A fine novembre, i rappresentanti dei 22 Stati membri dell’Agenzia spaziale europea (ESA) si sono riuniti in occasione del Consiglio Ministeriale dell’Agenzia. La ministeriale, che si tiene a cadenza triennale, rappresenta una grande occasione per rafforzare la collaborazione europea in ambito spaziale, e permette di individuare le priorità europee nel settore spaziale – quali l’accesso indipendente alle orbite, la sicurezza delle comunicazioni, e il monitoraggio del cambiamento climatico.
In tale occasione, l’Italia ha dimostrato di ricoprire un ruolo di primo rilievo, con importanti investimenti e un robusto coinvolgimento in programmi chiave dell’Agenzia.
Bilancio in crescita per programmi spaziali
Risultato cruciale dell’incontro è stata la conferma di un prospetto di quasi 17 miliardi di euro per l’ESA per il prossimo triennio. Si tratta di uno sviluppo considerevole se si confronta al bilancio degli anni precedenti – la precedente ministeriale, nel 2019 a Siviglia, aveva stabilito un budget di 14,4 miliardi.
Le risorse disposte dai 22 Paesi membri rappresentano la principale fonte di finanziamento dell’ESA, finanziata in misura minore dai fondi della Commissione europea, e saranno devolute a una moltitudine di programmi portati avanti dall’Agenzia. Primi fra tutti, saranno finanziati il programma scientifico (19% del bilancio circa) e attività per trasporto spaziale (17%). Ingenti risorse anche per l’esplorazione umana e biologica (16%), l’osservazione terrestre (16%) e le telecomunicazioni (11%).
La ministeriale ha confermato il finanziamento del FutureEo, il nuovo programma di ricerca e sviluppo per l’osservazione della Terra. Nuovo momentum anche per Aeolus-2, la missione operativa del programma Copernicus che mira a fornire dati ambientali e metereologici. Dalla ministeriale arrivano inoltre notizie di importanti sviluppi sul fronte ExoMars, la missione finalizzata a dimostrare la capacità europea di raggiungere il Pianeta Rosso e studiarne il terreno, potenzialmente dimostrando la presenza di vita su Marte, di cui l’Italia è il principale sostenitore economico.
Ue proiettata nello spazio
La ministeriale di Parigi ha confermato l’ambizione europea verso la competitività e l’indipendenza in ambito spaziale. L’Ue rappresenta uno dei più importanti attori presenti in orbita, con il suo Programma spaziale che comprende in primis Galileo e Copernico, e già con lo Strategic Compass pubblicato lo scorso marzo aveva affermato la propria intenzione a mantenere un ruolo di protagonista nel settore.
L’aspirazione europea è chiaramente accentuata dalle conseguenze che il conflitto in Ucraina sta avendo sul dominio spaziale e, in particolare, sulle collaborazioni internazionali, con l’interruzione della cooperazione russo-europea nel settore. A titolo esemplificativo, con il ritiro dei propri tecnici dal sito europeo della Guyana francese, Mosca ha bloccato il lancio di due satelliti di Galileo considerati di importante rilevanza strategica per l’Europa.
La supply chain italiana
Al graduale avvicinamento all’obiettivo di un’autonomia strategica europea nel dominio spaziale contribuiscono anche le competenze italiane nel settore. Il valore delle capacità spaziali italiane rappresentate, ad esempio, dalla costellazione CosmoSkyMed, sono riconosciute internazionalmente, e permettono a Roma di partecipare alla competizione globale nello spazio.
Secondo stime recenti, l’Italia vanta posizioni in vetta a classifiche internazionali, con il quinto posto per innovazione nel settore e il settimo in termini di investimenti pubblici per attività spaziali rispetto al Pil nazionale, oltre che il secondo posto a livello europeo per numero di assetti in orbita.
L’Italia è inoltre tra i pochi Paesi al mondo a poter contare su una catena del valore spaziale completa. La sua filiera industriale è infatti in grado di garantire la produzione di tutte le componenti dei segmenti ground e space, dai lanciatori alle applicazioni derivate dalle infrastrutture in orbita.
Successo italiano alla riunione ministeriale
Alla ministeriale, Roma è stata rappresentata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega alle politiche dello spazio e dell’aerospazio Adolfo Urso e dal Presidente dell’ASI Giorgio Saccoccia.
L’Italia si è confermata il terzo Paese per contributi al bilancio dell’ESA, dopo Germania e Francia. Il totale degli investimenti nelle attività dell’Esa tocca infatti i 3.08 miliardi di euro – vale a dire il 18.2% del budget complessivo dell’Agenzia per il triennio. Importante sottolineare inoltre come l’’Italia occupi il primo posto rispetto al proprio contributo ai programmi opzionali dell’ESA, ovvero quelli cui ogni Paese può decidere se e in quale misura contribuire, con circa 2.5 miliardi di euro programmati nei prossimi tre anni.
Considerato il principio del ritorno geografico sulla base del quale opera l’Agenzia, gli investimenti italiani sono da considerarsi particolarmente rilevanti, e dimostrano il valore che Roma ripone nel settore spaziale, oltre al proprio impegno nel rimanere uno dei top players a livello internazionale.
Tra le importanti novità della ministeriale per il Paese, vi è stata la conferma della partecipazione italiana al programma Moonlight, che mira a lanciare intere costellazioni di sistemi satellitare di navigazione e telecomunicazione nell’orbita lunare, oltre all’anticipazione che uno tra Samantha Cristoforetti e Luca Parimitano salirà a bordo della Lunar Gateway. Notizia entusiasmante che arriva insieme a quella dell’ingresso di Anthea Comellini e Andrea Patassi nella nuova classe di astronauti ESA.
Un accordo sui lanciatori
Nell’ambito della ministeriale – ancora prima dell’inizio dei lavori – Francia, Germania e Italia hanno firmato una dichiarazione congiunta riguardante il futuro impiego di lanciatori spaziali europei. Posti davanti alla crescita di competitor quali Stati Uniti e Cina nel settore spaziale, i tre Paesi hanno rimarcato la preferenza, comune agli stati membri dell’Ue, rispetto a lanciatori in capo alle agenzie spaziali nazionali ed europee.
L’accordo raggiunto tramite la dichiarazione consiste dunque in un impegno comune nella distribuzione dei finanziamenti dell’ESA. Per gli Stati membri che, come l’Italia, contribuiscono al successo del settore dei lanciatori a livello europeo, ciò significa un giusto ritorno alle rispettive filiere industriali.
La dichiarazione dovrebbe infatti rappresentare un importante sviluppo per le attività industriali dei tre Paesi – non soltanto a livello di grandi compagnie, ma anche di PMI e start up. Ma l’industria non è l’unico settore su cui l’Italia ha voluto porre l’accento nel contesto della Ministeriale, riaffermando la propria intenzione a tutelare e incoraggiare gli sforzi destinati alla ricerca e all’innovazione nello spazio.
L’articolo è stato realizzato nel quadro del progetto “Competizione strategica per lo Spazio e space economy: sfide e opportunità per l’Italia e per il suo sistema-Paese” finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale