Rivolgendosi all’Assemblea nazionale del popolo a Pechino, il presidente cinese Xi Jinping, confermato per il terzo mandato consecutivo, ha dichiarato alla delegazione delle Forze armate che l’Esercito Popolare di Liberazione (Epl) deve prepararsi a diventare lo strumento militare di una potenza mondiale. Non solo: il presidente e segretario del Partito comunista cinese ha previsto, per il 2023, un incremento della programmazione delle spese militari “appropriato” all’instabilità della sicurezza internazionale.
Le Forze armate cinesi sono ormai nella scia di un decisivo cambiamento che completa il lungo cammino iniziato con le riforme di Deng Xiaoping.
Le modernizzazioni di Deng e Jiang per un esercito professionista
L’EPL venne radicalmente rinnovato per la prima volta da Deng Xiaoping che introdusse il concetto di esercito professionista e ridusse il numerico della forza per incrementare l’addestramento e la preparazione professionale, oltre che la diffusione della tecnologia verso le unità periferiche, effettivamente impiegate sul terreno.
Nel 1993 poi, con la dirigenza di Jiang Zemin, la Commissione Militare Centrale (CMC) introdusse le Linee guida militari strategiche per il nuovo periodo, un primo vero documento programmatico di una ulteriore rivoluzione organizzativa e tecnologica dei militari. Con questo documento venne sottratta importanza alle forze territoriali settentrionali (anche per la scomparsa dell’Unione Sovietica), venne impostata una decisiva proiezione sul mare e venne caldeggiata l’implementazione di uno strumento militare in grado di combattere e vincere una “guerra locale e limitata in condizioni di alta tecnologia”.
Questo tipo di conflitto, ispirato alla CMC dall’evoluzione della Seconda guerra del Golfo, sarebbe stato necessariamente approcciato con lo strumento aero-navale ad alta tecnologia e con la capacità di portare a termine campagne joint (con l’impiego perfettamente integrato di esercito, marina e aeronautica militare). Questa dottrina era particolarmente ispirata, oltre che dal case study della Guerra del golfo, dai conflitti nei Mari Cinese meridionale e orientale.
Con la modernizzazione di Jiang la Cina iniziò una ragionata introduzione di mezzi navali come le corvette (ad esempio quelle di modello 053H3, Jiangwei II e modello 053H1G, Jianghu V) e i sottomarini (di classe Ming modello 035G e 035B) che conferivano alla marina della Repubblica Popolare Cinese la capacità di poter intervenire velocemente e discretamente nel Mar cinese. L’impulso alla costruzione e integrazione di queste unità fu senza dubbio rafforzato dalla questione di Taiwan che esplose nella crisi dello stretto del 1995 e 1996.
Le Forze armate cinesi avevano quindi imboccato decisamente la strada della modernizzazione dall’alto a cavallo tra la fine degli anni Novanta e gli anni Duemila.
L’avvento di Xi
Con l’aspirazione al ruolo di potenza mondiale e la “pacifica ascesa” dell’epoca Hu, lo strumento militare si è trovato nella necessità di fare il salto di qualità per divenire competitivo a livello internazionale. L’arrivo al potere di Xi Jinping nel 2013 ha significato l’introduzione di una nuova riforma militare nel 2015, che ha puntato molto sull’accentramento delle Forze armate (ed un conseguente più pervasivo controllo del Partito) e la modernizzazione del Comando e Controllo (C2) per fronteggiare le necessità di condivisione di informazioni e capacità di influence tanto importanti nei conflitti armati di ultima generazione e nelle operazioni multi-dominio.
Risale a quegli anni l’entrata in linea del JP-20 Chengdu, aereo militare cinese che si inserisce nella quinta generazione di combattimento aereo. Sulle reali potenzialità in termini di effetti multi-dominio (che coinvolgano quindi anche l’ambiente cyber e spaziale) il dibattito è acceso e sembra che il Chengdu sia inferiore ai corrispondenti occidentali e russi, ma dimostra l’attenzione cinese al nuovo tipo di conflitti. Questa attenzione è dimostrata anche dalla creazione, sempre nel 2015, della Forza di supporto strategico, un quinto braccio dell’EPL (che si affianca a esercito, aeronautica, marina e forza missilistica) e che si occupa specificamente dell’azione militare nei conflitti di quinta generazione e di influenzare il dominio spaziale, di coordinare la capacità di targeting (acquisire obiettivi da colpire), cyber e delle informazioni.
La svolta multi-dominio
In effetti la Cina è fra i primi Paesi avanzati, se non il primo in assoluto, a dedicare una forza armata ai domini spaziale e cyber, tenendo presente che la Forza spaziale statunitense è stata resa indipendente nel 2019. Il peso delle operazioni multi-dominio è quindi ritenuto determinante dall’organico e dalla dottrina cinese e l’impiego in tale senso è tenuto in alta considerazione, resta da vedere quale sia il reale livello tecnologico raggiunto dalle Forze armate della RPC e l’effettiva capacità di C2 in questo tipo di operazioni realmente posseduta dall’EPL. Questo punto di partenza è essenziale per comprendere quale sia la sostanzialità del cambio di passo ulteriore che Xi, appena riconfermato Presidente, ed il suo entourage chiedono con l’incremento dell’investimento militare.
La tecnologia militare occidentale e dei Paesi alleati si è dimostrata sinora più avanzata sia di quella russa che di quella cinese secondo importanti studi relativi al settore, come ad esempio Multidomain Deterrence and Strategic Stability in China dell’analista Lora Saalman (pubblicato dall’istituto svedese SIPRI), seppure quella cinese si stia avvicinando. Inoltre, sempre secondo lo stesso studio, pubblicato nel 2022, la pariteticità tecnologica degli arsenali potrebbe, naturalmente, facilitare un dialogo di stabilità con gli Stati Uniti e quantomeno i Paesi membri dell’alleanza Five Eyes tra Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada e Nuova Zelanda.
Il gap da colmare, per Pechino, sarebbe anche di natura quantitativa, poiché gli assetti tecnologici di quinta generazione in possesso dei Paesi occidentali sono più numerosi. È verosimile quindi che l’investimento militare annunciato in Cina riguarderà qualità e quantità delle tecnologie multi-dominio, uno sviluppo dell’addestramento integrato del C2 multi-dominio (che può avvenire ad esempio in seno alle esercitazioni della Shanghai Cooperation Organization) e una ristrutturazione delle aziende produttrici di sistemi d’arma (rispetto alle quali le aziende occidentali, anche a causa della libertà del mercato, hanno sinora fatto la differenza.
EPA/MARK R. CRISTINO