dichiarazione di Hiroshima del 19 maggio, il G7 ha riaffermato il proprio appello per un mondo privo di armi nucleari, basato sui principi fondamentali dei processi di controllo e riduzione degli armamenti. Questa posizione può essere descritta come limitata e ambigua alla luce dei pressanti sviluppi del regime di non proliferazione. In effetti, nella dichiarazione il G7 si limita ad affrontare questioni astratte per quanto riguarda la non proliferazione nucleare e il controllo delle esportazioni, senza entrare nei dettagli.

Queste posizioni dimostrano una preferenza per il mantenimento dello status quo dell’attuale regime, che potrebbe intensificare l’insoddisfazione degli Stati non nucleari del Sud globale nei suoi confronti. Questi ultimi stanno infatti esprimendo le loro preoccupazioni per i crescenti vincoli e le difficoltà di accesso ai materiali e alle tecnologie nucleari per usi pacifici, che favoriranno ulteriormente la loro “dipendenza nucleare” dal Nord sviluppato; così come la mancanza di progressi sul disarmo nucleare da parte degli Stati nucleari, che potrebbe portare a un maggiore sostegno tra gli Stati del Sud Globale per il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW).

Una nuova enfasi sulla dimensione politico-securitaria

Pur riaffermando la sua preferenza per lo status quo, il G7 ha cercato di ampliare la dimensione politico-securitaria della sua posizione, che segna una rottura con il passato. Ciò è evidente dall’inquadramento della dichiarazione di Hiroshima dell’Occidente (Giappone compreso) in opposizione alla Russia nel contesto della guerra in Ucraina, nonché dall’adozione di posizioni specifiche sul controllo degli armamenti nucleari. Soprattutto, il Gruppo ritiene necessario impegnarsi con la Russia e coinvolgere la Cina nei futuri accordi sul controllo degli armamenti nucleari. A questo proposito, il G7 riconosce la necessità che gli Stati nucleari adotti misure concrete per controllare e ridurre gli arsenali nucleari e pertanto invita la Cina e la Russia a contribuire in modo sostanziale ai pertinenti accordi multilaterali e bilaterali. 

Sebbene queste posizioni riflettano per lo più una diplomazia dichiarativa, dimostrano anche lo sforzo del Gruppo di articolare un approccio unificato su un settore della sicurezza tradizionale che storicamente è stato al di fuori delle sue competenze. Allo stesso tempo, riconoscendo il ruolo indispensabile di Russia e Cina in qualsiasi sforzo di controllo e riduzione degli armamenti nucleari, il Gruppo riconosce questi Paesi come attori cruciali per un regime di non proliferazione funzionale. 

Ecco l’enigma: a seguito delle crescenti tensioni nel contesto internazionale, il G7 ha fatto un passo avanti nel tentativo di articolare una posizione concertata sulla non proliferazione nucleare – ma ciò implica il coinvolgimento di attori che attualmente sono percepiti come una minaccia per il Gruppo stesso e in questo senso, la dichiarazione si astiene dall’assumere una visione chiara e forte del conflitto con la Russia come antagonista sistemico, e invita piuttosto la Russia a riavvicinarsi al regime di non proliferazione, mostrando così una contraddizione tra le dichiarazioni generali del Gruppo riguardo alla guerra in Ucraina e quelle specifiche sulla non proliferazione nucleare.

Riallacciare i rapporti con la Russia e la Cina: un equilibrio delicato

Nei confronti della Russia, questo riconoscimento mette a nudo una contraddizione essenziale nella retorica occidentale sulla guerra in Ucraina. Da un lato, nel complesso, l’Occidente cerca attivamente di isolare la Russia dai forum e dalle iniziative internazionali pertinenti; dall’altro, però, riconosce contemporaneamente la Russia come un attore fondamentale e necessario per la non proliferazione e il disarmo.

Per quanto riguarda la Cina, la sfida è a medio-lungo termine. Infatti, è probabile che il Gruppo attenda la scadenza del New START tra Stati Uniti e Russia prima di impegnarsi in un nuovo accordo trilaterale di controllo degli armamenti con la Cina. Ciò non è dovuto a considerazioni quantitative (infatti, il confronto numerico tra gli arsenali russo e americano e quello cinese non è fattibile, poiché l’arsenale di Pechino è molto più piccolo), ma piuttosto allo sforzo di prevenire la modernizzazione incontrollata degli arsenali di Pechino e Mosca e di gestire le tecnologie emergenti a doppio uso. La sfida, tuttavia, sarà quella di convincere Pechino della necessità di partecipare a tali processi.

In conclusione, coerentemente con l’approccio status-quoist incentrato sugli Stati nucleari, il G7 riconosce apertamente la necessità di impegnarsi con la Russia e la Cina in modo proattivo nel regime di non proliferazione nucleare, nonostante le dinamiche di tensione e competizione nel sistema internazionale. Ciò imporrà un equilibrio tra idealismo e pragmatismo, in cui la condanna dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e il sostegno politico di Pechino a Mosca devono essere integrati con gli sforzi per coinvolgerli nel regime di non proliferazione nucleare, al fine di garantire la sua funzionalità e la stabilità strategica del sistema internazionale in generale.

Foto di copertina EPA/SERGEI CHIRIKOV

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