La Grecia si prepara alle elezioni del 25 giugno, con il governo del premier Sarmas, appena nominato dal Parlamento (Vuli/ Βουλή) uscito dalle elezioni del 21 Maggio che ha il preciso compito di traghettare il Paese verso il voto. Infatti, il Parlamento si è insediato il 1 Giugno e resterà in carica fino al 25 dello stesso mese, giorno in cui si voterà con la nuova legge elettorale che darà un bonus/ premio di seggi (variabile fino a un massimo di 50 a seconda della percentuale di voti ottenuti) al partito che vincerà le elezioni. Se fosse possibile riassumere con una metafora canora si potrebbe dire che per la Vuli “la festa appena cominciata è già finita”.
Si voterà con il sistema elettorale rafforzato e, salvo imprevisti dell’ultimo momento, il partito Nuova Democrazia di Kyriakos Mitsotakis si prepara a governare con una maggioranza parlamentare di circa 200 parlamentari su 300.
Chi è Kyriakos Mitsotakis
Nato nel 1968 da una delle più grandi famiglie politiche greche, è cresciuto in Francia dove il padre Konstantinos, futuro leader del partito e primo ministro, era in esilio a causa della dittatura militare (1967-1974). La famiglia Mitsotakis proviene da Creta come suggerisce il cognome : “akis” infatti è il suffisso che indica il patronimico per chi ha origini nell’isola (Mentre il suffisso “òpoulos” nel cognome indica la provenienza dal Peloponneso mentre “adis” e “idis” testimoniano la provenienza dal “Ponto” la regione dell’Asia Minore da dove migliaia di Greci furono cacciati durante la guerra contro i Turchi nei primi anni del secolo scorso).
Come spesso si rammenta, i principali partiti politici greci sono eredi della mentalità bizantina per cui più che partiti sono famiglie politiche con una forte connotazione dinastica dove i rampolli vengono fatti studiare e preparati per farsi trovare pronti quando sarà il loro turno di guidare il movimento. La sorella è Dora Bakoyanni, che ha mantenuto il cognome del marito Pavlos, ucciso da un attentato del gruppo terroristico di estrema sinistra “17 Novembre”. Il figlio di Dora è Kostas, attuale sindaco di Atene. Dopo una formazione internazionale tra Francia e USA l’esordio in politica di Mitsotakis è avvenuto nel 2000 con la sua elezione a deputato.
Negli anni della crisi ritroviamo MItsotakis ministro del governo guidato da Antonis Samaras, uno dei falchi di ND, e sarà lui ad eseguire una delle misure più impopolari imposte alla Grecia dalla Trojka ovvero la drastica riduzione dei dipendenti pubblici.
Nel 2015, sulla scia della sconfitta elettorale del partito, diventa Presidente di ND e per recuperare consensi batte i tasti molto sensibili al suo elettorato, ovvero i rapporti con la chiesa ortodossa (da cui il premier dell’epoca Alexis Tsipras, proveniente dalla sinistra radicale, aveva preso le distanze) e l’identità storica della Macedonia, criticando apertamente gli accordi di Prespe del 2018 che chiudevano contenzioso con Skopje accettando il nome “Macedonia del Nord”.
I suoi incarichi, dunque, sono stati subito di vertice e la sua carriera politica è riuscita indenne tra passati e recenti scandali (Siemens per corruzione, poi le accuse di intercettazioni sui deputati del Parlamento greco) che lo hanno sfiorato ma mai direttamente colpito; ed anche la cattiva gestione di crisi come quella delle ferrovie dopo il tragico incidente ferroviario dello scorso 1 Marzo.
Democrazia senza ‘partecipazione’
Secondo gli analisti di sinistra l’attuale ND è un partito che ha perso i connotati “partecipativi” alla vita democratica di un tempo, nel senso che dopo quest elezioni la partecipazione dell’opposizione sarà ridotta.
A quasi 50 anni dalle elezioni politiche del 1974 , le prime dalla fine della dittatura dei Colonnelli, l’approvazione di questa legge elettorale a maggioranza semplice, che sembra fatta su misura per ND, ha spinto Alexis Tsipras, principale leader dell’opposizione, a rivolgere l’ultimo disperato appello agli elettori di quel partito “non vi accorgete che non è più quello di un tempo?”. Ricordiamo che ND nasce come partito sì di centrodestra conservatore ma che comunque è iscritto al partito popolare europeo e che si oppone alla giunta militare (anche se ogni tanto in passato si è dubitato di qualche suo esponente). Tuttavia, visto da destra, l’appello di Tsipras viene considerato una ammissione anticipata di sconfitta, perché ormai di alleanza a sinistra non si parla più.
Altri come Yannis Varoufakis, leader di sinistra di MERA 25, non entrato in Parlamento, hanno già detto che dopo il 25 giugno oltre all’Erdogan turco ci sarà una Grecia ‘erdoganizzata’ per il troppo potere nelle mani di un uomo solo.Come accade spesso nella vita politica le critiche degli avversari sono considerate dei meriti e così la nuova legge elettorale, a destra viene considerata un volano di stabilità per il bene della Grecia che gli stessi cittadini chiedono.
Intanto dal lato turco, Erdogan, quello originale, ha confermato il suo successo. E ci si chiede che cosa significhi ciò per il futuro delle relazioni greco turche. Erdogan ha nominato Ministro degli Esteri Hakan Fidan l’ex capo dell’intelligence turca, colui che nel 2016 scoprì il tentativo di colpo di stato giusto in tempo per salvare lui e dargli tempo di sventarlo.
Subito dopo ha parlato di nuovo corso per le relazioni con la Grecia, ma per capire di che cosa si tratta bisogna aspettare il vertice Nato dell’11 luglio in Lituania. Il destino dei due Paesi procede sempre su binari paralleli, ma i loro cittadini, si augurano una buona qualità delle loro ferrovie.
Foto di copertina EPA/GEORGE VITSARAS