Un pool di medici ha certificato che Joe Biden “è un uomo di 80 anni in salute e vigoroso”, “idoneo ad assolvere i doveri della presidenza, come capo dell’Esecutivo, capo dello Stato e comandante in capo”: più che un bollettino medico, le conclusioni del check-up annuale cui il presidente degli Stati Uniti si è sottoposto giovedì 16 febbraio – sono un viatico alla ricandidatura per le elezioni presidenziali del 2024. Formalmente, Biden non l’ha ancora annunciata, anche se il discorso sullo stato dell’Unione di martedì 7 febbraio ne era parso il prologo.
Democratici ‘congelati’ dal presidente
Il bollettino, firmato dal medico della Casa Bianca, il colonnello Kevin O’Connor, è confezionato per attenuare le perplessità di chi considera il presidente troppo vecchio per tentare il bis e, soprattutto, per reggere un secondo mandato. L’opinione è diffusa anche in campo democratico: oltre un elettore democratico su due, il 52%, pensa che Biden non dovrebbe ripresentarsi.
L’attesa delle decisioni di Biden ‘congela’, a 20 mesi dalle elezioni presidenziali dell’anno prossimo, il campo democratico, dove nessuna candidatura alla nomination è stata ancora ufficializzata. Un sondaggio Reuters/Ipsos, da cui abbiamo ricavato il dato precedente, indica che Biden è comunque in testa alle preferenze degli elettori democratici: il 35% lo sostiene, davanti al senatore indipendente e socialista Bernie Sanders al 13% – un anno più vecchio di Biden -, alla sua vice Kamala Harris al 12% e a Pete Buttigieg, ministro dei Trasporti, al 10%.
Più che Usa 2024, sembra un remake di Usa 2020: sono, infatti, tutti nomi di quella corsa, perché, finora, nessun volto nuovo s’è fatto avanti. E se Biden si candida, il campo democratico potrebbe restare semi-deserto, riducendo le primarie a una formalità.
Il campo repubblicano
C’è, invece, fermento in campo repubblicano, dove la mossa precoce di Donald Trump, 77 anni, già sceso in campo, innesca reazioni. Nikki Haley, 51 anni, ex rappresentante degli Usa all’Onu durante la prima metà dell’Amministrazione Trump ed ex governatrice della South Carolina, si è candidata alla nomination repubblicana – se riuscisse nel suo intento sarebbe la prima donna ad ottenerla. Il governatore della Florida Ron DeSantis, reduce da una grossa affermazione personale nel voto di midterm dell’8 novembre 2022, l’ex vice di Trump Mike Pence e l’ex segretario di Stato Mike Pompeo stanno valutando se e quando entrare in lizza.
Il sondaggio Ipsos/Reuters dice che Trump è attualmente il battistrada in campo repubblicano: gode del 43% delle intenzioni di voto, davanti a DeSantis al 31%. Haley, che deve ancora costruire la sua notorietà nazionale, è al 4%; Pence, che ha l’ostilità di tutti i ‘trumpiani’, che lo accusano di slealtà, e Pompeo sono indietro.
Con il suo annuncio, fatto mercoledì scorso 15 febbraio a Charleston, Haley è divenuta la prima e, per ora, unica rivale importante di Trump per la nomination repubblicana. Di origini indiane – è figlia di immigrati -, ha doti di empatia e abilità politiche. Gli strateghi elettorali ritengono che l’allargarsi del campo repubblicano sia un vantaggio per Trump, la cui fetta di consensi è larga e sostanzialmente solida, mentre i suoi contendenti si dividerebbero il campo restante.
Inchieste e guai giudiziari verso Usa2024
Le prime battute di Usa 2024 – si voterà il 5 novembre 2024 – si incrociano con strascichi giudiziari della presidenza Trump e con la caccia ai documenti confidenziali che presidenti e vice-presidenti del recente passato si sono portati via, più o meno consapevolmente, dalla Casa Bianca. Su ordine del Dipartimento della Giustizia, l’Fbi ha perquisito le residenze e gli uffici di Trump e ha poi passato al setaccio quelli di Biden e di Pence, trovando ovunque qualcosa. Gli Archivi Nazionali hanno invitato tutti i reduci dalla Casa Bianca viventi a frugare fra le proprie carte, per vedere se non vi sia qualcosa che debba essere loro consegnato.
La vicenda non pare impressionare gli elettori, anche se l’atteggiamento non collaborativo di Trump e dei suoi legali accresce i dubbi sulla sua attitudine a ricoprire incarichi pubblici. Sondaggi di Ap e Cnn indicano che il grado di approvazione dell’operato di Biden non è funzione del ritrovamento o meno di documenti nei suoi uffici o – com’è avvenuto – nel suo garage: resta stabile intorno al 45%, piuttosto basso, ma non ai suoi minimi. Della questione, si stanno occupando procuratori speciali, uno per Trump e uno per Biden.
Nei confronti di Trump, vanno avanti le inchieste sui tentativi di rovesciare l’esito delle elezioni del 2020 – in Georgia e a livello federale: si sta muovendo il Dipartimento di Giustizia e parallelamente, sono in corso indagini a New York sulle pratiche finanziarie della Trump Organization, la holding di famiglia.
L’Amministrazione Biden, intanto, è alle prese con la guerra in Ucraina, con la ‘guerra dei palloni’ con la Cina e, sul fronte interno, con lo spettro di un ‘default’ federale, che potrebbe avvenire tra luglio e settembre, se il Congresso non alza il limite del debito federale. La previsione è del Congressional Budget Office. La Casa Bianca e l’opposizione repubblicana stanno negoziando: per alzare il tetto del debito, i repubblicani chiedono tagli alla spesa pubblica; i democratici, invece, vogliono tenere distinti i due problemi. Se ne parlerà nei mesi a venire.
Foto di copertina ANSA/US FORZE ARMATE UCRAINA