In tempi di legge di bilancio, nel mondo della cooperazione allo sviluppo si torna a discutere della quota di fondi pubblici che verranno stanziati per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) nel 2023.
Nel 1970, infatti, assieme agli paesi membri del Comitato per gli Aiuti allo Sviluppo (DAC) dell’Ocse, l’Italia si è impegnata a destinare annualmente lo 0,7% del suo Reddito Nazionale Lordo all’APS. Questo obiettivo però non è stato raggiunto finora: nel 2021, solo lo 0,28% del RNL è stato destinato all’APS, circa 5,75 miliardi di euro. Solo alcuni tra i paesi DAC lo hanno raggiunto – nel 2021, Danimarca (0,7%), Germania (0,74%), Lussemburgo (0,99%), Norvegia (0,93%) e Svezia (0,92%). Nel contesto attuale, vi è il timore che i fondi per l’APS possano essere diminuiti nel bilancio 2023.
Quale futuro quindi per la cooperazione italiana allo sviluppo, alla luce delle crisi globali a cui il governo deve far fronte? Sarà questo il tema dell’incontro pubblico organizzato dall’Istituto Affari Internazionali, in partnership con Focus 2030 e la Fondazione Compagnia di San Paolo, il prossimo 5 dicembre 2022.
Il quadro istituzionale
La cooperazione italiana allo sviluppo è stata riformata dalla Legge 125/2014, che ha definito il sistema della cooperazione, rifacendosi alle agende per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Basate sui principi condivisi dai paesi DAC, le attività di cooperazione italiana comprendono partecipazione a iniziative multilaterali e comunitarie; partenariati bilaterali; erogazione di crediti concessionali; iniziative di enti sub-nazionali; e assistenza umanitaria.
I temi e i paesi prioritari sono definiti periodicamente dal Documento Triennale di Programmazione e Indirizzo I temi prioritari per il periodo 2021-2023 comprendono, tra gli altri, agricoltura sostenibile, accesso a risorse idriche pulite ed energie rinnovabili. Per quanto riguarda le aree geografiche, un’attenzione particolare è dedicata ai paesi partner dell’Africa e del Medio Oriente.
Il quadro degli attori della cooperazione è articolato: il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) detiene la responsabilità politica, con un ruolo particolare per la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS); l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) implementa le politiche; il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) è il principale erogatore di APS, mentre Cassa Depositi e Prestiti è stata identificata come Istituzione Finanziaria per la Cooperazione e Banca di Sviluppo. Altri ministeri partecipano alla pianificazione politica attraverso il Consiglio Interministeriale per la Cooperazione allo Sviluppo (CICS), ed attori della società civile, enti locali e organizzazioni for-profit vi hanno parte attiva grazie al Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo (CNCS).
L’APS italiano
Oltre a definire aree e paesi prioritari, il Documento di Programmazione attualmente in vigore delinea le previsioni di bilancio per interventi DGCS e AICS, interventi multilaterali ad opera del MEF, e interventi a sostegno di politiche di cooperazione allo sviluppo. Le risorse stanziate per gli interventi DGCS e AICS sono previste in diminuzione – cumulativamente, da €1.042,04 milioni nel 2021 a €791,17 milioni nel 2023 – mentre i fondi per le iniziative multilaterali, come la partecipazione all’Iniziativa Multilaterale per la Cancellazione del Debito, sono previsti in aumento, da €548,7 milioni nel 2021 a €633 milioni nel 2023.
Per quanto riguarda gli stanziamenti per interventi a sostegno della cooperazione, le risorse complessivamente diminuiranno – da €4,75 miliardi a €4,55 miliardi. Nonostante queste previsioni, la Legge di Bilancio 2022 ha stabilito un aumento progressivo delle risorse destinate alla cooperazione per il periodo 2022-2026, che dovrebbero aumentare gradualmente dai +€99 milioni nel 2022 ai +€349 milioni annui dal 2026.
I dati più recenti del 2020 mostrano che la maggior parte dell’APS italiano (circa €3,4 miliardi) è stata erogata attraverso le istituzioni multilaterali, mentre solo il 31,2% (circa €1,3 miliardi) è stato erogato bilateralmente. Il principale settore target è stato quello dei servizi e delle infrastrutture sociali (circa €502 milioni), seguito dalle spese per l’accoglienza dei rifugiati (circa €417 milioni).
Quali prospettive?
Il mancato raggiungimento dell’obiettivo DAC costituisce da anni un punto critico della cooperazione italiana. Le organizzazioni della società civile in diverse occasioni hanno sollecitato i governi in carica ad attuare politiche che portino ad un aumento delle risorse per la cooperazione allo sviluppo, in particolare alla luce delle crisi che negli ultimi anni stanno colpendo duramente i paesi in via di sviluppo (climatica, sanitaria, alimentare). L’aumento progressivo dei fondi per la cooperazione previsto dalla Legge di Bilancio 2022 è stato uno sviluppo positivo in vista del raggiungimento dell’obiettivo DAC, anche se quest’ultimo rimane ancora molto distante.
Tuttavia, gli eventi degli ultimi mesi e la risposta governativa ad essi costituiscono motivo di preoccupazione. L’invasione russa in Ucraina ha assorbito l’attenzione del pubblico e della politica italiani, in particolar modo per la crisi energetica che ne è derivata, con il suo impatto economico. Il governo insediatosi a ottobre 2022 ha da subito dichiarato di volersi impegnare principalmente per attutire l’impatto della crisi energetica ed economica sulle famiglie. In aggiunta, la crisi ucraina ha portato a uno spostamento di risorse e attenzione verso il confine orientale della UE, potenzialmente a scapito di tutte le altre situazioni di crisi che rimangono nei paesi partner.
Il Presidente del Consiglio ha rinnovato il supporto alla lotta al cambiamento climatico nei paesi partner, con il lancio del Fondo italiano per il Clima durante la COP27, e il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nel suo primo intervento pubblico, ha ribadito l’importanza della cooperazione, specialmente con Africa e America Latina. L’accoglienza dei migranti sembra essere stato però il principale oggetto di discussione finora, seguendo le dinamiche degli scorsi anni.
Oltre alla gestione dei flussi migratori, è oggetto di controversie la contabilizzazione delle risorse dedicate all’accoglienza ai rifugiati. Organizzazioni della società civile sostengono che, per quanto necessari, questi fondi, contabilizzati anche dall’Ocse fra quelli dedicati all’APS, non dovrebbero essere considerati tali, dal momento che vengono spesi in Italia anziché nei paesi partner.
Vista l’incertezza sul futuro della cooperazione, il dialogo tra rappresentanti istituzionali, esponenti politici e società civile è cruciale per definire una linea comune nell’affrontare le crisi globali attuali. In questo quadro, l’incontro del 5 dicembre sarà un’utile occasione di confronto sulle prospettive, a breve e a più lungo termine, della cooperazione italiana allo sviluppo.
Foto di copertina ANSA/FILIPPO ATTILI